Le primarie son finite

Pubblicato il 2 dicembre 2014, da Pd e dintorni

E’ un po’ stucchevole l’analisi del pelo dell’uovo, se i partecipanti alle primarie sono tanti, sono pochi, è un flop, è un successo, eccetera eccetera.

Accontentiamoci di dire: è stato un esercizio di democrazia partecipata, per chi l’ha voluto fare. Il PD ha dato una opportunità. E l’ha potuta dare perché nonostante tutto ha una rete di militanti generosi a cui piace dare gratuitamente un poco del loro tempo per l’affermazione di una idea politica.

Ci sono altri partiti in grado o disponibili a dare questa opportunità? No. Il voto via clic del Movimento 5 stelle, molto più semplice (non occorre uscire di casa, non occorre versare pure un piccolo contributo) e molto meno controllato (il conteggio non lo fa né una autorità indipendente né un collegio di scrutatori) resta lontano anni luce dalla partecipazione fisica alle primarie.

Per cui: grazie ai militanti che hanno servito al seggio e grazie agli elettori che sono andati a votare.

Con ciò potremmo anche finirla, pensando a partire subito con la campagna elettorale vera, utilizzando il successo cospicuo che ha avuto Alessandra Moretti ma anche l’affermazione importante di Simonetta Rubinato. Che ha combattuto avendo contro pressoché tutte le organizzazioni territoriali tranne a Treviso e la quasi totalità delle rappresentanze istituzionali.

Ma qualche riflessione in più possiamo farla.primarie

Sono state utili o no le primarie? La candidata vincente ne è uscita rafforzata? Il successo c’è stato ma con una partecipazione scarsa. D’altra parte se non si fossero fatte le primarie sarebbe stato probabilmente peggio. Perché alle accuse di saltare da una carica all’altra si sarebbe aggiunta anche quella di aver paura della partecipazione popolare. Così ha avuto una legittimazione chiara. Piuttosto bisognerebbe evitare una mitizzazione delle primarie. Sono uno strumento, non un totem. E sono lo strumento della politica che sa scegliere e proporre, non la sostituzione del ragionamento politico. Da valutare volta per volta. In periodo di stanchezza, in cui tanta gente non va a votare neppure alle elezioni non è detto che sia molto gradito che la politica non si assuma la responsabilità di proporsi con un candidato ed un progetto. Può darsi che il cittadino lo avverta come una deresponsabilizzazione più che una opportunità.

Penso poi che se si decidono di fare le primarie bisognerebbe che ci fosse una maggiore equidistanza degli organi dirigenti. Perché se i segretari provinciali, comunali, di circolo, ecc. appaiono schierati a prescindere non si facilita la partecipazione. Dà l’idea di una cosa prefabbricata. Ho sentito parecchie persone (parecchie parecchie) rifiutarsi di partecipare perché da un lato non piaceva la Rubinato per la sua storia e le sue posizioni ma non piaceva che la Moretti fosse così fortemente proposta da tutto l’apparato. Una maggiore prudenza non avrebbe cambiato di molto il risultato e avrebbe dato l’idea di una contesa più aperta, rassegnata sul serio nelle mani degli elettori.

Infine i dati delle primarie confermano i dati delle ultime regionali in Emilia e Calabria. Al Sud (che siano elezioni o primarie) si partecipa molto di più che al Nord. Il contrario di quanto avveniva in passato. Vuol dire che al Sud la politica svolge una più elevata funzione di intermediazione della società. Per consolarci possiamo dire che c’è una impostazione maggiormente “clientelare”. Ma forse dobbiamo dire che c’è ancora una politica che entra davvero nella vita delle persone, l’idea che dalla politica dipendono maggiormente gli interessi materiali di una comunità.

In ogni caso primarie chiuse, guardiamo avanti perché la battaglia inizia adesso e bisogna crederci.

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1 commento

  1. ZuliaRenzo
    2 dicembre 2014

    Condivido pienamente le sue riflessioni, sempre puntuali.


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