Campagne elettorali e ferrotramvieri

Pubblicato il 24 luglio 2015, da Pd e dintorni

Ritorno sulle ultime dichiarazioni di Ale Moretti. Di nuovo sepolte da critiche e dileggi (sui social e pazienza, ma anche su tutta la stampa nazionale). Con i danni generali conseguenti, visto che è il nostro capogruppo. Non per personalizzare la questione.

Però il troppo è troppo e se non si capiscono bene le ragioni della sconfitta e nulla si fa per aprire un percorso nuovo vi è anche il dovere almeno della parola da parte di tutti. E ci vorrebbe anche l’azione da parte di chi ha ruoli e potere.

Le dichiarazione di Moretti, per quanto in parte smentite e corrette (anche questa è roba vecchia) mettono in campo due grandi questioni che ci devono essere chiare.

La prima riguarda la regola della responsabilità personale. Moretti ha ricevuto una delega e ci ha rappresentati tutti. Ha avuto pieni poteri perché oggi la democrazia personalizzata funziona così. Ha deciso di non coinvolgere Simonetta Rubinato, ha deciso che il suo staff  fosse tutte di persone nuove, generosamente impegnate ma senza nessuna esperienza di campagne elettorale impegnative, ha deciso che chi aveva esperienza come i consiglieri regionali dovesse stare lontano, ha deciso che fosse una grande idea la maratona ginnica in tutti i comuni del Veneto, ha deciso tempi, modi, look della campagna. Ha deciso o ha accettato le decisioni del guru della comunicazione. Certo non vi è stato nessuna decisione collettiva. Il partito è stato sostanzialmente commissariato. Ora è vero che nell’intervista lady like appariva la vera Alessandra Moretti e che nell’immagine della campagna elettorale appariva un po’ falsa. ma è altrettanto vero che il profilo di lady like andava bene per i lettori di riviste di gossip (che sono tanti, e votano) ma non era adatta all’immagine di un candidato presidente.

Non siamo comunque nella situazione in cui un candidato esterno al partito può poi lamentarsi che il partito gli ha imposto delle scelte o dei nomi. Ha fatto quel che ha voluto e diventa ora un poco stucchevole che si dica che hanno sbagliato altri. Perché gli “altri” qualche sommesso suggerimento avevano cercato di darlo, ma…Il vero leader si assume tutte le responsabilità anche( e soprattutto) nella sconfitta, senza scusanti esterne.

forse alla divisa di Ale mancava il fazzoletto rosso

forse alla divisa di Ale mancava il fazzoletto rosso

Soprattutto preoccupa un aspetto: ma davvero pensiamo che con qualche scollatura in più, con vestiti più colorati e qualche ulteriore comparsa televisiva (in quelle fatte per unanime consenso degli addetti ai lavori è stata sempre superata da Tosi) il risultato sarebbe stato diverso?

Le ragioni sono ben altre ed è il secondo argomento che voglio trattare. E qui Moretti potrebbe usarle senza dare la sensazione di essere prigioniera di una rancorosa sindrome della sconfitta. Perché sono ragioni su cui non ha pressochè nessuna responsabilità. La ragione principale è che non siamo riusciti a proporci come portatori di un affascinante pensiero interpretativo sul Veneto. Non siamo riusciti a rappresentare i tanti veneti che avvertono i limiti dell’attuale politica legaforzista, che non si accontentano degli slogan. Che però non si fanno convincere da slogan contrapposti, vogliono più sostanza. Un progetto di largo respiro, una idea chiara del futuro, alternativa a un futuro di chiusure e presunte autosufficienze. Basata su alleanze sociali forti. Questo è il lavoro che non è stato fatto nei cinque anni precedenti e che giustifica la rielezione di Zaia.

Questo è il lavoro da fare per il futuro. Per non trovarci tra cinque anni esattamente nella stessa situazione. Finora francamente non è stato fatto nulla per dimostrare che abbiamo capito e vogliamo cambiare metodo. Ma siamo solo all’inizio. Consiglierei a Moretti di concentrarsi su questi aspetti, di organizzare in modo profondamente innovativo l’attività del gruppo, coinvolgendo davvero energie presenti nel partito, nella società civile, nelle forze sociali, negli intellettuali. Per costruirlo questo progetto, lasciando stare il tema della campagna elettorale.

