Da che parte stai?

Pubblicato il 30 aprile 2015, da Politica Italiana

In questi giorni molti amici mi chiedono: “ma tu da che parte stai?” Già la domanda è intrigante. Non basta rispondere che naturalmente sto con il PD? Ormai sono due parti, che non si rispettano né si stimano. Per cui a seconda della risposta e degli interlocutori ottieni più infastidite scomuniche che invito alla riflessione.

Allora potrei dire che sono un apolide. Un senza patria. Perché?

Se fossi in parlamento voterei per l’approvazione della legge elettorale. Non per disciplina di partito, che pure per me conterebbe, dopo un amplissimo dibattito ed un esito negli organi del partito e nei gruppi. Ma perché la legge va bene. Non è vero che è la fine della democrazia parlamentare. E’ solo un’altra forma di democrazia parlamentare, che esiste in altri ordinamenti e più adatta al contesto attuale. E conclude un ciclo iniziato più di un anno fa. Un tempo bastante.bersanivoto

E tuttavia non mi piace per niente il metodo. Sarà perché ho dato il meglio di me stesso insieme a tanti militanti per la nascita dell’Ulivo e poi della Margherita e poi del PD. Per l’incontro dei diversi riformismi del paese. Dimenticare il valore di questa esperienza e di questa fatica è per me un grave errore.

Renzi ha scelto la chiarezza del messaggio. Abbiamo discusso tanto, adesso è il momento di decidere. Non siamo come quelli di prima, l’impotenza del riformismo. Sono d’accordo che il tempo conta, eccome. Sono stato d’accordo ad esempio per l’approvazione del jobs act, sarei d’accordo se ci fosse in campo una radicale azione di lotta ai monopoli di banche ed assicurazioni ed alle corporazioni, una apertura delle tante chiusure del sistema italiano, una radicale azione di semplificazione della foresta legislativa, e si decidesse forzando. Ma invece sono campi in cui il governo procede con una certa timidezza. I poteri forti esistono eccome.

Capisco i motivi della scelta di Renzi. Sentiva insidiata la sua leadership, ha voluto dimostrare che ha una salda maggioranza parlamentare (alla Camera). E gli atteggiamenti di alcuni dei suoi oppositori erano chiaramente strumentali. Anzi devo dire che mi sembra che né a Renzi né a molti degli oppositori interessasse molto il merito della legge elettorale. E’diventato il terreno di una prova di forza, e Renzi voleva dimostrare l’impotenza dell’opposizione.

Va bene così? La legge elettorale non era il terreno migliore. Aveva ragione Renzi quando diceva che non si fa da soli. Ed avevano torto quelli del PD che ora si lamentano, perché erano gli stessi che allora non volevano il coinvolgimento di Forza Italia.

E certe contraddizioni alla lunga emergeranno. E bisognerà pur tener conto che il voto finale è un ottimo argomento per dimostrare che si sceglie e si decide. Ma poi bisognerà riconoscere che questa legge non servirà a niente, perché per essere utilizzata avrà bisogno del completamento della riforma costituzionale. Che sarà resa più difficile.

Si può semplificare, si può dileggiare e sottovalutare il dissenso di persone come Bersani e Letta. Sono il vecchio. Si può contribuire a creare quel clima di odio e di reciproca disistima che emerge in tante dichiarazioni sui social. E poi? In un partito il dibattito può essere anche molto aspro. Ma bisognerebbe sempre riconoscersi la reciproca buona fede. E chi ha il potere che gli dà la maggioranza deve avere sempre un minuto di pazienza in più. Deve ritenere un valore riuscire a stare insieme. Anche a costo di impiegare un mese in più. Di rivotare al Senato contando sulla lealtà dei gruppi. In un società italiana così divisa, così frammentata, così carente di senso etico e di sentimento nazionale l’infrastruttura democratica offerta dal PD è un valore grande. Molti italiani ci hanno votato per questo.

Ragionamenti riflessi del passato? Può darsi. Però, lo dico ai più giovani che non hanno vissuto altre esperienze, la storia non inizia oggi. Le stesse passioni le abbiamo vissute con l’Ulivo. Quante “Leopolde” ante litteram sul territorio, quanta partecipazione, quanta voglia di cambiare. E lo stesso con il PD. Pensiamo che le delusioni ci siano state solo per le incapacità dei leader? Io penso che ci sia un problema strutturale più complesso.

