Nuovo ospedale: per i padovani o per i maneggi di politici e speculatori?

Pubblicato il 13 giugno 2016, da Realtà padovana

Sulla vicenda Ospedale di Padova e sui suoi retroscena oscuri molto sta venendo fuori sulla stampa, grazie anche alla determinazione di Ivo Rossi. Nel merito non aggiungo molto, su www.ivorossi.it si trova tutta la documentazione. Semmai ne approfitto per invitare ad una riflessione: è stato davvero saggio non insistere perché Ivo restasse in Consiglio Comunale? Come si vede contributi li si può dare anche da fuori, con generosità, ma certo è una risorsa che si è persa.

A noi interessa che l’Ospedale venga fatto. Non è una discussione astratta sulla collocazione est o ovest. Anche se sarebbe bene che si capisse, almeno a livello dei gruppi dirigenti della città che un Ospedale non è un oggetto qualsiasi e la sua collocazione urbanistica non è indifferente, perché porta con sé un rilevante impatto urbanistico: accessibilità, insediamenti di contorno, studi professionali, alberghieri, di servizio, ecc. Agire su una zona già appesantita come il quadrante est è una scelta sbagliata, peggiore che quella di Padova ovest.

Solleviamo tutti questi problemi perchè il rischio vero è che non si faccia alcun ospedale, o lo si faccia talmente tardi da compromettere la competitività della sanità padovana. Recentemente il Presidente degli Industriali padovani Finco è intervenuto per dire che la politica non litighi perché l’importante è fare l’Ospedale. Appunto. Se mi è permessa la franchezza un intervento ipocrita. Perché Finco non ha parlato quando di fronte ad un cantiere pronto a partire, quello su Padova Ovest, il Comune ha deciso, sulla base di argomentazioni false, di partire tutto da capo con l’ospedale peripatetico? Mi domando: avrebbe accettato che in una sua azienda, con i soldi suoi, si buttasse via un investimento cospicuo di tempo e di denaro senza alcuna vera verifica? Del resto sono quelli che si erano bevuta la palla spaziale di una stazione dell’Alta Velocità a San Lazzaro, mai esistita nei programmi delle Ferrovie (ma utile in quel momento per far apparire l’area di San Lazzaro come nuovo centro del Veneto…).padovaestarea

Il convegno organizzato la settimana scorsa dalla Lista Civica a Padova ha offerto un ottimo quadro conoscitivo di quello che sta succedendo, con le relazioni dense di fatti di Rossi, Sinigaglia, Naccarato ed i commenti di Pipitone e Foresta. Riassumo così:

bisogna partire da capo. Non ci sono ancora le aree, non c’è un progetto, non ci sono i soldi. Perciò per il momento chiacchiere. Si è presentato con grande clamore un “cronoprogramma” Talmente attendibile che il neo direttore dell’azienda ospedaliera Fior lo ha definito “piuttosto ottimistico” e parliamo della prima pietra nell’ottobre 2019. Tanto per cominciare entro il 31 luglio il comune dovrebbe modificare tutti gli strumenti urbanistici Piano degli Interventi, Piano di assetto del territorio e Piano di assetto del territorio intercomunale (con delibere di tutti i comuni interessati…), deve acquisire l’area di proprietà del privato e passarla all’Azienda ospedaliera. Vedremo, ma qualsiasi cittadino è in grado di capire che un cronoprogramma è una esercitazione astratta se manca la cosa essenziale: un piano finanziario. Ma i soldi non ci sono, si sa solo che intanto c’è il rischio di pagare un danno enorme al proponente del project, soldi per i danni invece che per le opere. Addirittura Zaia chiede al rettore dell’Università di andare a cercarsi i soldi a Roma!

Il secondo elemento è inquietante, perché si stanno svelando i maneggi di interessi oscuri che stanno dietro lo spostamento. L’unico argomento tecnico a sostegno (la perizia del dirigente regionale Pinato) risulterebbe per ammissione dell’autore un pezzo di carta frutto di pressioni esterne, senza alcun serio fondamento scientifico, caricando sul progetto dell’Ospedale tutte le spese necessarie alla sicurezza idraulica dell’intera città di Padova e non facendo alcuna comparazione con le aree di Padova est a ben più elevato rischio idraulico, come dicono tutti gli esperti.

E di chi sono queste pressioni? Di personaggi all’onore delle cronache penali. Il maresciallo dei carabinieri Franco Cappadona e l’imprenditore Bertani, già imputati per concussione. Maneggi in cambio di soldi. Su queste “solide” fondamenta (queste sì costruite su un terreno fangoso!) si avvia una operazione così complessa. Senza alcuna trasparenza. Con i passaggi di proprietà di aree avvenute con la motivazione che si sarebbe fatto il nuovo ospedale, ancor prima che lo stesso Bitonci lo affermasse pubblicamente. Con società lussemburghesi. Naturalmente aree che sarebbero cedute al comune tutt’altro che gratuitamente. Ma in cambio di una rilevante capacità edificatoria concessa sulle aree che restano di proprietà privata, al centro del lotto complessivo, condizionando pesantemente la progettazione delle strutture ospedaliere, già senza possibilità di espansione strette da vincoli fisici: ferrovie, autostrada, corsi d’acqua.

Dunque: non polemiche di parte ma preoccupazioni fortissime per il destino della sanità padovana, per il diritto dei cittadini padovani a continuare ad avere una sanità di eccellenza, a poter contare sul motore anche economico che è stata per la città l’eccellenza sanitaria. Perchè è bene che i gruppi dirigenti padovani, chi ha responsabilità ma anche tutti i cittadini abbiano ben presente un fatto. Che mentre noi chiacchieriamo, mentre con disinvoltura si sposta la partenza (se ma vi sarà) di tre o quattro anni, gli altri corrono. Corre Verona, e corre Treviso (Zaia adiuvante, con lo Iov a Castelfranco e la foglia di fico di un pezzettino a Padova). O il disegno vero è svuotare Padova, bloccandola nell’inedia e approfittando dell’incompetenza, per riconoscere tra qualche anno che per un polo di serie b le strutture che ci sono bastano ed avanzano. Di questo credo dovrebbero occuparsi Università e imprenditori

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