Colosseo: è troppo grossa

Pubblicato il 19 settembre 2015, da Politica Italiana

Chi segue queste mie note sa che non ho mai condiviso l’eccesso di polemica, talvolta inutile, di Renzi nel confronto del Sindacato. Giusto decidere, ma rispettando chi la pensa diversamente.

Questa volta per me Renzi ha pienamente ragione. Dichiarando quello che ha dichiarato sulla vicenda della chiusura del Colosseo e provvedendo con un decreto legge a dichiarare i musei e i beni culturali come servizi essenziali.

E trovo veramente patetica la reazione della Camusso, che ritiene che così si neghi la democrazia. Ci si ferma ad un mondo che non c’è più. Il turismo è la vera miniera dell’Italia e si pensa di trattarlo come qualsiasi altro ufficio pubblico. Ripassi, prego. Ma il turismo oggi non funziona così, specie per le maggiori attrazioni turistiche, il più delle volte sono visite organizzate, dentro un programma preciso. Chiudere inaspettatamente quello che magari è l’obbiettivo principale di un viaggio può significare dover saltare quella visita. Facendo un danno enorme all’immagine Italia, perché se chiude il Colosseo, gli Uffizi, Pompei, Palazzo Ducale la notizia fa il giro del mondo.

Possibile che il Sindacato non lo capisca? Che così si fa un danno ai lavoratori? In passato il Sindacato è stato grande perché ha saputo collegare le rivendicazioni di settore agli interessi generali. Qui degli interessi dei cittadini non c’è traccia, non interessa. Non dovrebbero servire norme, dovrebbe essere l’autoregolamentazione dei lavoratori a comprendere che non è possibile fare assemblee nell’orario di apertura di grandi beni culturali.colosseo

Ci sono molti problemi nel settore dei beni culturali: risorse scarse, eccesso di precariato, ritardi nei pagamenti, ecc. Ma una parte di questi problemi stanno proprio in una autodifesa dello status quo. Guai a cambiare. Quando qualche anno fa si introdusse (Veltroni ministro) un ingresso eccezionale di forze giovani nel sistema (i precari dei beni culturali) il sindacato invece di rappresentare questi interessi, risorse giovani che avrebbero potuto dare molto, ha fatto di tutto per ostacolarli, ottenendo infine un demansionamento che li ha equiparati a custodi, perché non si deve far carriera per merito ma per anzianità. Non parlo delle sovraintendenze, in cui spesso chi dirige può essere (può, ma non è detto) un uomo di cultura ma non sa farsi minimamente carico dei problemi di un uso efficiente delle risorse umane, del riconoscimento del merito, di innovazione nell’utilizzo dei beni, di promozione di forme nuove di fruizione, ecc.

Sempre sbagliato generalizzare ma questi sono problemi presenti. Mi piacerebbe, come è stato in molti momenti forti del passato, un sindacato capace di essere agente di trasformazione, non  di conservazione di storture. Comprendendo che il previlegio di avere un posto fisso, di lavorare anche in un settore molto gratificante può ben portare a dire che le assemblee sindacali, quando necessarie, possono essere anche tenute fuori dall’orario di apertura dei monumenti. E a conferma che chi sta a capo non sempre è all’altezza se è vero che l’assemblea è stata comunicata al Sovrintendente al Colosseo mi domando perché costui abbia considerato la cosa normalissima, senza prendere alcuna iniziativa. E’ questa l’Italia da cambiare: chi si rassegna, chi si adegua, chi accetta anche le cose più inverosimili perché si è sempre fatto così. Senza capire che intanto la sensibilità collettiva è profondamente cambiata.

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6 commenti

  1. luca
    19 settembre 2015

    L assemblea era organizzata dal 11 settembre e il soprintendente avvisato. Mi sembra che ci sia un tentativo ben organizzato di screditare il sindacato (vedi altre precedenti dichiarazioni compreso squinzi) e che il governo abbia approfittato di questo episodio.se si vuole rivedere il tema dellavoro edei suoi diritti almeno si sia onesti e lo si dica. Non si usino questi mezzucci.


  2. STEFANO
    19 settembre 2015

    Scusa Paolo. Ma a me sembra che il problema non sia il ruolo del sindacato, quanto la decisione di quei lavoratori che non essendo stati pagati come previsto hanno deciso di riunirsi. Molto semplicemente. Chi di dovere aveva tutto il tempo di risolvere la questione e conseguentemente l’assemblea sarebbe stata revocata. Chi di dovere invece probabilmente non si è interessato al problema. Trovo che il premier ed il ministro avrebbero dovuto pensare qualche minuto in più prima di spararla così grossa. Come sempre l’impulsività non porta a nulla e lascia sempre cocci. Se io fossi un lavoratore del Colosseo oggi sarei decisamente incazzato e sicuramente un’ora in più, oltre quelle previste, ti assicuro che non la farei.
    In conclusione mi sembra che il problema sia molto concreto e poco ideologico. Il lavoratore è disponibile a lavorare di più, le ore in più si pagano. Quindi chi di dovere deve investire nella cultura, a cominciare dal rispettare gli impegni con chi lavora in quell’ambito.


  3. Rosanna
    19 settembre 2015

    Concordo pienamente con il pezzo. E se anche fossero stati avvisati, bisogna guardare nel complesso è non il singolo episodio. Se non sono in assemblea, sono in sciopero, se non sono in sciopero, sono ammalati…. Ma gli italiani che pensano che si sia contro il sindacato o contro i lavoratori perché si dice che quando è toppo è troppo, Sono gli stessi che quando vanno all’estero apprezzano l’organizzazione, la disciplina, il senso civico, di questo o quel paese. Vi prego basta, quando è troppo è troppo.


  4. Paolo
    19 settembre 2015

    Se riteniamo i beni culturali un servizio essenziale per l’Italia, la sua economia, la sua immagine si applica anche a questo settore le regole (che non sono negazioni di diritti ma regole) che già sono applicate ai lavoratori della sanità, dei trasporti, ecc. Non vedo perchè un tranviere le deve accettare ed un custode di un museo no.


  5. Paolo
    19 settembre 2015

    Io non discuto delle ragioni dei dipendenti, che ci sono. Discuto sulla efficacia della propria azione. Sul vivere in un mondo separato in cui non si misurano gli effetti delle proprie azioni sindacali. Con queste forme di protesta troveranno solidarietà nei cittadini, troveranno maggiore ascolto per le loro ragioni? Evidentemente no e passano dalla possibile ragione ad un torto certo. Poi il discorso è molto complesso. Conosco abbastanza il settore. Ci sono enormi disparità di carichi di lavoro, pochissimo riconoscimento nel merito e il sindacato ha svolto spesso un ruolo di difesa non dei diritti ma dell’indifendibile, a tutto danno dei lavoratori che vorrebbero veder riconosciuto merito, iniziativa, creatività. Chi si da da fare (e il settore museale è uno dei quelli che avrebbe molto bisogno della creatività) disturba.


  6. Giorgio
    20 settembre 2015

    Io credo che in italia si parli troppo di diritti che sono sacrosanti , ma troppo poco di doveri che sono essenziali x costruire le basi. Le riunioni sindacali si fanno fuori dal orario di lavoro. Fosse x me metterei una multa a tutti x mancato introito.


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