P.S. Non è che mi piaccia molto criticare gli altri, avendo ben conosciute le difficoltà delle leadership tendo sempre a giustificare gli errori, ma siccome le cose che qui ho scritto molte le pensano senza dirle pubblicamente occorre che ci sia qualcheduno che le dice. Per il bene del partito e del nostro capogruppo.

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4 commenti

  1. Paolo Batt
    24 luglio 2015

    Caro Giaretta, premesso che in genere trovo le tue prese di posizione serie, intelligenti, approfondite e non strumentali, non condivido buona parte delle crititiche alla Moretti.
    Specialmente considerando che ripetutamente si è assunta la responsabilità della ( rilevante) sconfitta.
    Io non la avevo votata alle primarie, perchè la vedevo meglio in Europa, ma una volta candidata ho fatto tutto ciò che potevo e che mi è stato chiesto per sostenerla (volontario presso il Comitato di Limena, partecipante a tutte le sue manifestazioni pubbliche, attivista nei gazebo).
    Ho capito subito che l’impostazione della campagna era scentrata, ma ho il fondato sospetto che la mancata reazione critica della Moretti sia dipesa da una timidezza nel contestare l’impostazione data dalla DOT MEDIA che, se non sbaglio, fa (o faceva) parte del cosiddetto “giglio magico” di Renzi. E da sostenitore convinto di Renzi politico, non ho remore a dire che l’uomo evidenzia anche difetti, di cui è la prima vittima, come la scarsa umiltà e propensione all’ascolto. Credo di essermi spiegato, senza dilungarmi oltre.
    Ma, se anche la Moretti si fosse opposta alla strategia elettorale “consigliatale”, che alternative aveva ?
    Farsi supportare dalla “macchina organizzativa” (??!!) del PD ? Quel PD che in un altro intervento tu vedi in “dormiveglia” ed io invece vedo in “coma” (reversibile o irreversibile ?) e renitente alle terapie, nonostante le autorevoli diagnosi praticamente coincidenti ?
    Detto ciò per il passato, la Moretti sta promuovendo attivamente il gruppo da te auspicato, al quale mi sono proposto, con la speranza di potervi trasferire la mia esperienza di ex dirigente ed imprenditore, poco frequente nelle formazioni politiche della sinistra, nella quale spesso il dibattito produce altro dibattito e poca azione.

    P.S.Per collocare meglio il mio punto di vista, informo di essermi iscritto al P.C.I. Nel 1973.


  2. Paolo
    25 luglio 2015

    Caro Pierpaolo ti ringrazio per l’articolato intervento (ed anche per il precedente sulla questione profughi). Mi sembra però che non siamo lontani sull’analisi per il passato. Riconosci anche tu i limiti della campagna elettorale. Certamente non vi è mai una responsabilità solamente individuale e si fa quel che si può con il materiale disponibile. però chi si candida assume onori ed oneri e non può a sconfitta avvenuta accusare altri. Moretti aveva tutto il potere necessario di cambiare l’impostazione della campagna elettorale se non gli piaceva. L’intervista fatta è stata infelice. Ciò che conta però adesso è il futuro. Per quel che riguarda le responsabilità personali di Alessandra dimostrare la qualità del lavoro di capogruppo, guidare in modo innovativo e creativo la presenza istituzionale del PD in Regione. Coinvolgendo tutte le energie disponibili. Non credo che serva molto l’organizzazione di una corrente degli amici di Alessandra Moretti. Servirebbe ad aggiungere confusione a confusione.


  3. Paolo Batt
    25 luglio 2015

    Grazie per cortese il riscontro. Sperando di non essere noioso e petulante, ripeto che la Moretti forse non ha avuto il coraggio di cambiare l’impostazione della campagna per due motivi: lo “spin doctor” era stato consigliato da Renzi e l’alternativa di affidarsi al Partito non era affatto rassicurante. Quanto al gruppo in via di costituzione, non mi risulta sia una corrente di amici di Alessandra Moretti (alla sua riunione padovana era presente anche Piero Ruzzante) , ma un gruppo che vuol coprire spazi lasciati (colpevolmente) aperti da altri.


  4. Paolo
    27 luglio 2015

    caro Pierpaolo, staremo a vedere, ora moretti ha gli strumenti per agire e vedremo i risultati. Buon lavoro


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