Siamo in guerra?

Pubblicato il 9 gennaio 2015, da Nel Mondo

I tragici fatti francesi, come altri che colpiscono l’opinione pubblica a livello globale, portano sempre con sé i cascami della cattiva politica. Quella che non vuole affrontare sfide inedite ma pensa di ricavare per sé qualche vantaggio immediato. Rinunciando perfino alla pietà.

Ne vediamo all’opera due tipi in queste ore. La prima è quella della destra xenofoba. Pronta a sfruttare sempre le peggiori paure. Più sono irrazionali, meglio riesce. Invocare la pena di morte ad esempio non ha alcuna efficacia nel prevenire attentati terroristici da parte di chi cerca anzi la morte del “martire”. Semmai aiuta a creare quel clima di “scontro di civiltà” che è esattamente quello che si prefiggono gli strateghi del terrore fondamentalista. Poi c’è il solito Bitonci, il Sindaco delle ordinanze fasulle. Quando dice “cacceremo gli islamici che non condannano gli attentati” dice tutto e dice nulla. Pone un problema serio: come la comunità islamica estranea al terrorismo possa andare oltre la condanna per svolgere un ruolo più attivo di ricerca e denuncia delle infiltrazioni terroristiche. Naturalmente dice anche nulla: perché il sindaco non ha alcun potere di cacciare le persone che non commettono reati (e per quelli che commettono reati ci sono le procedure di legge).jesuis

Poi dalla parte opposta (vedi Grillo in crisi di astinenza di consenso) ci sono quelli che la colpa non è mai dei terroristi assassini. Che semmai sono gli utili idioti al sevizio delle congiure internazionale del capitale, degli americani, dei servizi segreti. Il complottismo come criterio permanente di giudizio, per non misurarsi con la realtà, per non condannare il terrorismo islamico. Sono quelli che giustificano l’Isis, che passano da critiche legittime allo stato di Israele ad antisemitismo militante, che devono trovare nemici nelle istituzioni.

E la politica seria? Oltre le condanne (in questo caso senza se e senza ma), oltre le azioni repressive possibili? Qui si pone un tema serio per la sinistra. Prendiamo sul serio ciò che può realisticamente accadere. Che qualche migliaio di europei addestrati e foraggiati nei campi del califfato dell’Isis attivino una sorta di guerra civile con centinaia di episodi tipo Parigi. Iniziative che costano poco ed ottengono molto. Una guerra “a bassa intensità” ma una guerra.

A cui bisognerebbe rispondere con azioni repressive pesantissime, anche con limitazioni delle libertà individuali. Anche con interventi militari nelle zone di reclutamento. Ricordando che mentre piangiamo i dodici morti di Parigi qualche migliaio di persone sono state assassinate in Nigeria (i più poveri dei poveri) dai terroristi islamici di Boko Haram. Si può far finta di non vedere perché la Nigeria è lontana?

Prepariamoci ad una riflessione culturale e politica su questo possibile e drammatico scenario. Ai tempi del terrorismo delle brigate rosse la sinistra seppe fare scelte di campo coraggiose. Non erano compagni che sbagliavano ma nemici della democrazia. Forse la storia si ripete in uno scenario globale.

Infine una riflessione molto delicata. La satira non ha alcun limite e vincolo? C’è quello della legge (ad esempio in Italia il codice penale prevede il reato di vilipendio della religione, sia pure con pene pecuniarie molto miti), ci deve anche essere quello della responsabilità sociale, che non è un limite alla libertà individuale di espressione, ma il segno dell’essere più coscienti degli effetti delle proprie azioni. La satira che aiuta a comprendere mettendo allo scoperto i vizi del potere (castigat ridendo mores) ma una satira che dovrebbe cercare di non offendere i sentimenti profondi delle persone.

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1 commento

  1. Gianfranco
    9 gennaio 2015

    Caro Paolo sono perfettamente d’accordo con
    Quanto scrivi. Buona giornata


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