Sindaci tornate a Giorgio Lago

Pubblicato il 10 settembre 2015, da Politica Italiana

Venezie Post, 10 settembre 2015

Ma sta forse nascendo un nuovo partito dei Sindaci? Quello che ha cercato testardamente di promuovere Giorgio Lago, l’inguaribile riformista?

C’è certamente un nuovo protagonismo dei Sindaci. Nel vuoto delle identità politiche, in una certa carenza di articolate leadership nazionali, c’è un protagonismo nei territori. Sindaci che bucano i media. Però un protagonismo comunicativo più che amministrativo. Così a Venezia Brugnaro regge il confronto (locale, tra il popolo veneziano) con l’icona pop Elton John, che si fa distinguere per la maleducazione tipica del miliardario di successo, a Padova Bitonci vorrebbe affrontare i problemi della sicurezza con ordinanze monstre, tutte illegittime e tutte cassate dal TAR, ma l’importante è facciamo finta che (copyright Cochi e Renato). Non manca qualche sindaco periferico che per avere l’onore delle cronache annuncia (solo annuncia, naturalmente) i più improbabili esperimenti: la tassa sui gay (ma come farà ad accertarne la condizione, almeno il fascismo si accontentava dei celibi).

Insomma, qualcosa di molto diverso dall’idea che aveva Giorgio Lago scrivendo la famosa Lettera aperta ad un Sindaco del Nord Est nel settembre 1995: “Caro signor sindaco, eletto finalmente con l’elezione diretta, lei “è” la gente, tutta, anche chi non l’ha votata o le ha votato contro. Non ha bisogno di altre investiture per rappresentare la spinta delle riforme di un’area europea come il Nord Est…Servono proposte precise, iniziative di massa, disegni di legge, una visione unitaria.” Con il federalismo come leva per riformare lo Stato, non contro Roma, ma per trasformare positivamente lo Stato. O anche da come si presentava al Consiglio Comunale di Padova nel lontano 1961 il mitico Sindaco Cesare Crescente, rieletto per la quarta volta (ed alla fine avrebbe fatto 23 anni di sindacatura): “La fiducia popolare ci ha chiamati a far parte di questo Consiglio non per offrirci una palestra per le dissertazioni spesso vane ed inconcludenti su temi di propaganda politica…ma soprattutto perché si ricerchi insieme il modo di servire la collettività comunale”.lago1

Perché il punto è questo. Per avere una robusta soggettività (di cui c’è molto bisogno) occorre che i sindaci vadano oltre le dispute dei tweet. L’elezione diretta consegna quello che diceva Lago: una rappresentanza piena da utilizzare per innovare profondamente. Perché questo è lo spazio che oggi dovrebbero riempire i Sindaci: poteri statali più deboli, regionalismo in crisi, minori risorse. Pur essendo anche il consenso dei sindaci in calo, restano pur sempre le istituzioni nei cui confronti il giudizio è meno ingeneroso. Devono accontentarsi di un modesto 29% di fiducia secondo le indagini di Ilvo Diamanti, perdendo in 10 anni oltre dieci punti. Restano pur sempre le istituzioni pubbliche più in avanti e sappiamo poi che uscendo dal giudizio generale il cittadino nei confronti del sindaco del proprio comune esprime quasi sempre un indice di fiducia molto più alto. Occorrerebbe approfittarne per mettere in atto azioni coraggiosamente riformatrici, esempi di buone pratiche con positivi effetti imitativi. Come produrre beni comuni a costo inferiore, come semplificare la vita al cittadino, come organizzare meglio i territori con forti azioni cooperative.

Potremmo prendere esempio dal passato. Mentre lo Stato centrale realizzava (molto rapidamente) l’Autostrada del Sole, aprendo nel 1959 il primo tratto Milano Bologna, gli enti locali veneti e lombardi non aspettavano lo Stato, organizzavano una propria società e nel 1962 fu aperta al traffico la tratta autostradale Brescia Padova. In concessione dello Stato certamente, ma con il sistema locale protagonista.

Ora non è che manchino buonissimi esempi di azioni amministrative innovative da parte di comuni veneti. Magari fanno meno notizia delle sciocchezze, ma ci sono. Però restano appunto esempi, fuori da un collegamento organico, una visione coordinata. Che era il sogno di Giorgio Lago, che ammoniva nella lettera che da soli i sindaci contavano poco o nulla, ma mettendosi insieme, oltre le appartenenze politiche, avrebbero contato molto, in Regione e a Roma.

Io guarderei ad esempio con attenzione al lavoro che sta svolgendo Achille Variati. Sindaco e Presidente nazionale dell’Unione Province. Per trasformare una riforma incompiuta in uno strumento di riorganizzazione complessiva del governo del territorio, con i Sindaci protagonisti, ma protagonisti dentro una rete con un disegno condiviso. Ma ancora una volta dobbiamo domandarci: e dov’è il soggetto Regione, che avrebbe molti poteri e molte responsabilità in materia?

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