Si capisce che vogliamo cambiare

Pubblicato il 14 aprile 2014, da Politica Italiana

Ho ascoltato Renzi in diretta streaming da Torino, all’apertura della campagna elettorale. Credo che anche i più critici debbano riconoscergli la capacità di trasmettere vitalità e convinzione. Non una recita, ma una passione autentica. Certamente non gli manca il super-ego che però mette a servizio di una volontà realizzatrice. Del Sindaco conserva la virtù dei migliori sindaci: concretezza d’analisi e l’idea che il tempo sia molto nella credibilità: se troppo a lungo dici che farai e poi non fai, e nei comuni sei sotto il controllo diretto del cittadino, la tua credibilità sparisce.

Usa un linguaggio semplice senza scadere nel semplicismo ed un linguaggio popolare senza varcare la soglia del populismo (almeno quasi sempre). Un linguaggio berlusconiano dicono i suoi critici, dentro e fuori il PD. Che poi non è una colpa, se è messa al servizio di buone politiche. Del resto è la migliore tradizione della sinistra, che si era persa poi in verbosi e alti ragionamenti. Togliatti era un raffinato intellettuale, ma con lo pseudonimo di Roderigo di Castiglia scriveva pezzi rigurgitanti di luoghi comuni populisti, Berlinguer, Lama e tanti altri si facevano capire anche dal popolo che non aveva studiato molto.

Un linguaggio che in tanti capiscono e in modo crescente apprezzano. Costringendo il grande demagogo Grillo sulla difensiva, raccattando tutto il raccattabile senza una linea che non sia quella del disprezzo degli altri e delle istituzioni. Così il paragone di Renzi con Dell’Utri (?!) o l’impegno a sostenere l’indipendentismo veneto. Tutto serve per raccogliere voti, qui davvero c’è l’anima gemella del berlusconismo peggiore.

Poi c’è la capacità di Renzi di sparigliare. Come ha fatto sulla vicenda delle liste europee. Facendo prevalere su tanti altri aspetti simboli facilmente riconoscibili dall’elettore. 5 capilista donne e 5 giovani? Giusto, sbagliato? Quello che è certo è che il messaggio è netto e comprensibile. Noi del PD cambiamo non solo i volti ma proprio i criteri di giudizio, in cui i tradizionali equilibri e la politica dei passi brevi vengono rottamati.

Non penso che questa scelta peggiorerà la qualità della delegazione nostra al Parlamento Europeo, più o meno la qualità delle capoliste è simile a quella di tanti altri candidati. Però migliora di molto la percezione di una innovazione, di una discontinuità. Sconfigge anche i benaltristi. Intanto facciamo subito quello che si può, poi arriverà il resto.renzitorino

L’unico aspetto critico è questo e non è da poco. Come avete capito penso che quella di Renzi sia stata una scelta molto giusta, anche se scombina equilibri e aspettative nei territori. Tuttavia si annida un tarlo che non deve essere trascurato. Trasmettere l’idea che il merito non conti nulla. Perché la giovane età o l’appartenenza ad un genere piuttosto che un altro non ha a che fare con il merito ma con la biologia. Non è piacevole per chi magari ha lavorato duramente dentro le istituzioni europee, si è conquistata una propria autorevolezza (e sono ambienti che per la loro natura multinazionale assegnano molta importanza alla credibilità ed alla competenza) vedere che non ci sia un luogo in cui il merito venga valutato e riconosciuto. Per cui tra gli aspetti simbolici che vogliamo trasmettere è ora di recuperare il concetto di merito, che non è legato né al genere, né all’età. Fatta la rottamazione possiamo ora permettercelo.

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