80 anni fa, un altro Bitonci

Pubblicato il 14 febbraio 2015, da Realtà padovana

Essere sbugiardati dagli avversari politici, passi. I tifosi riterranno che sono in malafede. Ma a Bitonci capita sempre di essere sbugiardato dai suoi alleati. Racconta a modo suo la storia del nuovo Ospedale di Padova e Zaia lo zittisce. Inventa un buco di bilancio dell’IRA chiedendone il commissariamento (aspirando evidentemente a collocare qualche famiglio trombato alle elezioni come fin qui fatto) e viene smentito dalla Regione.

Si capisce che tenda a concentrarsi sulla propaganda sui temi della sicurezza. Ma anche qui il fatto è che viene smentito dalle cronache quotidiane. Altro che città ripulita in cento giorni.

Comunque per scherzare un po’ ricorro ad un gustoso episodio della storia padovana, rintracciato nel bel libro di Chiara Saonara “Una città nel regime fascista 1922-1943”. Siamo nel 1933 ed il prefetto Ramaccini (allora di nomina politica) scrive al Ministro degli Interni segnalando che “da molto tempo la locale questura in esecuzione di miei precisi ordini si è interessata in modo particolare alla repressione dell’accattonaggio, specie da parte di minorenni, che aveva assunto in questa città una deplorevole insistenza”. Bit tale e quale.

Piazza Duomo negli anni '30, con il tram che da fastidio a Bitonci

Piazza Duomo negli anni ’30, con il tram che da fastidio a Bitonci

Segue una dettagliata descrizione della vicenda che aveva visto tre poliziotti tentare in piazza del Duomo di fermare tre ragazzi che avevano chiesto l’elemosina a dei turisti francesi. Due riescono a scappare inseguiti da due poliziotti mentre il maresciallo che li guidava ne ferma uno. Dovendo però affrontare un tale avv. Andriollo che ne contestava la facoltà dell’arresto. Nel parapiglia si forma un assembramento di persone attorno all’avvocato ed anche il terzo riesce a fuggire. Prosegue il racconto: “Intanto gli agenti Piermattei e Semeraro, che avevano raggiunto ed acciuffato gli altri due ragazzi, visto l’assembramento che si era formato attorno all’automobile, circa 350 persone, ed il maresciallo alle prese con la folla, abbandonarono i due minorenni per dare manforte al superiore. L’avv. Andriollo ed il Vettore vennero subito arrestati per violenza a pubblico ufficiale”.

Ora a parte la non verosimiglianza di una folla di 350 persone in Piazza del Duomo, cifra esagerata forse per nascondere la mancanza della polizia, è simpatica la conclusione, perché i due furono processati per direttissima il giorno dopo e assolti.

Del che si lamenta il prefetto: “Ciò premesso mi è doveroso rendere noto a codesto on. Ministero la pessima impressione derivata anche nella cittadinanza benpensante dall’assoluzione pronunciata…è bensì risultato che all’udienza il maresciallo e gli agenti si sono confusi e parzialmente contraddetti…ma ciò non giustifica l’assoluzione…A mio avviso il tribunale ha dimostrato nella circostanza scarso senso politico”.

Anche in una Padova senza extracomunitari la povertà c’era, e c’era l’accattonaggio e c’erano pubblici amministratori che pensavano che la repressione da sola facesse sparire il fenomeno, per far contenti i benpensanti. Il problema è che perfino allora, sotto il fascismo, c’erano magistrati che amministravano la giustizia “con scarso senso politico”…

A proposito: nemmeno sotto il fascismo risulta che per entrare in Municipio si dovesse essere identificati. Mi sa che i 20 nuovi vigili che Bitonci vuole assumere basteranno appena per presidiare l’ingresso del Municipio e perdere tempo con le pratiche di identificazione.

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