La professione della politica. Una professione?

Pubblicato il 11 febbraio 2015, da Dai giornali

Galileo n. 218, febbraio 2015

La rivista Galileo http://www.galileomagazine.com/218/ ha dedicato un intero numero al rapporto tra etica e professioni. Ne è risultato un quadro molto interessante su un tema così importante dentro il capitolo dell’etica pubblica. Il prof. Siviero, infaticabile direttore della rivista mi ha chiesto un contributo relativo alla dimensione politica

Non si può dire che oggi il termine “politica” si accompagni a valutazioni prevalentemente positive. Se poi associamo al termine “politica” quello di “professione” siamo certi di un sentimento di ripulsa in larga parte dell’opinione pubblica. Il termine “professionista della politica” è certamente inserito tra i peggiori epiteti, sinonimo di fannullone, perdigiorno, approfittatore.

Ragioni (ed esempi a corroborare la negatività del giudizio) non ne mancano, ma resta comunque singolare che si pensi che serva una adeguata preparazione e competenza in tutti i campi della vita professionale, tranne che nell’esercizio dell’arte politica. Nessuno farebbe costruire un ponte ad un imbianchino e nessuno si farebbe operare, neppure una appendicite, da un barbiere, ma si tende a pensare che invece nel campo della politica sia sufficiente un po’ di buon senso ed un poco di onestà.

Il rapporto tra politica e professionalità ci richiama il contenuto di un noto saggio di Max Weber. Nel 1919 il sociologo tedesco tiene una conferenza ad un gruppo di studenti universitari, in cui fin nel titolo “Politik als beruf” pone una questione. Perché il termine “beruf” include sia il concetto di professione (e difatti il titolo in italiano è “Politica come professione”) sia quello di vocazione.

Tutto il saggio si muove tra queste due polarità. Weber sottolinea come vi siano due modi di rendere la politica la propria professione. Vivendo “per” la politica, o vivendo “della” politica. In questo secondo modo facendone una fonte duratura di reddito. Nel primo caso piuttosto “alimenta il proprio equilibrio interiore ed il senso della propria dignità con la coscienza di dare un significato alla propria vita servendo una causa”.

In ogni caso per Weber sono tre le qualità decisive per un politico. La prima è la passione, intesa come dedizione appassionata ad un oggetto, un fine da raggiungere, una causa dell’agire. Ma la passione servirebbe a poco se non fosse accompagnata dalla responsabilità, responsabilità nei confronti del fine, contano i risultati che si ottengono non la passione da cui ci si fa ispirare. Per questo è necessaria la terza qualità, quella della lungimiranza che comporta non solo di saper guardare lontano, ma di saper conservare il giusto distacco nei confronti di cose e persone. Perché osserva Weber “la politica si fa con la testa, non con altre parti del corpo o dell’anima”.

Mi sembra che non siano riflessioni sorpassate, pur essendo state elaborate in un contesto molto diverso dall’attuale. Piuttosto potremmo ben dire che in fondo le qualità che Weber evidenzia come necessarie per una forte personalità nell’esercizio dell’impegno politico sono le stesse che deve possedere un buon professionista. La passione per il proprio lavoro, che alimenta il successo professionale, la responsabilità nei confronti dei propri clienti, pubblici o privati che siano, per cui il committente più che controparte diventa lo strumento della realizzazione professionale, la capacità di impedire che la passione diventi un attaccamento tale al frutto del proprio lavoro da impedire di esaminarlo oggettivamente e di esercitare la virtù dell’autocritica che è la premessa per ottenere risultati sempre migliori.

E se c’è questa somiglianza sul piano delle qualità professionali a quale delle professioni (delle arti liberali si sarebbe detto una volta) può essere maggiormente avvicinata la professione della politica?

