Padova Beat

Pubblicato il 6 ottobre 2014, da Dai giornali

L’inesauribile Franco Maria Serena, anima del Bacchiglione Beat e di tante altre iniziative musicali e culturali a Padova, ha avviato una nuova impresa, con la pubblicazione di un nuovo periodico, Rolling on the road, per far conoscere l’importanza della cultura musicale ed in particolare la straordinaria esperienza del gruppi beat rock padovani. Mi hanno chiesto di scrivere un contributo per il primo numero.

Belli gli anni ’60 padovani. Per la musica Roaring Sixties, anni ruggenti  e creativi. Ne ho perso la metà, padovano trasferito a Milano negli anni del liceo. La grande città della musica. Gli anni dove Adriano ci faceva scoprire la nuova musica oltre Elvis. Nei cortili milanesi le radio sparavano 24.000 baci e si è spento il sole, anticipando le nostalgie del ragazzo della via Gluck.

Tornato a Padova di nuovo il cambio di scala. La piccola città, ma insieme una città musicalmente grande e vivace. Una città in cui la musica nuova accompagnava il cambio di pelle. Le note della Vitaliano Lenguazza facevano da sfondo ad un mondo giovanile universitario in cui i riti della goliardia lasciavano spazio alle tensioni ed alle utopie del mitico ’68, che sarebbero degenerate nei tristi anni ’70 insanguinati dalla violenza politica. Il vecchio sindaco Crescente, il sindaco della ricostruzione, a 83 anni lasciava il posto al giovane trentottenne Ettore Bentsik che portava con sé nuovi equilibri politici ed una ventata di novità e vitalità giovanile.ragazzicapelliverdi

La nuova città con una colonna sonora di nuova musica. Tanta voglia di ascoltare ma anche di fare buona musica. Oltre 40 complessi musicali si cimentavano con il linguaggio del beat, un numero incredibile per una città delle dimensioni di Padova. Con eccellenze nazionali, come i Ragazzi dai capelli verdi e I Delfini, con un grande successo a Bandiera Gialla e in televisione. Così Padova si fece conoscere nella musica a livello internazionale. E tanti voci, a partire da quella di Gildo Fattori, che poi avrebbe accompagnato i nostri entusiasmi calcistici nella fossa dell’Appiani. Il Supercinema e La Capannina di Arsego come templi della musica e dei nuovi linguaggi.

Tanto importante la musica che se ne occupavano i partiti. Non solo ovviamente alle feste popolari, alle feste dell’Unità, ma addirittura promuovevano concorsi musicali. Come quello organizzato dai giovani democristiani del piovese, dove un anno facemmo vincere una giovanissima Marisa Sacchetto, che poi una certa carriera l’avrebbe fatta.

Un patrimonio culturale enorme, un pezzo importante della memoria collettiva della città. Da conservare e da far vivere.

 

 

 

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