La forza delle promesse, la dura realtà

Pubblicato il 29 aprile 2015, da Nel Mondo

Per il momento non commento la situazione italiana. Credo che alla Camera si concluderà positivamente quanto alla approvazione della legge elettorale. Sulla quale non condivido le critiche esasperate. Mi preoccupano però le conseguenze. Fare il PD, e prima l’Ulivo, è costata molta fatica e molta passione. Buttare via tutto non credo sia un grande affare.

Rivolgo perciò l’attenzione fuori dai confini per una riflessione del rapporto in politica tra annuncio e capacità realizzativa, tra connessione “sentimentale” con l’elettorato e stabilità del consenso.

Me ne dà l’occasione la faticosa azione di governo del premier greco Tsipras. Stravincitore alle elezioni, offrendo ai greci una alternativa radicale ai sacrifici durissimi cui erano stati sottoposti, anche per anni di governi clientelari e poco lungimiranti. Largo di promesse e poco attento in fase elettorale alla loro realizzabilità concreta. Però forse era giusto tentare di dare una nuova speranza ad un popolo piegato dalla crisi.

Poi però viene sempre la realtà. I debiti fatti vanno restituiti o almeno devi trovare un accordo con i creditori. Che possono anche essere poco lungimiranti. Che possono essere poco disponibili se li accusi di fronte all’opinione pubblica del tuo paese di essere loro i colpevoli. E così bisogna di fatto commissariare il Ministro dell’Economia Varofaukis, quella dell’attico con vista Partenone orgogliosamente esibito, star dei media per l’abbigliamento, il viso da attore, lo stile provocatorio, ma evidentemente parco di capacità realizzatrice. E bisogna incominciare a almeno ritardare nel tempo l’attuazione delle promesse. Perché i soldi non ci sono e non li trovi da nessuna parte.

Viene da pensare: forse per vincere sarebbe stato sufficiente presentarsi come la novità non compromessa nei precedenti governi (la dissipazione e la corruzione della destra, l’incapacità realizzativa dei socialisti) ed essere più realistico nelle promesse. Ci sarebbe stato un maggior rispetto per la verità (“la forza rivoluzionaria della verità” di cui parlava Beniamino Andreatta) e oggi una minore delusione. Perché il problema delle fragili democrazie contemporanee è sempre quello: la debolezza della rappresentanza tende a comprare autorevolezza semplificando e promettendo. Poi c’è un susseguirsi di delusioni ed il rischio di affidarsi a nuovi populismi. Alba Dorata, Le Pen, Salvini, Grillo…e in ogni paese sta crescendo una destra estrema.Grecia: fonti governo,confermato appoggio a Varoufakis

Del resto pensiamo anche ad Obama. Un grandissimo suscitare di speranze. Davvero l’apertura di una nuova epoca simbolicamente rappresentato dal primo colored alla casa Bianca. Portatore di una visione diversa del mondo e della società americana. Vincitore delle primarie del Partito Democratico e poi delle elezioni presidenziali grazie alla sua veemente oratoria, alla capacità di suscitare emozioni e connessione emotiva con il popolo.

Ma i risultati? I risultati sono quelli che sono. Ottimi in politica economica per la verità. Impiegando una enorme quantità di dollari per salvare le banche e per sostenere la riconversione industriale, per forza a scapito di politiche sociali ma rilanciando prodotto ed occupazione. Enorme difficoltà in politica estera. Un sostanziale empasse della riforma sanitaria e delle politiche fiscali. Con un ritorno violento della questione razziale, paradosso della prima presidenza nera dell’America. Costretto nel secondo mandato alla coabitazione con un Parlamento in cui non ha più la maggioranza. E non so se sarà una buona idea affidarsi ad Hillary Clinton. Al di là delle qualità personali un ritorno indietro. E a proposito di rottamazione Hillary ha la mia età…

Ho detto che non parlavo di Italia, ma forse parlando di Grecia e Usa ho finito di parlare un po’ anche della politica italiana.

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