Primarie, ahi che dolor

Pubblicato il 18 gennaio 2015, da Pd e dintorni

Cosa fa sì che una grande festa di partecipazione popolare come sono state le primarie (invenzione potente che ha accompagnato la nascita del PD e preparato la seconda vittoria di Prodi) si sia troppo spesso trasformata in una sorta di ordalia senza esclusione di colpi?

Ci sono gli aspetti “tecnici”, perché quando si innova si sperimenta e dall’esperienza si dovrebbe imparare dagli errori. Ci potrebbe essere la necessità dell’iscrizione ad un registro dei votanti, come succede in USA o altri filtri.

Ma io penso che il problema sia tutto politico. Perché le primarie non possono essere la rinuncia dei gruppi dirigenti a esercitare il proprio dovere: che è quello di predisporre l’arena democratica in cui i cittadini possono esercitare la propria libertà, sapendo tuttavia che i progetti dei candidati sono pienamente compatibili, legati comunque da un vincolo di lealtà e di reciproco riconoscimento. Se diventano semplicemente ( e se si è vicino agli interessi concreti che si aggrumano attorno agli enti locali è ancora più pericoloso) la lotta per il controllo del potere si prestano alle infiltrazioni di ogni tipo. Lo abbiamo visto nelle primarie di Padova: mancando una piattaforma programmatica condivisa e un vincolo cogente di lealtà sono in effetti servite a consentire ad uno dei partecipanti di aggredire il PD e a preparare le ragioni di una presentazione alle elezioni contro il PD. Se poi si perde ci sono le ragioni, tra cui questa sottovalutazione dei dirigenti.

Oppure in Liguria. Difficile giudicare da lontano. Ma balza agli occhi una prima anomalia. Il renzismo locale (cioè l’ispirazione della rottamazione) viene rappresentato da un assessore della Giunta uscente, con l’esplicito supporto del Presidente Burlando, già Sindaco e vicesindaco di Genova, parlamentare, Ministro, per dieci anni Presidente della Regione. Cioè la continuità assoluta del sistema di potere ligure, che non mi sembra si sia segnalato per eccellenze significative.cofferati

L’alternativa è affidata a Sergio Cofferati. Una personalità importante che ha cessato di guidare il più importante sindacato italiano nel 2002 (son passati 13 anni) e poi, dopo la retorica sul ritorno al lavoro in Pirelli, ha galleggiato nelle istituzioni pubbliche senza troppi entusiasmanti risultati, passando anche alle cronache rosa per suoi tardivi innamoramenti: Sindaco di Bologna ed ora alla seconda legislatura di parlamentare europeo. O continuità di potere o continuità di storia della sinistra italiana. Meno male che a destra sono messi peggio di noi ma con queste premesse vedremo cosa succede.

E le primarie diventano appunto una ordalia senza rispetto reciproco, con insulti e colpi bassi. Comprese le accuse di inquinamento. Ma se le primarie sono aperte non c’è niente da fare. Se uno si presenta al seggio non puoi dirgli che non può votare perché è di destra. E qual è l’autorità che lo può fare? Devi fare le regole prima, ma se accetti di partecipare con queste regole non puoi poi lamentarti. Non sottovaluto episodi di asseriti voti a pagamento. Però dire che le primarie sono state inquinate dai voti degli extracomunitari è una affermazione che non mi aspettavo dall’ex segretario generale della CGIL. Anche qui: se diciamo che gli extracomunitari votano (e ci esponiamo a qualche populismo della Lega) non possiamo mica lamentarci se prendono sul serio questa possibilità. E neppure generalizzare: fare un ritratto delle comunità straniere come organizzazioni malavitose anche questo non me lo aspettavo da Cofferati.

In ogni caso: se avesse vinto Cofferati avrebbe detto le stesse cose? Avrebbe richiesto l’annullamento delle primarie? Se ne sarebbe andato?

Siccome ho piena avvertenza del valore simbolico della figura di Cofferati mi dispiace di questa scelta che ha mio avviso gli toglie proprio dignità. Perché non può dire che nel PD non sia stato rispettato. Anzi, ben premiato con rilevanti incarichi politici ed istituzionali.

Però non sottovaluto le conseguenze politiche del suo gesto. Che non si può derubricare a fatto locale o solo a reazione indispettita per la sconfitta. Perché non è un iscritto qualsiasi. Mettiamo in fila un po’ di possibili fatti: affermazione di Tsipra in Grecia a fine mese, il triangolo delle Bermude di legge elettorale, riforme, elezione del Presidente della Repubblica con possibili spaccature nel PD. Ci sono le premesse perché quella parola che ogni tanto evochiamo “scissione” diventi una tragica realtà. Con ragioni politiche che vanno oltre i personalismi. Uno snaturamento del PD o un chiarimento politico? Dipende. Comunque un ulteriore motivo di scoraggiamento per i nostri elettori.

