Non solo famiglia

Pubblicato il 9 ottobre 2014, da Cattolici e società

Come sempre succede in questi casi del Sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia si rischia di conoscere gli aspetti più esteriori e i temi più a la page: il trattamento pastorale dei divorziati, la condizione degli omosessuali nella Chiesa, ecc. Temi su cui vi sono evidenti divisioni tra i Vescovi.

Ma la cosa più importante non è alla fine quali saranno le concrete indicazioni pastorali del Sinodo, ma una cosa che è già evidente. Un deciso ritorno allo spirito conciliare, allo spirito della costituzione conciliare Gaudium et spes, con il suo folgorante inizio “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.papafamiglia

Cioè l’idea di una Chiesa che più che affidarsi ai divieti decide di accogliere e di proporre, pensando che il Vangelo abbia una sua forza persuasiva. Come ha ricordato più volte Papa Francesco la Chiesa è un ospedale per curare, non una prigione per punire. E il Vangelo serve  per vivere con più serenità e gioia la vita, non per farne uno spinoso cammino. A maggior ragione attraversando questa contemporaneità che porta con sé insieme ad una devastante crisi economica una crisi che è soprattutto antropologica, di smarrimento del senso della vita.

Nell’omelia del papa alla messa di apertura del Sinodo ci sono due affermazioni da segnalare, anche perché potrebbero servire di riflessione alla politica per i valori che la devono ispirare.

La prima, che è stata amplificata dai media però un po’ limitandone il significato, è la tentazione di cupidigia di denaro e di potere, ricordando le parole di Gesù il Papa afferma che per saziare questa cupidigia i cattivi pastori caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili, che loro non muovono neppure con un dito. Non riguarda solo evidentemente la severità di alcuni ecclesiastici conservatori di richiedere comportamenti, ad esempio di morale familiare, fuori dal tempo ma è un concetto molto più largo e drammatico, che riguarda i limiti del potere.

La seconda, commentando l’episodio evangelico della vigna, riguarda un modo di intendere l’esercizio del potere. Dice il Papa: “Questo è il compito dei capi del popolo: coltivare la vigna con libertà, creatività ed operosità”. Sono tre parole molto importanti, che se fossero applicate con continuità all’esercizio del potere politico non potrebbero che fare del bene, aumentandone l’efficienza. La libertà, cioè la necessità di rispondere alla propria coscienza prima che all’opportunismo del potere, la creatività, cioè la necessità di innovare con strumenti nuovi ai problemi del proprio tempo, l’operosità, con la continuità e la profondità dell’azione. Come ha scritto San Tomaso Moro, patrono dei politici, avere un’anima semplice che non si spaventi alla vista del nuovo.

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