Rottamazione: se non sei curioso sei noioso

Pubblicato il 26 febbraio 2016, da Pd e dintorni,Realtà padovana

Vedo che purtroppo sui media allignano ancora delle persone del PD cittadino che sono convinti che per fare politica basti sventolare la carta d’identità e invece di lavorare per cercare di rottamare Bitonci si applicano su una pretesa epurazione dei già rottamati, facendo un notevole danno d’immagine al PD. Consiglierei loro di stare sereni: con un po’ di serenità ed equilibrio, la lettura di qualche buon libro e qualche idea sul futuro della città potrebbero rendersi utili. Se restano prigionieri di un rancoroso settarismo e di un arrivismo individualista non andranno da nessuna parte. Sarebbero dei giovani vecchi, che ripercorrono vecchissimi ed usurati tratturi della vecchia politica.

Io mi occupo d’altro. Mi accontento di intrattenere un dialogo con chi ne ha voglia su queste pagine, possibilmente su cose più interessanti e divertenti.

Ad esempio: vogliamo parlare di rottamazione da una angolazione un po’ più seria?

Il grande poeta e saggista Eliot una volta invitò a guardare oltre il provincialismo del territorio, cioè l’idea che il mondo di cui occuparsi sia ristretto entro gli angusti confini dell’immediato circondario. Diceva che c’è un altro tipo di provincialismo, quello del tempo, di quelli che sono convinti che l’unico tempo che esiste è quello che vivono loro. Due atteggiamenti che impediscono di comprendere i grandi flussi della storia.

Renzi ha avuto una straordinaria e felicissima invenzione linguistica usando il termine rottamazione, una parola un po’ inurbana ma che corrispondeva perfettamente allo spirito del tempo: una domanda di discontinuità, di nuovo inizio.

Ma sarebbe molto superficiale ritenere che anche in questo caso “è la prima volta che”, perché il tema del rinnovamento dei gruppi dirigenti ha accompagnato tutta la storia dell’umanità. Ad esempio quando nel I secolo a.c. Quinto Tullio Cicerone scriveva un manualetto per la campagna elettorale del fratello Marco Tullio per la sua elezione al consolato (elezione vittoriosa) lo invitava a ripetersi sempre una specie di mantra quotidiano: “Sono un uomo nuovo, aspiro al consolato, si tratta di Roma”. Aver presente la giusta ambizione, sapere che si tratta di una cosa grande, Roma, il centro del potere, e che la sua forza era essere nuovo. Oppure in tempi molto più vicini, agli albori della Repubblica, Mariano Rumor, allora poco più che trentenne, fonda una rivista con alcuni amici che intitola “Terza Generazione” per dire che è venuto il loro tempo, tocca a loro. Oppure quando De Mita e Forlani, anche loro sotto la quarantina, vogliono far fuori mostri sacri come Fanfani e Moro ( e questa volta vincono i vecchi). Oppure cos’è se non rottamazione l’operazione con cui nel 1976 il quarantaduenne Bettino Craxi in un colpo solo fa fuori tutto il vecchio gruppo dirigente socialista capeggiato da De Martino, rottamando anche tutta una serie di linguaggi, liturgie, posizionamenti politici?

Alfredo Reichlin

Alfredo Reichlin

Se veniamo alla realtà padovana la mia generazione alle soglie dei quarant’anni rottamò la generazione dei Bentsik, però non rivendicando la giovinezza ma combattendo su un’altra visione della città, non solo infrastrutture economiche, ma legami sociali. Del resto questa era l’età degli ultimi sindaci democristiani quando hanno iniziato: Bentsik 38 anni, Gottardo 38, Giaretta 40. Quando è venuto Zanonato ne aveva 43. Solo che in nessuno di questi casi l’età aveva significato: era la capacità di esercitare una leadership, di aprire una fase nuova, anticipare il futuro.

Quindi nihil sub sole novi. Semmai oggi c’è una novità. L’idea che con le persone si voglia rottamare anche il pensiero. Si assuma appunto quel provincialismo del tempo di cui parla Eliot. Conta solo il mio tempo, non ho tempo da perdere con il passato.

C’è alla domenica mattina su RAI 3 una trasmissione intelligente, Quarta età, in cui vengono intervistati grandi vecchi, persone oltre i novanta, che si potrebbe pensare che oltre i ricordi poco abbiano da dire. Invece c’è una inaspettata freschezza di pensiero, una angolazione di chi sa usare la saggezza dell’età per guardare oltre i confini del tempo. C’era l’altro giorno Alfredo Reichlin uno straordinario giovane di 91 anni che con una lucidità, cultura, visione invidiabile pensava al futuro. Ancora oggi scrive articoli e libri straordinari per acume e visione. Da rottamare dall’esistenza? Da non ascoltare? Da disprezzare?

