Bitonci e la caccia al consenso divide et impera

Pubblicato il 10 giugno 2015, da Dai giornali,Realtà padovana

L’accurato servizio del Corriere registra per il primo anniversario della elezione a Sindaco di Bitonci una certa reticenza nell’opinione pubblica. Non molti vogliono esprimersi. Però io da avversario politico dico che nell’opinione pubblica resta una ampia corrente di consenso a suo favore. E quanto al sistema degli altri poteri è naturale che potere si avvicina a potere e che quindi associazioni di categoria, di interessi, ecc. con il Sindaco lavorino.
La luna di miele è normale per tutti i Sindaci, però Bitonci ci aggiunge con abilità del suo. Capendo che oggi conta più la “narrazione” della sostanza ed in una società spaventata è già qualcosa dire “sono dalla vostra parte”. Sicurezza, degrado immigrazione: statistiche oggettive ci dicono che la situazione non è cambiata. Bitonci però ci aggiunge una determinazione nel farne il centro pressoché esclusivo della propria comunicazione. E questo piace ad una parte della città che è maggioritaria.
Al di là del consenso vedo però due rischi gravi per la città. Bitonci rappresenta una discontinuità rispetto a tutti i sindaci che lo hanno preceduto. Di qualsiasi colore. Si preoccupa del presente e del quotidiano trascurando il futuro. Pensa che possa essere un strumento efficace di gestione dividere la città, contrapporre amici a nemici. Questo atteggiamento può premiarlo nel consenso immediato ma compromette il futuro di Padova. E nella competitività internazionale tra sistemi territoriali che è ormai componente essenziale della crescita Padova rischia di restare senza risorse e idee per uno sviluppo positivo.
Il nuovo ospedale vaga come un fantasma, e la ricerca in campo sanitario con la lunga filiera che esso comporta (biotecnologie, bioingegneria, farmaceutica, scienze della vita ecc.) è una essenziale risorsa competitiva per Padova. Annullato il nuovo Auditorium (perché una sala nel centro congressi non è la macchina per la musica di cui ha bisogno Padova) che era una risorsa importante per rafforzare il ruolo di Padova nel campo del turismo culturale. Abolita l’estensione della rete del tram (cioè di un mezzo di trasporto efficiente e non inquinante) significa regredire nella qualità della vita, che è un fattore strategico non solo per gli abitanti ma anche nella capacità di attrarre investimenti. E si annulla un ciclo di lavori pubblici con finanziamenti esterni in un periodo di così pesante crisi. Rispetto a questi progetti nessuna progettualità alternativa. Nessuna idea su nuova manifattura, incubatori, tecnologia, elettromedicale, distretti, commercio di qualità. Nessun avvio di politiche di rigenerazione urbana.
Dividere la città compiace le tifoserie. Però una comunità urbana ha bisogno anche di avere dei sentimenti condivisi, una visione comune sui fondamentali. Perché i governi passano e l’identità cittadina, una comune consapevolezza che resiste all’alternanza della politica è un valore aggiunto da non perdere.
Però se c’è consenso significa che anche noi dell’opposizione (ed il PD in particolare per le responsabilità che ha) non riusciamo a sviluppare una azione convincente. E a proporre in modo credibile un’altra Padova possibile. Abbiamo perso l’anno scorso e ci si è un po’ accontentati sull’idea comoda che Rossi rappresentasse Zanonato, perciò il vecchio. Poi arrivano le regionali, candidato nuovissimo, e la coalizione scende dai 44.900 voti di Rossi ai 29.500 voti di Moretti. Abbiamo perso dando l’idea di uno schieramento con idee troppo diverse. Rossi aveva idee chiare sulla lotta al degrado e alla criminalità. Ma dentro la maggioranza di allora c’erano idee contrarie. Altrettanto potrei dire per il rapporto tra sviluppo e ambiente, sul disegno urbanistico della città, ecc. Ora che siamo all’opposizione bisogna prima di tutto fare un lavoro in profondità per sanare queste contraddizione e presentare un nostro progetto per la città futura.
Perché presto si vedrà lo scostamento tra il programma proposto da Bitonci e la realtà. Ma perché i voti si spostino di lì non basta una delusione. Occorre trovare un altro luogo che offra idee convincenti, progetti affascinanti, possibili miglioramenti della vita concreta dei cittadini. Senza di ciò i voti resteranno dalle parti di Bitonci o si dissolveranno in una impotente astensione dal voto.

Corriere della Sera 9giugno 2015

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