Urne avare, perciò amare. Ripartire

Pubblicato il 21 giugno 2016, da Pd e dintorni

Naturalmente la voglia di commentare è poca. Non solo perché è più bello commentare vittorie anche se risicate piuttosto che solenni sconfitte, ma anche perché si rischia sempre di dover dire cose fastidiose. Che rischiano di diventare ingenerose. Dimenticando ad esempio i tanti dirigenti e militanti che hanno fatto tutto il possibile per raggiungere un risultato positivo. E che non meritavano la sconfitta.

Però i risultati sono quelli che sono a livello nazionale. Per carità, ognuno con la sua ragione locale. Ma il fatto è che si è perso dove si usciva da un fallimento, come a Roma, ma anche dove si è governato seriamente come a Torino. Con l’enorme messaggio simbolico: la capitale e la città del buon governo della sinistra. Il risultato globale è che siamo andati alle elezioni governando 21 dei capoluogo che rinnovavano l’amministrazione e solo 4 li aveva il centrodestra. Oggi ne governiamo 8, 7 il centrodestra, 3 la destra, 3 il M5S ed altri 4 di varia tendenza ma senza il PD. Per i comuni sopra i 15.000 ne avevamo 70 oggi sono 42. Il M5S non ne aveva nessuno oggi ne ha 17. Con questi risultati è difficile dire che il voto non ha un significato nazionale. Ce l’ha eccome. Anche perché gli analisti del voto registrano negli orientamenti di voto una importanza di rilievo sui giudizi nazionali. Molto ha contato l’espressione di un voto contro Renzi.

Del Veneto per il momento non parlo. Per fortuna non votavano capoluoghi. Certo che è scandaloso che il PD in una regione di 5 milioni di abitanti sia senza Segretario, senza Congresso, senza nessun organo funzionante. Dico solo che se Dante avesse trattato del PD veneto ci avrebbe messo tutti nel girone degli ignavi. Per il vocabolario Treccani: Pigrizia, indolenza spirituale, viltà. Perdere senza reagire. Gli ignavi di Dante girano senza sosta attorno ad una insegna senza significato, tormentati in ogni modo, non avendo saputo scegliere in vita.Partito_Democratico_Simbolo

L’importante dopo la batosta è reagire: capire ed agire. Anche per rispettare i tanti elettori che ci hanno confermato la fiducia e non vogliono piagnistei, lamentele, litigi ma una azione consapevole per aggiustare ciò che va aggiustato.

Qui mi limito ad un primo commento per nulla scientifico, ma che tiene conto di quello che io ho sentito in campagna elettorale. Quello in particolare che si è imputato a Renzi.

La prima cosa riguarda una certa delusione per l’azione del governo. O meglio per lo scarto che molti elettori hanno avvertito tra un discorso pubblico sempre ottimista, magnificante risultati incredibili dell’azione di governo (è la prima volta che, non era mai stato fatto prima, ecc.) e le condizioni concrete di vita che restano per una parte di elettori comunque difficili: per il lavoro che non c’è, per il futuro che appare incerto, per le tante notizie che vengono dal mondo: attentati, migrazioni, ecc. Renzi c’entra poco o nulla, ma nella sua ansia di suscitare un po’ di ottimismo verso il futuro è apparso trascurare, alla parte di elettori più deboli economicamente, le vere condizioni di sofferenza di parte del popolo. Di cui non si parla.

Una seconda cosa riguarda le difficoltà con l’insediamento elettorale tradizionale del PD. Io penso che la “rottamazione” come rinnovo di gruppo dirigente ci stesse, che certe scelte di politica economica si dovessero fare. Tuttavia un conto è cambiare, un conto è dileggiare un insieme di simboli, di rappresentazioni, anche di persone che nella storia della sinistra hanno avuto un significato. Ha dato fastidio questo voler annullare la storia precedente, che a molti militanti ha costato fatica ed impegno. Non si sono sentiti rappresentati dal proprio segretario. Sono stati a casa.

Infine il PD è rimasto isolato. Lo schema pensato per la legislatura: un nuovo patto costituzionale pensato insieme e poi l’alternanza in un sistema bipolare non ha funzionato. Perchè la Costituzione non è stata fatta insieme e perché il sistema è diventato tripolare. Ma i primi studi sui flussi evidenziano che l’elettore di destra dovendo scegliere tra un PD e un M5S ha scelto prevalentemente il grillino, mentre i grillini se non erano al ballottaggio prevalentemente si sono astenuti, ma una quota sensibile ha votato a destra, non certo il PD.

Occorre una profonda riflessione. Vera. Senza battute su gufi e lanciafiamme. E senza rese dei conti da parte delle minoranze. A tutti i livelli. Il partito è stato svuotato. Qualcheduno ricorda un solo nome di responsabile di settore del partito nazionale che sia diventata una personalità politica di un certo peso? Renzi e basta, ma non basta. Nei territori servono comunità vere, che siano punto di riferimento per gli elettori, che studiano, che formano personalità politiche, ecc.

Affrontare il referendum in queste condizioni significherebbe un elevato rischio sconfitta. Tocca al Segretario tendere la mano per ricostruire un campo più favorevole.

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3 commenti

  1. Enrico
    21 giugno 2016

    Ignavi, certo. Ma anche ruffiani e adulatori.


  2. Mario
    21 giugno 2016

    Non è che una parte della sconfitta del PD sia dovuta dalla vecchia politica fatta dagli ex PCI, sia dai fuoriusciti dello stesso partito e dai pochi rimasti dentro? Questo per me, era iniziato a Padova tre anni fa. Ieri si è ripetuto a Trieste, non hanno avuto (questi) l’umiltà di ascoltare, pensando solo al loro tornaconto e non quello della gente. Inutile oggi, anche Bersani, dare le colpe a Renzi, che ONESTAMENTE riconosce la sconfitta e ammette che si deve cambiare modi e metodi nel proporre soluzioni. Dopo non servirà nemmeno questo rinnovamento, la gente, fa quello che vuole perché non crede più ad una politica con la “P” maiuscola, stravolgendo tutte le analisi degli esperti. Che poi di esperti, si dicono tali fino a quando indovinano.
    Mario.


  3. Tostato Francesco
    21 giugno 2016

    Meno convegni e più presenza nei luoghi pubblici mettendoci la faccia. Una comunità di valori si forma se si partecipa uniti agli eventi della città e del territorio . Quest’anno no feste perché svuotate già dall’inizio fra i fautori del Si è del No. Come possiamo fare comunità se perfino nei circoli si litiga fra i pochi iscritti e militanti rimasti. Rifondazione ma non comunista bensì democratica avendo il coraggio di rivolgerci alla società civile in umile ascolto e supporto. A Padova e nel Veneto il Pd ha perso la faccia e va commissariato partendo perfino dai circoli.


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