Oltre il Brennero

Pubblicato il 29 aprile 2016, da Nel Mondo

E’ preoccupante essere d’accordo con Salvini? Direi di sì, ma una tantum può capitare. Mi è capitato di condividere la sua affermazione quando, commentando i risultati del primo turno delle elezioni austriache, ha detto che è semplicistico giudicare i risultati con il metro del razzismo. E’ così. Quando si ha un consenso così largo ed una sconfitta così grave dei partiti (popolari e socialdemocratici) che in tutti questi anni hanno costituito l’ossatura della democrazia austriaca bisogna andare oltre nell’analisi.

Certamente hanno pesato sul risultato i voti di elettori dichiaratamente razzisti e, molto di più quelli di elettori xenofobi. Ma il fenomeno è più complesso. Conta di più una ondata emotiva di paure irrazionali. Le incertezze del futuro. Con il crollo delle certezze che avevano accompagnato un cammino di crescita. Ricordiamo che per l’Austria il dopoguerra è stato segnato per lunghi anni da una occupazione da parte degli alleati e viene da una storia che accresce le frustrazioni: da grande potenza imperiale a nazione marginale, che ha dovuto scontare gli errori della prima metà del novecento, più dell’Italia. Incertezze sullo stato del benessere, sull’occupazione, in genere su un futuro che non si sa bene quale sarà. Vale per l’Austria, vale per noi, per tanti paesi del mondo occidentale. Il tutto condito dalla pervasività di una informazione globale sempre ansiogena, sempre enfatizzatrice di ogni problema, interno e globale. Difficilmente positiva.

Con la crisi delle grandi agenzie educative del passato (grandi partiti popolari, sindacati, le stesse Chiese) l’opinione pubblica si forma emotivamente sulle notizie del giorno. Su questo sistema ansiogeno. E tende alla illusione verso chi nega l’esistenza del problema, o meglio promette che possa essere rimosso con facilità, basta volerlo. E’ una opinione pubblica che tende a rimuovere il concetto di responsabilità ed affidarsi a chi promette la strada più facile. Perchè se si volesse sarebbe facile constatare che chi promette di risolvere le questioni con i muri racconta una grossa bugia. Gli Stati Uniti hanno fatto una barriera di qualche centinaio di chilometri al confine con il Messico e si sa lì i poliziotti sparano con facilità. Nonostante questo negli stati del sud degli Usa ormai la lingua prevalente è diventato lo spagnolo. Non conta la realtà, conta l’illusione che ci costruiamo per esorcizzare le nostre paure. Vedremo come reagirà il popolo austriaco al ballottaggio, ma questa tendenza è una tendenza che riguarda tutta l’Europa (e non solo, vedi il successo di Trump) e occorre che la sinistra sia capace di affrontarla senza semplificarla. Non sarà una cosa passeggera.brennero

C’è un secondo insegnamento che ne possiamo ricavare. Il crollo dei due partiti, i socialdemocratici ed i popolari, che in alternativa o anche insieme, hanno retto la politica austriaca dal dopoguerra ad oggi. Incapaci di arrivare al ballottaggio. Vuol dire che non sono riusciti a gestire il cambiamento. Ora siamo sempre abituati a parlare male della politica italiana, non parliamo poi delle autocritiche a sinistra. Però il Partito Democratico (e l’Ulivo prima) è stata una risposta innovativa al mutamento delel condizioni politiche generali. Siamo stati capaci di farlo. Perdendo magari per strada, per resistenze conservatrici, la spinta riformatrice. E forse anche a destra il berlusconismo, con tutto ciò di negativo che ha portato, ha comunque impedito finora il formarsi di una destra radicale, che oggi vede uno spazio e si conforma ad una destra radicale europea fuori dalle famiglie politiche tradizionali. Regge (fino a quando?) il popolarismo tedesco.

Del resto se vediamo bene ciò che sta succedendo in USA è in qualche modo simile, pur tenendo conto della natura profondamente diversa dei partiti americani: ma lì a destra Trump si impone e scavalca le strutture del partito, dando una nuova rappresentanza ad una destra radicale e populista, finora minoritaria, a sinistra (con un partito più strutturato) vince Hillary ma Bernie da voce ad un ampio elettorato che va molto oltre i confini tradizionali dei democratici. Avremmo anche potuto assistere ad una sfida tra due outsiders, scelti fuori dalle burocrazie dei partiti tradizionali.

Perciò questo PD coltiviamolo, teniamocelo caro. Ha bisogno di più innovazione, non di passi indietro per poter affrontare l’ondata populista e spaventata che è già presente.

 

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