In ogni caso pensiamo che sia ininfluente elettoralmente questa rottura? Dare il messaggio in sostanza che dell’opinione di Bersani ed altri, che qualcosa hanno significato nella storia del PD e della sinistra, ce ne possiamo fregare, che gli insegnanti o sono squadristi o pavidi e disinteressati, ecc. Guardate che si dà l’idea a tanti elettori che hanno votato PD e non condividono la politica renziana che l’unico modo per farsi sentire è non votare PD alle regionali. E’ già successo in Emilia Romagna, ma lì c’erano i margini per vincere lo stesso. Nel Veneto questi margini non ci sono.

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8 commenti

  1. Luca Tieppo
    30 aprile 2015

    Carissimo Paolo, come spesso avviene concordo con lei.
    Su un punto dissento: tornare al Senato avrebbe voluto dire non avere più alcuna legge elettorale perchè lei mette alla base di tutto il suo ragionamento una premessa: “contando sulla lealtà dei gruppi”. É sotto gli occhi di tutti che al Senato questa lealtà non ci sarebbe stata, al di là delle affermazioni di facciata, e i numeri sono come sempre risicati. É triste ammetterlo ma sarebbe stato così, sono giovane ma non di primo pelo per cui ritengo di avere una certa esperienza in merito(e lei che ne ha in misura maggiore, immagino possa pensarla come me)
    L’affossamento pressochè certo in tali condizioni della legge elettorale comporterebbe la fine del tentativo di Renzi e del PD di ridare slancio al sistema Italia attraverso le riforme (conocrdo con lei sulla timidezza in merito ad alcuni argomenti, sistema bancario e riforma PA su tutti).
    Non sono un ultras renziano, ma pragmaticamente fatico a vedere soluzioni alternative. Certo, condivido con lei il timore che in Veneto (e altrove) monti una fronda anti-PD consistente per le azioni del segretario nazionale, ma qual è la soluzione a tale problema? Il motivo per cui il PD ha preso il 40% alle europee temo sia lo stesso che genera questa fronda…


  2. Paolo
    30 aprile 2015

    Caro Luca, grazie per l’apprezzamento. la mia è una posizione scomoda ma penso che il mio ruolo ora sia di dire quello che penso in coscienza. No, io penso che se Renzi aveva la disponibilità si poteva costruire un accordo serio che garantiva il passaggio anche al Senato. E’ successo per il presidente della Repubblica. Renzi ha coinvolto tutto il PD ed i voti (segreti) ci sono stati tutti. Magari qualche senatore in ansia da protagonismo sfuggiva (il Corradino Mineo di turno) ma se si faceva un accordo serio la lealtà ci sarebbe stata. perché era interesse di tutti. D’altra parte capisci che dire “non vado al Senato perché non mi fido” significa ammettere che pensa di non avere la maggioranza al Senato. Ora che si voti una legge elettorale pensando di non avere la maggioranza in uno dei due rami del parlamento non va bene. Comunque speriamo che si superi con intelligenza questa difficoltà.


  3. Bodon Antonio
    30 aprile 2015

    Sono d’accordo su tutto, ma concordo con Tieppo, ritornare al senato la riforma era a rischio.
    Piuttosto, mi chiedo, essendo andato a rotoli il “patto del nazareno” erano possibili altre maggioranze” ? o tutti quelli che oggi sbraitano , prima erano,contro perché c’era di mezzo Berlusconi, ora sono contro perché , si fa la riforma senza F.I. ( Seppur l’avevano votata al Senato), allora , la sx PD, ci credono tutti deficienti, quando non stanno alle regole della maggioranza .
    Va’ bene il dissenso interno anche aspro, ma poi ci aspettiamo, che in parlamento,,si adeguino.


  4. Luca Tieppo
    30 aprile 2015

    La maggioranza al Senato temo ci sia solo attraverso queste dimostrazioni muscolari, perchè credo che tutti quelli che volentieri toglierebbero la fiducia a chi non esitano a definire “dittatore” o altro, non abbiano il coraggio di farlo solo per la paura di venir spazzati via da un voto popolare in cui gli eletti verranno decisi dalla segreteria di partito (se non sbaglio siamo ancora in questa situazione finchè non entra in vigore l’Italicum – che peraltro non risolverà il problema, perlomeno per chi perde).
    Ripeto, mi amareggia fare considerazioni come questa perchè credo nella Politica con la P maiuscola fatta di dialogo ed inclusione (capisaldi di uno dei pochi grandi del centrosinistra fin qui, ossia Aldo Moro), ma purtroppo al momento la vedo così (anche se sicuramente avrà ragione lei, me lo auguro).


