Trivelle, referendum, politica energetica

Pubblicato il 31 marzo 2016, da Politica Italiana

La faccenda del referendum sulle trivelle è una faccenda delicata, da non sottovalutare. Che ci sia nel PD, come negli altri partiti, una divisione è un fatto. Il problema è che la divisione non riguarda solo i gruppi dirigenti (per alcuni No Triv significa no Renzi) ma incrocia sensibilità differenziate dei nostri elettori, per una parte non trascurabile dei quali l’orientamento di votare sì ha a che fare con sensibilità di tutela dell’ambiente, di una idea diversa di sviluppo, ecc.

In questi casi l’unica cosa da fare è parlarne. E illustrare il merito. Perchè il referendum è una occasione di partecipazione ma non sempre chi lo propone ne illustra davvero la sostanza. Io non andrò a votare, essendo ben cosciente che molti dei miei compagni di partito la pensano diversamente, e qui espongo i motivi.

Credo che sia capitato a tutti parlando dell’argomento avvertire che la maggior parte degli interlocutori pensa che votando sì si impedisca ogni nuova trivellazione nel mare e così facendo si eviterà di dover vedere le immagini di spiagge animali piante ricoperte dalla marea nera del petrolio. Naturalmente non è così. Ed il primo punto da chiarire è questo.

Qualsiasi sia il risultato del referendum nessuna nuova trivellazione può essere ammessa entro le 12 miglia marine (sono circa 20 km.!) e la grandissima parte delle 92 piattaforme esistenti riguarda l’estrazione del metano, la fonte fossile meno inquinante che ci sia. Inquinamenti massivi da petrolio possono venire solo da incidenti riguardanti le petroliere.Offshore Oil Rig Drilling Platform

L’unico effetto del sì al referendum sarebbe che l’estrazione, che può avere una durata massima con tre proroghe di cinquant’anni, terminerebbe allo scadere della concessione anche se il giacimento potrebbe essere ancora attivo. Se resta la nuova norma i giacimenti potranno essere coltivati fino all’esaurimento. In ogni caso anche se passasse il sì l’attività estrattiva proseguirebbe per un bel numero di anni: secondo i dati del Ministero dello Sviluppo le prime concessioni scadrebbero tra due anni, le ultime nel 2034…

Come è noto l’Italia è un paese che deve coprire il suo fabbisogno energetico comprando largamente all’estero. Il metano estratto dalle piattaforme copre tra il 3 ed il 4% del nostro fabbisogno. Poca cosa, ma meglio di niente. Anche perché non si può essere ambientalisti da cortile: se non estraiamo noi chiediamo ad altri paesi di estrarre di più. Rinunciamo anche a questa piccola quota? 2/3 del nostro fabbisogno di metano arriva da Algeria e Russia. Abbiamo visto cosa potrebbe succedere con una destabilizzazione globale del Medio Oriente e la riapertura di uno scontro con la Russia.

I sostenitori del sì sostengono che bisogna investire molto sulle rinnovabili. Giusto, ed è quello che l’Italia ha fatto. In pochissimi anni, dal 2004 al 2015, la quota dei consumi di energia coperta dalle rinnovabili è passata dal 6,3% al 17,3%, raggiungendo in anticipo di quattro anni la quota assegnata all’Italia dalla Commissione Europea. Ci sono paesi europei che hanno quote superiori, ma nessuno ha avuto una crescita così impetuosa, grazie ai costosi incentivi impostati dai governi di centro sinistra. Bisogna proseguire, ma senza far finta di non sapere che l’incentivazione è costosissima per i cittadini, che a parole tutti sono favorevoli ma poi arrivano i no per i parchi eolici perché rovinano il paesaggio, anche quello marino, il no ai rigassificatori per consentire l’acquisizione del metano senza il vincolo dei gasdotti, il no all’idroelettrico, ecc. E prima o poi bisognerà fare i conti di cosa costerà lo smaltimento di milioni di metri quadrati di pannelli fotovoltaici, che hanno una vita utile piuttosto breve. Parecchio è stato fatto per incentivare il risparmio energetico per abitazioni ed attività produttive. Si può fare di più, perché il risparmio energetico è la terza fonte a cui attingere.

Anche l’argomento della difesa del paesaggio per valorizzare le capacità turistiche del paese è un argomento poco fondato, innanzitutto perché nessuna nuova trivella è possibile e purtroppo ben altre sono state la manomissioni del territorio costiero. A questo proposito va detto che la massima concentrazione delle piattaforme è lungo le coste adriatiche in particolare dell’Emilia Romagna, come noto una delle coste a più alta attrattività turistica e con il più elevato numero di bandiere blu che attesta la qualità del mare. Le piattaforme non hanno in alcun modo danneggiato l’attività turistica.

Ricordo poi che il referendum non è stato indetto dal basso con la raccolta di firme ma è stato proposto da un certo numero di Regioni: i quesiti iniziali erano più numerosi e riguardavano più i rapporti di potere tra Stato centrale e regioni che le questioni ambientali. La maggior parte dei quesiti sono decaduti proprio perché nel frattempo l’intesa Stato Regioni ha modificato le norme iniziali.

