Forza Moretti, altrochè

Pubblicato il 24 febbraio 2015, da Pd e dintorni

Continua il viaggio di Alessandra Moretti nel Veneto. Siamo ormai vicini alla quota di 200 comuni visitati. Un bell’impegno, fisico e psichico. Perché ascoltare davvero, reagire alle domande, intavolare un dialogo, con lo stesso impegno da inizio giornata alla fine è una bella impresa. I video quotidiani lo testimoniano.

Devo dire che ero tra quelli un po’ perplessi su questo viaggio. Che fosse veramente utile tenendo conto del poco tempo disponibile per la campagna elettorale. Per far conoscere non solo la persona ma anche le nostre proposte. Mi sono ricreduto perché riscontro che è una cosa che piace molto. Non contano tante le persone presenti, che possono essere tante o poche a seconda dei luoghi e dell’orario. Conta che poi anche nelle piccole comunità se ne parla. E si trasmette una immagine vera della candidata. Che aveva un problema. Quello di essere molto conosciuta per le sue presenze televisive nelle reti nazionali e in trasmissioni di successo ma a questa conoscibilità non sempre corrispondeva una immagine convincente. Che fosse bella ma non necessariamente preparata. Il viaggio serve a trasmettere una immagine più veritiera, di una donna con una sua esperienza amministrativa, che ha lasciato l’incarico sicuro il Parlamento Europeo (dimettendosi prima, senza aspettare il risultato elettorale) molto più solida di quanto potesse apparire nelle comparsate televisive o nei gossip.moretti

Poi dopo l’ascolto ed il contatto diretto con l’elettorato verrà il tempo delle proposte, del progetto per il Veneto, sulla base anche del viaggio sul territorio. Da cui emergono naturalmente cose risapute: le paure latenti, i giudizi superficiali ma anche l’immagine di un altro Veneto che ha voglia di combattere per il proprio futuro, che capisce che fa male l’eccesso di continuismo, segnato dalla debordante presenza di Galan, ora agli arresti, e dall’acquiescenza della Lega, sempre in giunta negli anni del “colosso di Godi”, e di Zaia, suo vicepresidente.

Anche perché la crepe nel centrodestra sono crepe vere. E’ probabile che si ricompongano, ma comunque lasceranno degli strascichi nei gruppi dirigenti e nell’elettorato. E i sondaggi dicono che la distanza tra centrodestra e centrosinistra nel Veneto si sta riducendo. Anche perché da un lato c’è una candidata che sta facendo campagna elettorale tra la gente e dall’altro c’è un Presidente uscente che, troppo sicuro di sé, continua a fare ciò che ha sempre fatto: qualche battuta verso il governo centrale, un po’ di presenzialismo, nulla di memorabile da ricordare.

Più va avanti la campagna elettorale, più occorre concentrarsi su questo aspetto. Tutte le indagini serie che vengono fatte (da ultimo il Rapporto Veneto 2015 della Fondazione Nord Est) segnalano che il Veneto sta perdendo parecchie posizioni nella classifica europea delle aree competitive. In parte c’è un problema per l’apparato produttivo, che solo in parte è riuscito a reggere il nuovo quadro della competizione globale, ma una parte importante è dovuta dall’assoluta assenza di un disegno strategico della regione Veneto. Si è concluso un ciclo e se ne è aperto un altro. La nuova competizione non è fatta solo di sistemi di impresa, ma di sistemi territoriali fatti di buona manifattura, servizi di qualità, risorsa umana, efficienza della logistica, sostegno ed integrazione dei processi innovativi.

C’è su anche uno solo di questi aspetti esperienze ed iniziative della Regione Veneto che nel confronto nazionale (non dico europeo) appaia in testa alle classifiche delle migliore pratiche? Nel campo delle infrastrutture economiche tradizionali non se ne parla: Fiere che litigano tra di loro senza una guida regionale, sistema delle aziende dei servizi pubblici terreno di dominio dai sistemi di altre regioni, la logistica lasciata a sé stessa: mentre il presidente dell’Autorità portuale di Venezia pensa in grande, guardando ai traffici globali, l’unico intervento della Regione in questa materia è un contributo di 20 milioni all’Interporto di Rovigo, una realtà virtuale inesistente e che mai potrà competere, mentre l’Interporto di Padova, primo in Italia per la movimentazione ferroviaria dei container è lasciato a sé stesso. Se passiamo ai fattori innovativi il panorama non cambia. Parchi scientifici di facciata che proliferano senza una regia regionale, investimenti nella banda larga che latitano, le enormi potenzialità di un sistema formativo integrato lasciato alla spontaneità di singole iniziative di imprese e di formatori. L’idea di un Politecnico veneto a sostegno delle esigenze di cultura tecnica delle imprese lasciato nel limbo. Per non parlare di una totale assenza di politiche territoriali sui sistemi città: dal sistema di trasporto ferroviario metropolitano alla trasformazione delle province, allo sviluppo di una cultura metropolitana del territorio. Niente di niente.

Per questo è possibile vincere. Perché sempre di più anche ceti produttivi che guardavano a destra si rendono conto che c’è bisogno di una politica efficiente e lungimirante. Impossibile che la possa produrre che sita governando la regione da vent’anni. Diamoci da fare.

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