Del resto se guardiamo agli USA attorno a chi si sta combattendo la campagna per le primarie? Donald Trump (ahimè) di anni ne ha 69, Hillary Clinton è una mia coetanea di 68 anni, Bernie Sanders, che sarebbe il più innovativo, e che attira il voto dei giovani, di anni ne ha addirittura 74.

Perciò smettiamola con questa noiosissima storia delle carte d’identità. Essere giovani può aiutare. Potrebbe esserci una maggiore freschezza di pensiero, una maggiore capacità di anticipare il futuro. Ma non è detto. Non è la carta di identità che lo assicura. Sono le prove della vita. Dimostrare che alla prova ci sei. Pretendere di emergere facendo il vuoto è un po’ ridicolo. Se sei vuoto non emergi. Amplifichi il vuoto.

Tocca alle nuove generazioni fare la storia. Assumere le nuove responsabilità. La capacità di conservare curiosità per il pensiero, per comprendere il passato, per utilizzarlo per quello che può dare. Se non si è curiosi si diventa pesantemente noiosi.

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , , ,

5 commenti

  1. Mario
    26 febbraio 2016

    Questo che scrivi è da pubblicare, non solo nel tuo sito. Ciao Paolo.


  2. adina agugiaro
    26 febbraio 2016

    Caro Paolo, come vecchio sei così nuovo,che puoi senza timore inaugurare la generazione del nuovissimo. Il parametro di cui servirti ? La meravigliosa ironìa che fa dissolvere sullo sfondo il pesantissimo noioso cui il falso nuovo rischiava di consegnarci. Andale andale, senatore, finalmente un pò d’aria fresca . Qua son tutti seri… ma che è ?????


  3. Davide Bianchini
    27 febbraio 2016

    Gentile senatore, non conosco le vicende interne del suo partito, di certo però se il capo è un rottamatore con la carta di identità in mano, non si vede perchè in provincia non si debba applicare la medesima regola. Le sue riflessioni sono ben argomentate e pertanto valide. Tuttavia non considera che alla base della richiesta di ricambio generazionale vi sono anche altre motivazioni che vanno ben oltre la data di nascita dei richiedenti.
    Certamente esisteranno nella sua organizzazione alcuni giovani che vogliono semplicemente sostituirsi agli attuali dirigenti per occuparne i posti senza però lavorare, fare la gavetta, senza esprimere quelle doti di leadership e di capacità di lettura del futuro che lei pone alla base di ogni ruolo e carica.
    Ci sono anche persone, forse che mi somigliano, che quando vedono questo o quel politico, non pensano alla sua età anagrafica, ma al fatto che costui antepone gli interessi del suo partito a quelli della comunità che invece dovrebbe rappresentare. La richiesta pertanto non è semplicemente di svecchiare le gerarchie, ma di far ritornare il partito un meccanismo capace di individuare e proporre gli esponenti che meglio rappresentano le istanze sociali di una certa parte della comunità. Oggi le uniche istanze ben rappresentate sono quelle del partito stesso, delle sue economie e della sua sopravvivenza. Va da sè che i più favoriti in questo compito sono i più giovani. Non la tedio oltre anche se volendo potrei continuare a lungo. Confido nella sua curiosità. Con stima Davide Bianchini


  4. Paolo
    27 febbraio 2016

    Cara Adina,
    grazie, ecco nei prossimo giorni scriverò un pezzo per spiegare come ci siamo divertiti con passione e senza seriosità quando avevamo trent’anni facendo politica nella democrazia cristiana


  5. Paolo
    27 febbraio 2016

    Caro Davide condivido le tue osservazioni. E mi secca molto essere trascinato in questo pettegolezzo sui media. perchè io mi sono ritirato davvero dalla “cucina” politica. L’unica vera attività politica che faccio è tenere in vita questo blog, che tuttavia ha parecchi lettori. E come puoi vedere rarissimamente ci sono polemiche rivolte al PD, e quando ci sono sono fatti con spirito costruttivo. per il resto sono contributi, più o meno, utili, per leggere la realtà. E vedo qualche militante del PD che interviene appassionatamente solamente per aspetti polemici e non dice nulla su ciò che scrivo su questo sito. Cosa che non sarei obbligato a fare ma che faccio volentieri, perchè vedo che è gradito


Scrivi un commento