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7 commenti

  1. Anna
    18 gennaio 2015

    È vero che Cofferati conosceva le regole prima di candidarsi alle primarie del PD, è giusto dubbio che se avesse vinto non avrebbe probabilmente sollevato obiezioni, ma sta di fatto che le prime fatte in questo modo sono una farsa. Può essere una soluzione il registro dei votanti, ma personalmente penso che alle primarie di partito debbano votare dolo gli iscritti a quel partito da almeno un anno (ad esempio) per evitare compravendita di tessere, come abbiamo visto tante volte.
    Se il partito ha il contatto con i cittadini il consenso è assicurato.


  2. Mario Carraro
    18 gennaio 2015

    Ho incontrato parecchie volte Cofferati, una volta al Maggio Fiorentino per la Walkiria. Era la prima volta che assisteva a un’opera di Wagner. Dunque nemmeno un grande melomane!
    E poi, non era più naturale si presentasse in Emilia, dopo l’esperienza di sindaco di Bologna? Qui non servivano immigrati per farlo fuori!


  3. Paolo
    18 gennaio 2015

    Caro Mario, Cofferati è un mio quasi coetaneo. Naturalmente ha molti più meriti di me, una carriera più brillante, più rappresentatività, ecc. Però è singolare che pensasse di poter essere il futuro della Liguria. Dopo appunto non essere riuscito ad essere il futuro dell’Emilia Romagna (e neppure di Bologna).
    Ps se si è veri Melomani Wagner lo si incontra a vent’anni.


  4. Paolo
    18 gennaio 2015

    Io penso che le primarie anche aperte conservino un significato. Ma devono essere guidate da un gruppo dirigente consapevole. Se no meglio non farle


  5. Giuliano Bastianello
    18 gennaio 2015

    In un paese di imbroglioni come l’Italia, far votare alle primarie anche i non iscritti è un’arma pericolosissima.
    Già il PD si è scelto la sua classe dirigente con le liste bloccate, già vuole le elezioni senza preferenze …
    Gli ultimi sviluppi, primarie Liguria a Expo, Mose, Mafia Capitale (ed è solo quello che sappiamo) fanno davvero ripensare all’ultimo PSI di Craxi: con le potenzialità di riformare lo Stato e finito travolto per colpa di un banale comandamento


  6. Giorgio Franco
    19 gennaio 2015

    Io sono abbastanza fuori dai luoghi della politica, quindi forse mi sfugge qualcosa. E’ per questo che mi pongo e vi pongo le domande. Nella DC, poi nel Partito Popolare, nelle forme susseguenti di aggregazione con altri mondi e realtà mi pare si sia lavorato alla ricerca condivisa di forme di rappresentanza più avvincenti, più rispecchianti la realtà sociale. Questo percorso è poi sfociato nell’idea di Prodi del Partito Democratico. Domanda: è questo il partito, che sognavate otto anni fa? Se io non mi sento più rappresentato, perché dovrei fingere il contrario, per amore del partito? Quando lo stesso Segretario privilegia l’elettorato agli iscritti! Quando mi spiegherete perché sbaglio, allora ci ripenserò. Però mi dovete spiegare anche altre cose. Per esempio chi siano stati i famigerati (non si può certo dire famosi, anche perché sono ancora ignoti) centouno della mancata elezione di Prodi. In base a quale principio il Segretario del partito fa dimettere il legittimato Presidente del Consiglio, per prenderne il posto. Chi sia stato il responsabile della conduzione del partito a Padova negli ultimi tre anni, quando si è arrivati alle elezioni comunali con tre candidati concorrenti “usciti” in pratica dallo stesso partito. Quale dignità possa avere un candidato, che, anziché presenziare alla Assemblea alla quale era stato eletto (su sua richiesta evidentemente), se ne sta bel bello al bar, perché nel frattempo ha deciso ci concorrere per un’altra Assemblea elettiva. Sì d’accordo, nel frattempo aveva rassegnato le dimissioni; ma le dimissioni hanno una componente formale (la richiesta scritta) ed una componente sostanziale (la accettazione e la ratifica); nel frattempo ha l’obbligo di onorare il suo impegno, la sua funzione. In altre parole deve avere rispetto per l’Istituzione e per tutti coloro, che rappresenta.


  7. Andrea
    20 gennaio 2015

    Non faccio fatica a credere che ci siano state cose poco chiare nelle primarie in Liguria.Però lasciare il partito è un’altra cosa. E farlo proprio in questo momento, sapendo che contribuirà significativamente a indebolirlo in un momento estremamente delicato anche per il Paese è una bella stronzata. Del resto di stronzate Cofferati ne ha già fatte tante in nome del suo “superio”, fin da quando era in Cgil….non gli farebbe male ridimensionarsi un poco e pensare più in termini collegiali, anche quando le cose non vanno esattamente come la sua ambizione vorrebbe.


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