No a Bitonci? Certo, ma non basta

Pubblicato il 12 gennaio 2015, da Realtà padovana

Di Bitonci in tanti abbiamo criticato gli evidenti limiti. In particolare la rinuncia ad una qualsivoglia visione strategica sulla città ed il suo ruolo. Basti pensare che per la Zona Industriale di Padova pensa alla trasformazione in una discarica per sale giochi e bordelli più o meno clandestini. Basti pensare alla continua improvvisazione su temi strategici della città.

Tuttavia è sbagliatissimo accontentarsi della critica. Perché c’è un metodo dietro l’impostazione di Bitonci. Si limita a fare il Sindaco delle ordinanze, cosa che a Cittadella gli ha fruttato un discreto consenso. Padova è più complessa, tuttavia…Tuttavia conta sul fatto che la società è profondamente cambiata, come i criteri di giudizio dell’opinione pubblica. Mancano partiti strutturati e rappresentativi in cui discutere e costruire linee interpretative della propria comunità, mancano media interessati a promuovere discussioni di merito e a dare giudizi indipendenti, mancano associazioni di categoria che chiamano gli amministratori a rendere conto, ecc. Per cui c’è una opinione pubblica molto emotiva. A questa opinione pubblica si da risposte con “ordinanze”, di nessun effetto pratico, ma non importa. Perché il messaggio è questo: “Io ho le idee chiare per risolvere il problema”. Se poi non ci riesce sono pronti i veri responsabili: Roma, Renzi, i comunisti, gli islamici, i negri, l’Europa, ecc. Contando anche sul fatto che in un periodo di bassa partecipazione al voto, di disinteresse piuttosto ampio dell’opinione pubblica, mobilitare i propri tifosi, eccitare le faziosità sia una dote sufficiente. Naturalmente non per governare e risolvere i problemi, ma per conservare il potere. Con il contorno di una gestione clientelare dello stesso, come dimostrano le nomine finora fatte a favore di militanti della Lega sconfitti alle elezioni.bitonci

Ed il PD? Dico il PD non solo perché è il mio partito ma perché, per consenso e organizzazione, è il pilastro attorno cui costruire l’alternativa.

Francamente mi sembra che stiamo facendo troppo poco perchè possa  essere percepito come una alternativa in città.

A partire dal fatto che non si è voluto fare una analisi seria della sconfitta, limitandosi ad attribuirla ad alcuni errori fatti in campagna elettorale, al candidato, ecc. Strada comoda ma non produttiva per il futuro. Perché il problema principale è ancora presente ed è che nell’area del potenziale insediamento elettorale del PD stanno idee molto diverse di città. Come si è visto nella fase finale dell’amministrazione che è stata appesantita da queste divergenze: idee diverse sulle infrastrutture per lo sviluppo, sui servizi pubblici, sull’urbanistica, sulla sicurezza e la convivenza urbana, ecc. Divergenze che restano anche nell’opposizione a Bitonci: lasciando stare M5S anche con Padova 2020 restano diversità profonde nel comportamento in Consiglio Comunale.

E’ un grave errore illudersi che queste divergenze lasciate irrisolte, non composte in una visione affascinante ed attraente del futuro della città, consentano comunque di essere considerati alternativa, con l’unico elemento unificante del no a Bitonci.

Questo lavoro è tutto da impostare. Penso che ci siano in città risorse intellettuali, di partecipazione, di organizzazione sufficienti per farlo, ma è un lavoro che non si fa da solo. L’Assemblea Comunale è stato un inizio, ma un episodio che non ha avuto finora seguito. Intanto la risorsa partito si indebolisce, con un sensibile calo del numero degli iscritti. In parte inevitabile con il nuovo modello di partito aperto, ma bisogna pure interrogarsi del perché ad un forte incremento dei consensi elettorali del PD renziano non corrisponda una crescita della voglia di sporcarsi le mani per costruire l’alternativa. Si perdono per strada risorse (magari “vecchie” ma in grado di essere utili, nel lavoro organizzativo, di pensiero, di progettazione) e non ne arrivano di nuove.

