Bit: chiacchiere o lavoro serio?

Pubblicato il 23 settembre 2015, da Realtà padovana

Il Mattino di Padova, 22 settembre 2013

“Trasformeremo Piazza Insurrezione nel nostro Covent Garden” dice il Sindaco Bitonci. Io dico: bene, finalmente il Sindaco rinuncia ad insultare chi non la pensa come lui, a distruggere le eredità positive che ha ricevuto, a enfatizzare paure e chiusure per nascondere il fallimento sui temi della sicurezza. Finalmente parla del possibile futuro della città.

Lasciamo stare il Covent Garden. Quello di confrontarsi con strutture esistenti in megalopoli è un vizio provincialistico che è piuttosto diffuso, e non è Bitonci il primo (negli anni ’50 i politici parlavano di Padova come Milano del Veneto…). Ma il grande Mercato Coperto del Covent Garden, che risale alla metà del XIX secolo ha dimensioni e funzioni che non c’entrano con Padova. Basta pensare che ha il più grande Apple Store del mondo, che vive di grandi teatri per la lirica e la prosa, ecc. Se proprio dobbiamo fare un paragone con una grande piazza coperta non occorre andare lontano. Il nostro Salone è esattamente questo, e per questo suscitava l’ammirazione di Goethe durante il suo Viaggio in Italia.

Comunque guardiamo alla sostanza, che è quello di valorizzare esteticamente funzionalmente un grande spazio che lambisce la parte più monumentale del centro e che potrebbe ospitare funzioni che arricchiscono il nostro centro storico, ne allargano le dimensioni, per non concentrare funzioni eccessive solo tra Liston e piazze storiche. Uno spazio che ha una sua monumentalità, un esempio cospicuo di architettura razionalistica (e si capisce quanto difficile sarebbe l’inserimento di una copertura). C’è la piazza vera e propria, c’è la Galleria Borromeo che non è mai decollata veramente, c’è il piano terra della Camera di Commercio che potrebbe costituire già una piazza passante e coperta. Un’idea da tempo avanzata da un bravo professionista padovano, l’arch. Giorgio Carli. Su cui l’amministrazione Rossi aveva cominciato a riflettere. Tema affascinante (a me almeno piace) ma i problemi sono molti: urbanistici, monumentali, di viabilità, di sostenibilità finanziaria.piazza_2

Ad esempio incominciamo dal parcheggio. Perché un parcheggio di sostegno diretto al Centro Storico ci vuole, magari caro, ma comunque un punto di appoggio è necessario. Foro Boario è stato avvicinato al centro dal tram e anche la Prandina se sarà recuperata dal comune potrà fornire spazio di parcheggio, ma sempre occorrerebbe un collegamento veloce (se il Sindaco non avesse cassato il tram…). Il parcheggio potrebbe andare sotto, con grande giovamento per l’estetica della città. Cosa tentata quando ero Sindaco io (pensate quanto tempo fa). Avevamo trovato un realizzatore, forme di assicurazione contro il rischio archeologico. Trovammo l’assoluta opposizione della Soprintendenza. Non ci fu nulla da fare. Credo che fosse una posizione molto ideologica. In parte per reperti che potevano esistere (ma mai mi si dimostrò l’esistenza di possibili ritrovamenti tali da impedire uno scavo con le necessarie tutele), in parte per la campagna contraria fatta da movimenti ambientalisti che semplicemente non volevano il parcheggio in Piazza Insurrezione. Come quasi sempre molto ideologici. Perché il parcheggio è restato in superfice, mentre da una ventina d’anni poteva essere in sotterraneo. Ho visto che la soprintendenza ha già messo le mani avanti.

Tuttavia penso che sia giusto lavorare sul progetto. E anche il problema del parcheggio potrebbe essere affrontato con una maggiore disponibilità al dialogo rispetto a 25 anni fa. Perché ci sono parti della piazza sotto le quali non è mai stata rinvenuta traccia di insediamenti.

Considerando il complesso dell’area della Piazza, più i piani terra di Camera di Commercio e Palazzo INPS (in corso di trasferimento) e Galleria Europa, è possibile allestire uno spazio urbano rivitalizzato con funzioni attrattive. Negozi di qualità, spazi per la cultura, ecc. Non solo spritz ma anche spritz liberando le piazze storiche da un eccesso di pressioni. Penso che sia questione di idee prima che di soldi. Ma anche la compatibilità finanziaria avrà un suo peso e bisognerà valutare la fattibilità.

In ogni caso val la pena di provare. Anche con un serio dibattito pubblico. La città si riappropri di questi temi strategici per il suo futuro.

Paolo Giaretta

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