Comunisti e fagioli: Sindaci o Zelig?

Pubblicato il 30 settembre 2015, da Realtà padovana

Ci dovrebbe essere un limite dato dal buon senso e dal buon gusto nel dibattito pubblico. Specie se chi lo provoca ha importanti responsabilità istituzionali. Ma il Sindaco di Padova posta che gli hanno detto che hanno visto l’ex Sindaco di Padova aggirarsi sulla rotonda della Stanga frenando ed accelerando nell’intento di creare distubo al traffico. Ha ragione Dario Vergassola a dire che è invidioso della creatività della battuta. Il problema è che che il Sindaco non è un battutista, pagato per fare battute. E comunque si pone un problema serio. La creazione di un circuito informativo in cui i media inseguono i social, in cui scompare completamente una informazione basata sull’accertamento della verità dei fatti. Almeno fossero verosimili. Ora non c’è più neppure la verosimiglianza perchè francamente l’immagine di Zanonato che invece di andare a Bruxelles fa la gimkana attorno al fagiolo della Stanga potrebbe far parte di uno spettacolo comico e non certo di quella dei fatti verosimili. E i media (sono media perchè sono mediatori dell’informazione) non dovrebbero limitarsi a registrare le battute di questa natura senza farsi carico dell’accertamento della verità, sanzionando chi la verità la disprezza. Ivo Rossi ha preparato un testo mandato ai media che ho sottoscritto.

Il like che ci trasforma da cittadini in scalmanati ultras  

In passato i comunisti erano considerati dei pericolosi mangiatori di bambini. Ora, cambiati i tempi, si limiterebbero a girare come dei pazzi attorno ai fagioli. Ci sarebbe stato da sorridere alla lettura del post messo in circuito domenica attraverso i social media,  se non fosse per il ruolo dell’autore, non un volgare manutengolo ma la massima autorità cittadina, sempre più quotidiano protagonista di scontri artificiali, che di volta prendono di mira, non sul piano politico ma personale, chi l’ha preceduto. Ormai il confronto è stato sostituito dall’insulto. Miserabili insinuazioni prive di fondamento vengono fatte girare come il venticello della calunnia. Comportamenti aggressivi, conditi da un linguaggio sguaiato e burino, che tanto piacciono ai fans, hanno sostituito il confronto e il rispetto umano verso l’avversario. Si sbaglierebbe a pensare che tutto ciò faccia parte del folclore o sia frutto di disturbi della personalità. La reiterazione lascia intravedere una lucida quanto cinica strategia. Questa presuppone che più che un impegno verso le opere (che mancano) occorra ingaggiare continuamente fangose baruffe padane con l’avversario fino al suo annientamento, usando tutti i mezzi, quelli leciti e quelli illeciti. Basti a questo proposito ricordare il falso documento a firma del prefetto Impresa, fatto circolare a un giorno dal voto, o le voci, scientemente organizzate e fatte girare, attribuenti all’avversario l’onta di un inesistente etilismo, oppure l’insensatezza della presunta origine Rom della moglie. zelig

Insomma siamo oltre l’immaginabile, un comportamento lucidissimo ad uso dei plaudenti seguaci. Questa moderna barbarie rimarrebbe confinata ad una platea di seguaci del like, se il nostro non avesse la certezza che immancabilmente qualche mezzo di informazione non la riprendesse, perché l’ha detta lui. Così il corto circuito scatta regolarmente, portando la città a discutere non del suo futuro ma di ciò che si lascia intravedere attraverso il buco della serratura del pettegolezzo. In questo senso, bisogna dirlo, il nostro dimostra una lucida capacità di condurre l’informazione (essa stessa, in particolare le pagine online, alla ricerca di like da spendere sul piano commerciale), su un terreno in cui i fatti non costituiscono più un metro di giudizio, ma fatti soppiantati dalle opinioni, da insinuazioni e maldicenze, che anche qualora siano oggetto di replica o di smentita, comunque hanno già sortito l’effetto di insinuarsi come un venticello nella testa dei più deboli e dei meno avveduti. E’ allora che per l’autore la missione può considerarsi compiuta. Se tutto ciò che si dice diventa plausibile, ovviamente fingendo di riferire cose sentite da altri (nel caso del fagiolo da solerti agenti municipali) possiamo immaginare gli effetti se questa modalità si consolidasse: prima o poi si finirebbe per raccontare di incontri borderline con transessuali da parte di esponenti pubblici attuali o passati, oppure di approcci lungo le strade del vizio o di chissà quali rapporti equivoci…

Per questo vogliamo immaginare una stampa ancora orgogliosa del proprio ruolo, ben diverso dal semplice resoconto di ciò che dichiara Tizio o Caio, una stampa portatrice di una sorta di missione civile in cui la narrazione è orientata a far capire i fatti che ci circondano con la consapevolezza di rappresentare una funzione di garante rispetto agli eccessi del potere, e se necessario anche dell’opposizione.

Le vicende di questi giorni obbligano dunque tutti gli attori cittadini ad una riflessione profonda sulla pericolosa mutazione in atto e a chiedersi se non valga la pena richiamare tutti al ritorno ad un confronto fondato sul rispetto delle persone: antidoto alla barbarie e all’impoverimento delle nostre relazioni cittadine. In questo senso i mezzi di informazione possono giocare un ruolo civile importante, così come lo deve fare la parte responsabile della politica. Diversamente diventerà tutto un like, di cui i social media sono strapieni, destinato a trasformarci da cittadini consapevoli in stupidi quanto scalmanati ultras.

 

Ivo Rossi

Paolo Giaretta

 

 

 

 

 

 

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