Siccome c’è parecchio tempo davanti finché siamo in tempo è bene pensarci ed operare di conseguenza.

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10 commenti

  1. Mario
    12 gennaio 2015

    Per impostare un nuovo lavoro, prima si deve ammettere che qualcuno del Pd Padovano riconosca gli errori ( voluti) e non banali prima delle elezioni che ha portato Bitonci alla vincita. Poi per gli iscritti al partito, questa attuale maggioranza del Pd Provinciale, domandiamoci, le conviene fare nuovi tesserati e magari andare nei circoli a fare proseliti? Gli ultimi anni ( un paio ) circa, quando arrivava nei circoli qualcuno perché avevano bisogno di visibilità per eventuale preferenze alle elezioni, erano circondati, “pochi” dei soliti loro. Ecco perché si perdono per strada risorse, anche vecchie, tu ed io non lo siamo e tanti altri come noi, ma siamo o eravamo per il Pd una risorsa, che loro stessi, i solito noti stanno perdendo forse volutamente. Non so se sono in tempo questi del Pd, parlo degli attuali vertici a sanare e avere il coraggio di scusarsi con gli elettori e con i tesserati precedenti? Ciao con affetto e stima da sempre Mario.


  2. Mario Carraro
    12 gennaio 2015

    Paolo, di massima condivido. Ma prima di pensare al partito, pensiamo alla città, su un’idea di innovazione profonda verso un processo di modernizzazione senza il quale non ci aspetta che il declino. Ma un partito da solo, è poco per pensare in grande. Soprattutto questi tipi di partito. Ciao mario (il secondo)


  3. silvana
    13 gennaio 2015

    Come al solito, caro Paolo: analisi perfetta! Mancano partiti strutturati, sia a dx, sia a sx che al centro. Per paura di sembrare retrogradi si è buttato dalla finestra il “bambino con l’acqua sporca” e finora nessuno si è dimostrato capace di proposte concrete e di prendere in mano la situazione. Padova langue!


  4. willyco
    14 gennaio 2015

    Concordo con la tua analisi Paolo, in questi sette mesi non ci si è mossi dallo stupore di aver perso e quindi le analisi sono state viste come un elemento di disturbo. Credo che senza un progetto nuovo manchi la controprova di una città diversa e possibile. Stiamo scivolando d’importanza nel Veneto e non è una questione di campanilismo, ma senza sviluppo e sopratutto nuovi modelli di crescita vera, non ipotesi, non ci sarà benessere e una comunità che cresce armonicamente. La zona industriale si svuota di imprese, la manifattura perde attività e conseguentemente i servizi, serve un progetto che assicuri lavoro, e inizi un nuovo ciclo di sviluppo. Risorse umane ce ne sono, anche quelle economiche non mancano, manca il ruolo del pubblico, non possiamo chiederlo a Bitonci e neppure al passato, questo è il terreno insieme ad una maggiore attenzione per i bisogni e le “paure” dei cittadini su cui si può costruire una alternativa che non insegua le ordinanze ma dia una prospettiva e un futuro alla città.


  5. Franco Zecchinato
    14 gennaio 2015

    Gentilissimo, la tua analisi è lucida e purtroppo fotografa bene la realtà. lo vediamo anche da un’infinità di altri segnali e oogni giorno (le primarie in Liguria; le manovre PD/NCD in e per la Provincia, finalizzate al controllo e spartizione della gestione dei rifiuti, biogas, ecc. per il controllo di ETRA e del Bacino PD 2 e potremo continuare a llungo).
    Confesso che per questo partito io da tempo ho perso le speranze.
    Non sono più i tempi della mediazione, quando non inter-mediazione, ma della chiarezza.
    A Padova 2020 io chiedo ancora più chiarezza e nettezza delle scelte e nei programmi.
    Voglio misurare se davvero si è coscienti che un certo modello socio/economico è finito e che abbiamo il dovere di impostarne un altro; caratterizzato dai diritti, dalla legalità, dalla solidarietà, dalla manutenzione del territorio.
    Cordialità.
    Franco


