C’è Sindaco e Sindaco

Pubblicato il 12 novembre 2015, da Realtà padovana

Il Sindaco di Padova insiste nel negare le sale per lo svolgimento di convegni su argomenti che non gli piacciono. Vedremo le possibili conseguenze penali, perché la gestione pro tempore di beni pubblici non può avvenire con l’arbitrio e senza il rispetto delle leggi. Mi interessano gli aspetti politici. Si tratta di una propaganda anche sciocca. L’ultimo “divieto” riguarda la conferenza di una professoressa (anche parlamentare) Michela Marzano. Che si approccia scientificamente ad un tema che esiste. Non è un libro di propaganda, dovrebbe interessare chiunque vuole approfondire. Anche per contestare. Sarebbe la sede per andare e sostenere le proprie opinioni. Tra l’altro ben pochi si sarebbero accorti di questo convegno, adesso sarà un dovere andarci…

Non si vuole l’uso del cervello. Ora non ci sono precedenti a Padova in regime democratico di rifiuto di uso delle sale pubbliche per motivi di censura ideologica, particolarmente per richieste provenienti da gruppi presenti in Consiglio Comunale. Magari in qualche caso poteva esserci motivo comprovato di ordine pubblico oppure in campagna elettorale si dava la precedenza alle richieste della maggioranza con qualche argomento, ma censura mai.CesareCrescente

Ho trovato un solo tentativo, e risale al 1955, nel pieno di una accesissimo conflitto generato dal processo per i “fatti di Pozzonovo”, in cui si accusò i locali dirigenti del PCI di “corrompere” un gruppo di bambini. Ne ha scritto in modo approfondito il nostro ex assessore Andrea Colasio. Il processo ebbe un eccezionale rilievo e si concluse con l’assoluzione dei dirigenti del PCI. In quel clima il gruppo consiliare della DC, dopo un asprissimo dibattito interno, fece passare un ordine del giorno, a firma del sen. Bettiol: “Il Consiglio Comunale constatato che ancora una volta il Partito Comunista ha manifestato pubblicamente la sua avversione alla Chiesa Cattolica ed ha istigato il popolo all’odio verso il clero con discorsi pronunziati dai suoi rappresentanti in una sala di proprietà del comune, sicuro interprete dei sentimenti cattolici dei cittadini padovani gravemente offesi nella fede religiosa, invita la giunta a deliberare la interdizione per l’avvenire dell’uso del Teatro Verdi, della Sala della Gran Guardia e del Salone della Ragione al partito Comunista ed alle organizzazioni dipendenti”.

Il Sindaco democristiano, il moderato Crescente, era contrarissimo e del resto non procedette neppure alla revoca della concessione della Sala della Gran Guardia, come gli avevano chiesto, per il comizio del PCI che poi avrebbe generato l’ordine del giorno. Fu messo in minoranza. Era un avvocato, e non poteva accettare un ordine del giorno che invitava la giunta a commettere una illegalità. Era un antifascista, ed aveva memoria come il fascismo avesse vietato ogni manifestazione di pensiero anche delle organizzazioni cattoliche in cui Crescente aveva militato. Era un pragmatico, e risolse il problema con semplicità. Non si oppose in Consiglio all’approvazione dell’Ordine del Giorno, con la certezza di essere sconfitto, ma non gli dette mai applicazione. Resistette fermamente alle pressioni che gli giunsero da larga parte del mondo cattolico padovano. Non assecondò l’utilità della propaganda del momento violando un principio importante. Nessuna delibera fu fatta dalla Giunta. Come non ci fosse stato. Questi erano Sindaci.

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , , , ,

1 commento

  1. Paolo Batt
    12 novembre 2015

    Se i miei ricordi di gioventù non mi ingannano, trovo alcune affinità tra Bitonci e Bettiol, che preferiva l’olocausto nucleare al prevalere del Comunismo (sbagliando, almeno perchè dal comunismo si può uscire, mentre dall’olocausto nucleare no)


Scrivi un commento