  5. Luca Tieppo
    30 aprile 2015

    P.s. Ovviamente Moro non avrebbe mai fatto una forzatura come quella di Renzi. Altri tempi e altri uomini…


  6. Mario
    30 aprile 2015

    Non voglio contradire o dar ragione agli amici che ti hanno scritto, mi permetto riflettere su una questione, quando era segretario del PD Bersani, mi sono permesso di fargli una osservazione di carattere politico, lo stesso Bersani aveva incontrato Gillo e i suoi per un tentativo, (andato a vuoto) a formare assieme un Governo. Mi son permesso di criticare questa iniziativa. Dal PD, allora, mi sono arrivate delle risposte. Siamo in maggioranza e noi decidiamo. Bene questa fa riflettere ancora di più. Mi risulta che Renzi nella riforma elettorale, ha fatto e non solo nel Pd, una miriade di riunioni per decidere cosa fare, quello che Bersani non ha fatto a sua volta. Allora mi dico e rispondo, avanti Renzi, anche se alcune riforme proposte non sarà le migliori, meglio modeste e democratiche che NIENTE.


  7. Sergio
    5 maggio 2015

    Caro Paolo a volte è un piacere leggerti perchè fa tornare la voglia del confronto, dell’approfonidmento, dell’analisi con persone che sanno quello che dicono semplicemente perchè conoscono e approfondiscono.
    Io ho iniziato molto giovane ad appasionarmi alla politica come forza ed energia per il cambiamento, ma la mia più performante scuola l’ho conosciuta nella Democrazia Cristiana di un tempo. Partito con cui avevo un vivacissimo confronto/scontro, ma alla fine sono quelle dispute da cui si esce migliorati e modificati…. Democrazia Cristiana che poi aveva appreso la politica dalla più grande scuola esistente: la Chiesa Cattolica.
    Ti faccio questa premessa per dirti dove secondo me Renzi sbaglia. Sbaglia a pensare che giovane sia tutto, che donne sia modernità, che il vecchio sia superato. Visioni manichee che nè la Dc, ma soprattutto la Chiesa approverebbe mai come metodo di popolarità.
    Hai ragione nel sostenere che questa riforma elettorale è un modo diverso di democazia sopratutto perchè ormai in assenza di strutture di sostegno come erano i partiti non avrebbe alcun senso l’esasperazone della preferenza del candidato. I partiti avevano questo ruolo e questa funzione e cioè di formazione e selezione dei candidati poi era la gente a scegliere quello che riteneva il migiliore. Non sempre ci riusciva, però in questo modo vincolava il candidato a connettersi con il territorio durante tutto il suo mandato. Ora però senza le strutture territoriali dei partiti diverebbe al massimo una sorte di Don Chisotte…. errante.
    Però per arrivare a questo risultato io avrei chiesto consiglio alla scuola. Ad esempio la rottura del patto del Nazareno sulla elezione del Presidente Mattarella è stata una ingenuità stupida. Concordata bene era una scleta che anche Berlusconi poteva benissimo sostenere. Mattarella non nuoceva a nessuno proprio perchè non incideva contro nessuno. Invece ha voluto strafare escludendo l’alleato dalla condivisione dell’informazione per tenersi tutto il successo su di sè. Oggi paga le conseguenza e le pagherà ancor più nei prossimi mesi dove le trappole delle procedure parlamentari scatteranno molto più numerose.
    Il secondo grande errore è essersi intestardito sulla Mogarini in Europa. Risultato non conta niente lei e con lei l’Italia. Non era pronta o non era adatta. Non è sufficiente essere donna e giovane. Non in quegli ambiti dove esperienza, scuola, formazione si confrontano al massimo livello. Come sarebbe stato molto meglio per il cammino di Renzi nominare Bersani, Letta o Dalema…..
    Questo sua cuccitaggine è un chiaro segno di debolezza non di forza. Il non fidarsi dell’esperienza e della preparazione altrui è segno di paura di essere sopraffatto…. o oscurato…..
    Non possiamo certo dire che Renzi ha intorno a se un gruppo dirigente di livello. Su questo ha copiato il metodo disastro di Berlusconi. Facendo certo meglio di lui, ma cadendo sempre nel confronto con livelli di qualità che stiano sotto a lui…. errore tipico della gioventù…… che si ripara con l’età….
    Per finire comunque, nonostante tutti i limiti e gli errori , Renzi rimane il migliore oggi sulla debole piazza politica Italiana….. e su questo può contare lui anche se non è un gran bene per il Paese che avrebbe bisogno di dirigenze ben più preparate…… però speriamo nella sua maturazione…..


  8. Paolo
    6 maggio 2015

    Caro Sergio, grazie del contributo. Concordo sui limiti/opportunità di renzi. In oparte riprendo il tema con un mio post di oggi. Invece su Mattarella penso che l’errore l’abbia fatto Berlusconi perchè ha dato l’alibi a renzi di svinvcolarsi da un abbraccio che era diventato troppo sofficante per R.


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