A primo acchito viene spontanea l’associazione con la professione dell’avvocato. L’uso sapiente della parola per convincere della bontà di una posizione, di un punto di vista. Le argomentazioni ben costruite, razionalmente sviluppate e concatenate. La retorica nella sua accezione positiva così ben descritta nel De oratore di Cicerone. Non c’è dubbio che nella politica la parola è importante. Ma non è tutto, è piuttosto un mezzo. Dunque a me piace di più accostare la professione politica a quella dell’ingegnere. Perché ambedue sono costruttori. Nel caso della politica dovremmo essere costruttori del bene comune: mettere in ordine gli interessi e ricavarne un bene più grande e condiviso. Comunque in tutte e due le professioni c’è bisogno di saper elaborare un progetto, di convincere i clienti (gli elettori o i committenti) della sua bontà, di combinare i materiali a disposizione, di saper far bene anche con poco, se le risorse sono scarse, senza rinunciare alla qualità. Supplendo con la creatività alla scarsità di mezzi.galileo

E come si applica l’etica alla professione della politica? Domanda che ha attraversato i tempi, dalle grandi narrazioni di Omero, ad Aristotele e Platone, all’impronta cristiana sulla Storia, agli scritti penetranti di Machiavelli, fino ai giorni nostri. Possiamo ancora ricorrere alle riflessioni di Max Weber. Che parla di due etiche, quella della convinzione e quella della responsabilità. Nel primo caso si obbedisce al proprio sistema dei valori e questo vale più di ogni altra considerazione. Poi c’è l’etica della responsabilità, secondo cui si deve rispondere delle possibili e prevedibili conseguenze delle proprie azioni. Naturalmente Weber sottolinea che in modo particolare nella professione della politica occorre sempre farsi carico delle conseguenze delle proprie azioni e delle proprie decisioni. Osserva Weber che “in definitiva vi sono soltanto due tipi di peccati mortali in campo politico: mancanza di una causa e mancanza di responsabilità”. Sotto questo profilo i due tipi di ispirazione etica non sono contrapposti, ma devono divenire complementari. “Soltanto quando sono congiunti formano l’uomo vero, quello che può avere la vocazione alla politica”.

Ma in politica (e non solo) il fine giustifica i mezzi? Spesso con questa espressione si vorrebbe riassumere l’insegnamento di Nicolò Machiavelli che invero una sciocchezza del genere non l’ha mai detta. Semmai, come osserva un profondo conoscitore del suo pensiero quale è il prof. Maurizio Viroli, Machiavelli afferma che se uno statista sarà costretto ad usare in via eccezionale mezzi illegali se li userà per “giovare non a sé ma al bene comune, non alla propria successione ma alla comune patria” il popolo lo scuserà, guardando alle conseguenze positive per la patria di quella azione.

Molte sono le pagine di Machiavelli che, al contrario, richiamano la necessità di una forte ispirazione etica nell’azione politica. Bisogna “acquistarsi reputazione” per avere l’autorevolezza necessaria essere “uomo da bene, non avaro e doppio”. Le leggi non bastano, occorre una disciplina morale che le faccia vivere, perché osserva Machiavelli: “così come gli buoni costumi per mantenersi hanno bisogno delle leggi; così le leggi, per osservarsi, hanno bisogno de’ buoni costumi”. Insegnamento come si può osservare di straordinaria attualità.

Infine si può ben trovare nella nostra Costituzione il sistema dei principi etici a cui conformare l’azione pubblica. Nei suoi principi fondamentali innanzitutto, ma più specificatamente in un articolo che con due parole dice tutto ciò che serve. Così recita l’art. 54: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Disciplina, che significa non solo il rispetto della legalità, ma un amore ordinato per la cosa pubblica. Ed onore, che è molto di più della legalità. Ma, del resto, disciplina ed onore sono principi a cui ogni buon professionista deve ispirarsi.

 

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2 commenti

  1. ferrante francesco
    28 gennaio 2017

    Bisogna vivere per la politica e non vivere della politics. Attualmente il secondo caso e’ presente e considerare il “Professionista della politica” e’ certamente il peggiore epiteto.


  2. ferrante francesco
    28 gennaio 2017

    Articolo da considerare da tutti gli elettori


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