Violante val bene una messa?

Pubblicato il 19 settembre 2014, da Politica Italiana

D’accordo. Anche nella “prima repubblica” succedeva che i franchi tiratori non stessero alle direttive dei partiti e dei gruppi. Anzi allora il voto segreto era molto più esteso e caddero per questo governi. Sulla elezione del presidente della Repubblica poi il voto segreto sconfiggeva candidature autorevoli, da Fanfani, a Moro, a Forlani, che pure era segretario del partito. Per eleggere Giovanni Leone Presidente della Repubblica ci vollero ben 23 votazioni e si arrivò all’antivigilia di Natale. 7 anni prima era stato il candidato ufficiale della DC e si ritirò dopo 14 infruttuose votazioni…

Tuttavia, a parte che una porcata come quella che ha impedito l’elezione di Prodi non si era mai verificata, vi era una differenza sostanziale. Che le istituzioni potevano permetterselo. Quando il parlamento impiegava 23 votazioni a eleggere il Presidente della Repubblica era un parlamento eletto in elezioni a cui aveva partecipato il 92,7% degli aventi diritto, in cui i partiti avevano milioni di iscritti.pd

Oggi non è più così e le vicende di queste giorni non sono accettabili. Non so se abbia senso ancora insistere su Violante. A parte che a me resta incomprensibile perché una sola votazione abbia comportato il ritiro di Marini e poi di Prodi e qui non ne sono bastate ancora 13, qualche riflessione bisogna farla. E’ una candidatura che corrisponde allo spirito dei tempi? Ho avuto modo di conoscere l’acutezza di pensiero, la competenza, la visione complessiva di Violante. E c’è l’esperienza di chi conosce bene le istituzioni, ai massimi livelli. Sono qualità positive. Tuttavia Violante rappresenta anche altro. E’ un po’ il simbolo di una commistione tra potere politico e organizzazione correntizia della magistratura che non è che abbia prodotto molto di buono. Ed è certamente un simbolo del passato. Un politico del passato mandato alla Corte Costituzionale. In Parlamento dal 1979, Presidente dell’Antimafia nel 1992, Presidente della Camera nel 1996. Farebbe certamente bene, ma non si può cercare in altra direzione constatate le difficoltà a costruire un consenso sul suo nome (non mi soffermo sul candidato Forza Italia Donato Bruno, di cui è nota l’attività ad adiuvandum leggi ad personam)? Qualche bravo costituzionalista, un po’ più giovane e sensibile ai temi politico/istituzionali non mancherebbe di certo. Penso all’ex senatore Stefano Ceccanti: una breve stagione parlamentare ed una competenza certa. Penso al padovano prof. Bertolissi, allievo prediletto di Paladin. Conta anche come si è eletti alla Corte…

Intanto Renzi ha fatto la nuova segreteria. Bene, si è ricostituito un organo essenziale con la partecipazione allargata ad una vasta area del partito. In gran parte nuovi, dirigenti senza una notorietà nazionale, una classe dirigente di giovani donne ed uomini. Magari autorevoli nei loro territori, certamente graditi ai loro capo corrente, ma quasi tutti ancora senza una propria autorevolezza nazionale. Quando si rinnova è inevitabile. Però adesso è giusto pretendere da loro che dimostrino quello che sanno fare. Si qualifichino come dirigenti nazionali, senza protezioni, al di fuori dal Palazzo. Non ripetano i soliti errori per cui si diventa responsabili di un settore e poi ci si dedica ad altro. Che indichino prospettive politiche, che ci aiutino a capire i problemi, che individuino soluzioni, che promuovano dibattiti di merito. Perché ora davvero non ci sono più i D’Alema, i Veltroni, i Castagnetti, i Letta, ecc. Ognuno è libero nel giudizio, ma sono persone che quando parlano avverti un pensiero, una visione generale, ci hanno insegnato a capire, hanno promosso iniziative politiche e culturali, hanno messo insieme intelligenze. Ora tocca ad altri. Però si dimostrino all’altezza. Perché ora sono loro i responsabili,  senza scusanti

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