Infine: è contrario ai buoni principi della democrazia l’invito a non andare a votare? Quando l’art. 48 della Costituzione afferma che l’esercizio del voto è un dovere civico? Anche qui cerchiamo di andare oltre i luoghi comuni. E’ la legge sul referendum che esplicitamente fissando un quorum (che non esiste per le votazioni politiche ed amministrative) offre al cittadino tre possibilità: votare sì, votare no o non andare a votare, ritenendo preferibile che l’argomento per la sua natura venga definito dal Parlamento. Per cui la non partecipazione al voto è una scelta pienamente legittima da parte del cittadino e va rispettata tanto quanto l’espressione di un sì o un no. Certamente opportune sono le modifiche introdotte con le riforme istituzionali, per cui in futuro il quorum sarà pari alla metà dei votanti alle ultime elezioni politiche, ma anche in quel caso la scelta del non voto sarà una opzione lasciata al cittadino.

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6 commenti

  1. Sabrina Di Napoli
    31 marzo 2016

    Io ancora non ho capito perchè, se hanno regolato cinque questioni su sei, non hanno regolato anche questa. Forse perchè avendo vietato le trivellazioni a meno di dodici miglia dalla costa, il cvalore del referendum viene ampiamente svuotato. Manca solo la regolazione di una concessione per quelle esistenti. Una decisione che il governo non ha voluto prendere. Certo è che , onorevole, concedere lo sfruttamento dei giacimenti “sine tempore” non è questione ambientale, è questione burocratico-amministrativa. E il fatto che si sia voluta mantenere inalterata questa cosa, pur ponendo un limite per i nuovi giacimenti, non è cosa che riguarda la politica energetica è qualcosa che evidenzia che di fatto si è perpetrato un abuso. Un enorme abuso. Per questi motivi andrò a votare, non voterò si per l’irrilevanza della questione, ma farò quorum, per rispetto di chi un’idea ce l’ha e vuole sostenerla.


  2. Sabrina Di Napoli
    31 marzo 2016

    Io ancora non ho capito perchè, se hanno regolato cinque questioni su sei, non hanno regolato anche questa. Forse perchè avendo vietato le trivellazioni a meno di dodici miglia dalla costa, il valore del referendum viene ampiamente svuotato. Manca solo la regolazione di una concessione per quelle esistenti. Una decisione che il governo non ha voluto prendere. Certo è che , onorevole, concedere lo sfruttamento dei giacimenti “sine tempore” non è questione ambientale, è questione burocratico-amministrativa. E il fatto che si sia voluta mantenere inalterata questa cosa, pur ponendo un limite per i nuovi giacimenti, non è cosa che riguarda la politica energetica è qualcosa che evidenzia che di fatto si è perpetrato un abuso. Un enorme abuso. Per questi motivi andrò a votare, non voterò si per l’irrilevanza della questione, ma farò quorum, per rispetto di chi un’idea ce l’ha e vuole sostenerla.


  3. Giovanni
    31 marzo 2016

    Condivido in pieno le tue riflessioni e anch’io non andrò a votare.


  4. Ignazio Convertino
    1 aprile 2016

    In tutto il mondo si abbandonano progetti di nuove esplorazioni e trivellazioni a causa delle bassissime quotazioni del greggio e del metano. L’ultima notizia viene dalla vicina Croazia dove il nuovo premier, Tim Oreskovic, ha annunciato una moratoria nell’Adriatico. Anche alcune società che volevano esplorare i nostri mari hanno fatto marcia indietro. Il referendum sulle trivellazioni, pur nei tempi strettissimi concessi, può rappresentare un’occasione per analizzare l’evoluzione del mondo dei fossili e per riflettere sulla debolezza della nostra politica energetica, sulle scelte da fare e sugli investimenti da evitare. Leggi tutto l’articolo: http://www.qualenergia.it/articoli/20160321-referendum-votare-s%C3%AC-non-farsi-sfuggire-un-occasione


  5. Ignazio Convertino
    1 aprile 2016

    Con un referendum ad hoc, il 17 aprile 2016, siamo invitati a esprimere il nostro parere sull’apertura dello spazio marittimo alla ricerca ed estrazione di idrocarburi. La stampa ne parla molto poco e ciò non sorprende; altre sembrano essere le questioni che appassionano l’opinione pubblica. Ma a ben guardare l’appuntamento può essere un momento significativo per manifestare le nostre preferenze sulla direzione verso cui spingere il Paese, schiacciato dall’incapacità di rinnovarsi e di generare opportunità per i propri giovani. Leggi tutto l’articolo: http://www.rivistailmulino.it/news/newsitem/index/Item/News:NEWS_ITEM:3149


  6. Paolo
    1 aprile 2016

    sono assolutamente convito che si necessario lavorare per un mondo meno energivoro ed in cui le fonti rinnovabili acquisiscano un peso crescente. Nella mia breve esperienza come sottosegretario di Bersani ho lavorato in questa direzione: provvedimenti per il risparmio energetico (incentivazione ristrutturazioni edilizie finalizzate al risparmio energetico, riconversione motori elettrici, incentivazioni fotovoltaico, ecc.) Tuttavia di tutto il fossile il metano è la fonte più pulita. Qui non si prevede nessuna nuova prospezione o apertura di nuovi pozzi ma semplicemente l’utilizzo di quelli esistenti


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