Amintore Renzi vs. Matteo Fanfani

Pubblicato il 2 luglio 2015, da Politica Italiana

Diciamo che i confronti storici possono sempre aiutare. Ed allora: dei leader della Prima Repubblica a chi può assomigliare Matteo Renzi? La risposta è fin troppo facile, ad Amintore Fanfani.

Troppe cose in comune come personalità: toscani dalla parola facile e salace, personalità molto forti con una altissima opinione di sé stessi, fantasia creativa nel cambiare le prospettive della vita politica. Innovatori senza troppi riguardi. La convinzione di dover andare sempre di corsa. Con alcuni specifici episodi che ricordano davvero le vicende renziane.

Fanfani diventa segretario della Democrazia Cristiana nel 1954, aveva solo 46 anni, succedendo al 74enne Alcide De Gasperi, autentico padre della patria. Innova la vita del partito con spregiudicata energia, in sostanza la prima rottamazione della storia repubblicana. Dopo il ritiro dalla vita politica di Dossetti fonda insieme a Mariano Rumor una nuova corrente democristiana “Iniziativa democratica” con cui acquisisce il controllo del partito e fa piazza politica dei vecchi notabili che si erano formati negli anni pre fascisti, con modi anche inurbani per i tempi.matteoamintore

Un altrettanto giovane Pietro Ottone scrisse allora sul Corriere: “Grande era la confusione, ma si sentiva il bisogno di un capo…si apriva un periodo in cui sarebbe stato essenziale prendere le decisioni giuste. La sua ora felice coincideva con la svolta del paese. Era giusto che l’Italia in trasformazione si affidasse ad un leader giovane”. Tale e quale.

Personalità strabordante si fa parecchi nemici sconfitti nel partito che tuttavia gli presentano presto il conto in Parlamento. Alle elezioni per il Presidente della Repubblica nel 1955 si intestardisce a presentare come candidato Cesare Merzagora, ottimo presidente del Senato, indipendente nelle liste della DC, di formazione liberale. Pensa così di avere un Presidente politicamente debole che gli sia grato. Ma una maggioranza trasversale di suoi oppositori interni a cui si associano le sinistre sconfigge la candidatura Merzagora e viene eletto Giovanni Gronchi, espressione di quei notabili prefascisti che Fanfani aveva sconfitto nel partito. Renzi è stato più accorto: nella elezione del Presidente della Repubblica ha cercato il consenso di tutto il partito. E Bersani è stata una persona seria perché avrebbe potuto sfruttare l’occasione come i notabili del ’55, ma il paese avrebbe sofferto dopo le ignobili vicende Marini e Prodi.

Poi c’è la congiunzione del ruolo di Segretario del partito e Presidente del Consiglio. La segreteria di un grande partito era cosa più seria di adesso. Nel PCI c’era Togliatti, nel PSI Nenni. Nel 1958 è contemporaneamente Presidente del Consiglio, Ministro degli Esteri e Segretario della DC. Troppo potere in una sola persona. Allora non andavano molto di moda i partiti personali. Così il governo viene logorato in parlamento dai franchi tiratori, come si diceva allora. Componenti della maggioranza che votavano nel segreto dell’urna contro il governo. Il voto segreto era molto più esteso di oggi e a differenza di oggi votare contro il Governo in modo palese avrebbe comportato l’espulsione dal partito. Oggi si vota contro e non succede niente. Nel gennaio del 1959 Fanfani è costretto a dimettersi da Presidente del Consiglio e poco dopo da Segretario del partito, in questo secondo caso sperando di essere richiamato. Invece gli fanno un altro trappolone ed eleggono Aldo Moro.

Qui spero davvero che le storie divergano e che Renzi abbia altro esito portando a compimento la legislatura. Anche se poi Fanfani ebbe una lunga carriera tornando ai vertici del Governo e della DC. Però non riuscendo a soddisfare la somma ambizione di diventare Presidente della Repubblica. Più volte dato per morto riusciva a rientrare alla grande sulla scena politica. Tanto che Indro Montanelli lo soprannominò “Rieccolo”.

Dimenticavo: le prime esperienze di vita associativa il piccolo (in tutti i sensi) Fanfani le fece tra i boy-scout…

Un ultima domanda: e se dovessimo trovare chi assomiglia all’altro “cavallo di razza” della DC Aldo Moro a chi potremmo pensare? Attendo risposte.

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1 commento

  1. bruno magherini
    2 luglio 2015

    Povero Amintore ! Si starà rigirando nella tomba a sentirsi paragonare con questo arrogante sbarbatello. Voglio ricordare che Fanfani era anche un docente universitario e che la politica allora era una cosa seria. All’epoca, ricordo, si diceva che la Dc aveva due cavalli di razza: uno era Moro l’altro Fanfani.
    Non era simpatico il “mezzo-toscano” e si fece tanti nemici.
    Per capire quale sia lo spessore e il retroterra dello sbarbatello di oggi suggerisco la lettura di un libro di inchiesta “L’Intoccabile” di Davide Vecchi.
    Nella vecchia e mai abbastanza rimpianta Prima Repubblica uno come Renzi avrebbe continuato a fare il portaborse. O piuttosto…il rappresentante di commercio. Mestiere tutt’altro che disdicevole.


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