C’è bisogno di tutti

Pubblicato il 8 agosto 2014, da Politica Italiana

I dati negativi dell’andamento del PIL, in un contesto europeo ancora di bassa crescita, confermano che per Renzi la vera scommessa è quella dell’economia. Il resto è contorno, necessario ma contorno. Renzi ha certamente capito che per risistemare il paese ci vuole tempo (quel tempo che non voleva concedere a Letta) e che il tempo va riempito sia con fatti (immediati, come gli 80 euro o da costruirsi nel tempo, come le riforme istituzionali ed economiche) sia con una “narrazione” convincente.

Questo è inevitabile. Ci sono molti punti di contatto tra Matteo Renzi e Tony Blair. Stessa dinamicità, stessa ispirazione riformatrice, stessa capacità di suscitare speranze, anche oltre i confini nazionali. Solo che Blair (come del resto Bill Clinton) si è trovato a svolgere la propria azione politica in una fase espansiva, dopo il lavoro sporco fatto dalla Tathcher mentre Renzi deve fare i conti con gli effetti che perdurano della grande crisi.

Perciò per Renzi è più difficile. Matteo ha perfettamente centrato il punto per lo sviluppo: difficile fare politiche nazionali senza un cambiamento delle politiche europee. E dovrebbe essere un cambiamento radicale, che non riguarda solo le politiche della finanza pubblica ma anche più in generale una visione dello sviluppo.

Se cambiamento radicale dobbiamo fare la domanda è: si stanno mobilitando tutte le energie positive del paese, si sta associando il meglio per affrontare la sfida?

Qui a me sembra che si possa fare di più. Che Renzi debba liberarsi dall’idea di avere attorno solo persone fidate (e fin qui…), ma anche solo persone che devono tutto a lui. Resta ancora per me non comprensibile perché Renzi non voglia giocare fino in fondo l’autorevolezza di Enrico Letta in Europa.

Faccio due esempi. E’ stato nominato il nuovo presidente dell’ISTAT. Perché il Governo non ha confermato il Presidente Giovannini? Forse perché ha fatto il ministro con Letta? Eppure Giovannini sarebbe stato utilissimo. Perché è uno dei maggiori esperti a livello mondiale di misurazioni dello sviluppo alternative al PIL. Sotto la sua guida l’ISTAT ha predisposto un nuovo Indice del Benessere Equo e Sostenibile (BES) e siamo uno dei primi paesi al mondo a farlo. Il tema di uscire dalla “dittatura” del PIL è uno dei grandi temi della contemporaneità. Avere un esperto a livello mondiale e non sfruttare questa eccellenza è uno spreco. Tra l’altro questi indicatori sono disponibili e si farebbe bene ad impiegarli nell’azione di Governo e nella comunicazione pubblica.

Oppure le parole un po’ sprezzanti di Renzi nei confronti di Cottarelli, commissario alla spending review. Cottarelli è il terzo commissario, dopo Giarda e Bondi. Prima ancora aveva fatto un ottimo lavoro il nostro padovano prof. Gilberto Muraro, come presidente della Commissione per la Spesa pubblica. Anche qui, dire che si può fare anche senza Cottarelli è una verità, ma sarebbe uno spreco. Perché poi significa ricominciare da capo. Ha ragione Renzi a ricordare che il taglio della spesa è operazione eminentemente politica. Ma la scelta politica ha bisogno di un apparato tecnico di conoscenza. Cottarelli (e l’aveva già fatto Muraro) ha predisposto un elenco dettagliato di azioni possibili per risparmiare. Spetta alla politica scegliere, ma occorre scegliere, non accantonare le proposte perché sono scomode.

Credo che Renzi abbia tutte le qualità necessarie per ben operare. Ma è arrivato il momento di fare (e spiegare) le cose impopolari (nell’immediato)  che sempre accompagnano l’azione di un Governo con ambizioni riformatrici. Il capitale di fiducia che Renzi ha avuto il merito di accumulare deve essere speso.

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2 commenti

  1. Mario carraro
    8 agosto 2014

    Tu scrivi: credo che Renzi abbia tutte le qualità necessarie per operare. Sei proprio convinto che le abbia tutte?

    Hai letto mia analisi sul mattino di ieri?


  2. Paolo
    13 agosto 2014

    Caro Mario, scusa il ritardo. Devo scommettere che le abbia tutte, se no…


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