La lezione francese

Pubblicato il 1 aprile 2014, da Nel Mondo

Converrebbe guardare alla Francia. Mentre in Italia si sta discutendo se il ritmo imposto da Renzi  non sia troppo veloce (incredibile!) e se la volontà di superare il sistema del bicameralismo imperfetto (cosa su cui da qualche decennio vi è un larghissimo consenso tra i costituzionalisti, i partiti e l’opinione pubblica) diventi improvvisamente il segno di un pericoloso autoritarismo (perché alla fine gli stessi che chiedono il cambiamento quando arriva per davvero prendono paura).

Qual è la lezione francese? Semplice: non si può essere eletti per fare il cambiamento e poi non farlo. L’elettorato se ne va da un’altra parte o non vota, o coltiva lo stregone di turno che invita a chiudersi in casa: voglio scendere dal mondo.

Il successo relativo della Le Pen rischia di oscurare un fatto più strutturale. Che al crollo del PSE ha corrisposto una fortissima espansione dei conservatori. Che vi è stato uno spostamento reale di poteri, perché ai molti comuni persi si aggiungono le comunità metropolitane, che in Francia contano. Ad esempio Parigi è restata al PSE, ma si è persa la comunità metropolitana.

E’ stato bocciato l’instabile Hollande coltivando la nostalgia per il decisionista Sarkozy? Può darsi, la memoria dell’elettore non è molto ferrea.

Governo dagli scarsi risultati, lentezze ed incertezze, il timore della patrimoniale che spaventa sempre quel che resta dei ceti medi, al di là degli effetti reali.valls

E come tenta di rispondere Hollande alla grave sconfitta? Mettendo a Capo del Governo Manuel Valls. In pratica la fotocopia di Renzi. Vediamo come lo descrive il quotidiano Le Monde: “Quattro anni fa sconosciuto al grande pubblico, vilipeso dai compagni del PSE come un sarkoziste nel PS, conosciuto per prese di posizioni iconoclaste all’interno del proprio partito, Manuel Valls ha conosciuto una crescita esponenziale nei sondaggi fino ad imporsi, qualche mese dopo il suo arrivo al Ministero dell’Interno, come la personalità politica più popolare e il ministro più apprezzato.” Al 50% nei sondaggi, rispetto al 20 di Hollande. Per una politica severa di espulsioni degli irregolari (è di sinistra far rispettare la legalità repubblicana), per il cambio del nome del PSE (Mon but essentiel est de promouvoir une modernisation radicale de l’idéologie du Parti socialiste, pour lequel nous pourrions trouver un meilleur nom ». Insomma M. & M: Matteo e Manuel. Manuel un po’ più vecchio con 52 anni. Nato a Barcellona, in Spagna come il nuovo Sindaco di Parigi.

Perciò leggiamo i fatti, e non illudiamoci che sia sempre il nostro tempo. O ci presentiamo alle europee con le promesse mantenute: provvedimento fiscale, riforma di Senato e Province, legge elettorale o rischiamo molto. Altro che troppo veloce e troppa poca discussione. Questi sono le pretese che hanno ingessato il sistema italiano.

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