  6. Paolo
    14 gennaio 2015

    Caro Franco, penso anch’io che oggi compito di un partito sia la capacità di costruire un progetto innovativo di governo in una società così profondamente cambiata. Non condivido invece l’analisi sulla provincia. Aver impedito che anche in provincia si estendesse la logica padronale di Bitonci e quindi il controllo degli enti che citi per inserire i suoi fans trombati dagli elettori come ha fatto finora lo considero un merito e non una colpa. Semmai bisognerà precisare per quali politiche l’alleanza provinciale si propone di governare questi enti.
    Per il momento il risultato politico di Padova 2020 è stato di aver contribuito (insieme agli errori del PD) a creare le premesse della vittoria di Bitonci. Posso capire i tuoi dubbi ma comunque penso che Rossi fosse un interlocutore migliore di Bitonci per aprire una fase innovativa come serve alla città. Come diceva il vecchio Max Weber il politico ha il dovere dell’etica della responsabilità, e verrà giudicato in base agli effetti della propria azione più che per i valori ai quali si ispirava..cordialmente Paolo


  7. Paolo
    14 gennaio 2015

    Caro Roberto, il problema è sempre lo stesso: ignorare i messaggi che riceviamo quando sono scomodi, avere poca fiducia ed attenzione nel lavoro creativo (e faticoso) di pensare ad un progetto per il futuro oltre gli slogan più superficali e semplicisti, entrare nel merito delle questioni oltre la propaganda, saper dividere sulle idee quando serve per poi unire sulle prospettive, ecc. Io che sono per forme nuove di organizzazione partitica dico però che un partito, qualsiasi sia la sua forma, che non sia capace di far questo è uno strumento inutile. E se è inutile non è attrattivo e viene rifiutato dai cittadini


  8. Paolo
    14 gennaio 2015

    Cara Silvana, grazie della condivisione
    Paolo


  9. Paolo
    14 gennaio 2015

    Caro Mario sono d’accordo. Il partito è sempre lo strumento, non il fine. penso che sia pure in forme diverse ed adeguate alla società contemporanea, i due compiti principali di un partito restino a) la costruzione di un progetto credibile per li futuro b) la selezione di una classe dirigente che si dimostri capace ed onesta. E’ il fallimento su questi due punti che rende i partiti ininfluenti. Poi bisogna essere capaci di costruire le alleanze e le condivisioni dentro la società per dare gambe al progetto. Tanto più in una società frammentata come l’attuale, con poche “agenzie” costruttrici di progetto, perchè accanto alla crisi dei partiti c’è la crisi delle associazioni professionali, del sindacato, del ruolo sociale dei media, ecc. La rinuncia di Bitonci a farsi carico del futuro, immaginandolo diverso (del resto è lo stesso limite di Zaia in regione) apre anche degli spazi per chi invece vuole impostare su questo il proprio lavoro politico. E’ un lavoro diffcile ma necessario.


  10. Paolo
    14 gennaio 2015

    Caro Mario, questo è un tema centrale. perchè ad una forte capacità attrattiva degli elettori dimostrata dal PD renziano non corrisponde un incremento della militanza? In parte per un cambiamento delel forme di partecipazione sociale e di un minor senso di responsabilità nella partecipazione alla cosa pubblica, in parte perchè si fa molto poco nell’innovare le forme di presenza, nell’attrarre nuove energie e nel conservare e valorizzare quelle che si hanno. In effetti talvolta sembra che prevalga il motto “pochi, ma buoni” Si tratta di vedere se i pochi siano i buoni!


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