Padova, cultura, turismo, sviluppo

Pubblicato il 6 luglio 2016, da Dai giornali,Realtà padovana

E’ in uscita il Numero 2 di Specola Magazine  dedicato al tema del turismo culturale a Padova. prosegue una ricerca sulle potenzialità della nostra città nel ricercare nuovi fattori di sviluppo. Dopo il n.1 dedicato alla possibile riconversione della Fiera questo numero esplora una serie di potenzialità nel campo del turismo culturale.  Ci sono fattori di sviluppo che si stanno indebolendo ma ve ne sono altro che se ben coltivati possono creare nuova ricchezza e una nuova centralità della nostra città. Naturalmente questo richiede gruppi dirigenti che condividano nuove missioni, a partire da un Sindaco che non dia l’immagine di una città che considera il mondo in lotta con Padova, contro i media, contro i “diversi”, contro chi non la pensa come lui, contro le biciclette, contro la cultura, ecc. L’immagine di città moderna, accogliente, culturalmente aperta non è affatto secondaria per le scelte di investimento a livello globale. Fare un centro Congressi ambizioso va bene, ma bisognerà rendersi conto che se Padova si costruisce una immagine internazionale di città ostile alle minoranze, ai gay, culturalmente chiusa, difficile che possa essere scelta per grandi convegni internazionali. Riporto qui il mio intervento introduttivo

 

Quest’anno ricorrono i duecento anni dell’uscita del Viaggio in Italia di Goethe. Pubblicato nel 1816, ma riferito ad un viaggio compiuto trent’anni prima. Così abbiamo un vivido ritratto della Padova nel settembre del 1786. Goethe scende dal Brennero, percorre il lago di Garda, sosta a Verona, Vicenza, si ferma a Padova ed infine con il Burchiello arriva a Venezia.

Non si fa un gran giudizio dell’Università, trova aule piccole e tetre e gli fa un po’ impressione il Teatro Anatomico, trova però delle ottime librerie e resta ammirato dell’Orto Botanico, di Prato della Valle, per il quale trova ingegnosa l’idea della statue a pagamento, vede il Museo del Santo, ammira la maestosità di Santa Giustina. Rimane “sbalordito” dagli affreschi di Mantegna agli Eremitani, non accenna ad una visita alla Cappella degli Scrovegni, più di tutti lo colpisce il Salone: “Un ambiente smisurato, non si riesce a figurarselo né a riprodurne l’immagine nella memoria…E’ una infinità limitata, più analogo all’uomo di quanto lo sia il firmamento: questo ci rapisce fuori di noi stessi, l’altro ci risospinge con delicatezza al nostro io”. Insomma, con la tradizione del Grand tour inizia la dimensione del turismo culturale anche per Padova e le sensazioni del turista moderno possono non essere diverse da quelle di Goethe. Meno entusiasta è la visita che vi compie a metà dell’ottocento Hippolyte Taine che vede “Una città, ben tenuta, provinciale, munita di portici e di un prato tutto verdeggiante. A vedere la sua tranquillità… il viaggiatore dice a sè stesso che qui come in tutte le città ben regolate si deve mangiar bene, dormire meglio, prendersi dei gelati al caffè, divertirsi senza fracasso, seguire i corsi di una Università che non fa rumore, il solo affare rilevante per i cittadini essendo di pagare le tasse il giorno stabilito”. Insomma una città noiosa e senza vita. Peggio andiamo con le sensazione di Theophile Gautier che nelle stesso periodo trova Padova sì “una città antica che vi accoglie con la dignitosa fierezza dei campanili, delle cupole e delle vecchie mura” ma anche “una città morta e triste…gli androni delle case sembrano tante bocche nere che sbadigliano di noia”. Dobbiamo naturalmente far sì che nella immagine contemporanea prevalga la visione di Goethe piuttosto che quella un po’ superficiale dei due francesi…

 

Il saggio di Stefan Marchioro su questo numero di Specola Magazine ci dice che se i turisti passavano sulla strada di Venezia, passano ancora, se la città di Padova guida la classifica delle dieci città d’arte italiane in cui si è registrata la maggiore crescita di turisti negli ultimi 20 anni (+118%).

Abbiamo tra le mani un capitale, che si presta ad ulteriori considerevoli incrementi. Ma ne siamo veramente consapevoli?

La riflessione che abbiamo iniziato a svolgere su Specola Magazine riguarda proprio un possibile lavoro sulle risorse latenti della città, specificità che si prestano ad uno sviluppo capace di arricchire le capacità attrattive dell’area padovana , la sua funzione di produzione di ricchezza e benessere. Perché alcune eccellenze della città restano, ma vanno condivise, altre si sono fortemente indebolite o sono del tutto scomparse. L’università di Padova resta una eccellenza a livello mondiale, ma non ha più quel ruolo di Università dei Veneti che ha sempre svolto dalla Repubblica di Venezia fino a tutto il secolo scorso. Padova città universitaria, certo, ma altre città venete hanno sviluppato questa vocazione. Il grande ruolo di riferimento per le attività terziarie svolto per tutta la seconda metà del ‘900, appoggiato ad una grande zona industriale che non per caso si chiamava zona industriale e commerciale in parte si è esaurito per lo spostamento delle strutture distributive e di servizio derivanti dai flussi globalizzati. Resta importante il ruolo nella logistica ma la competizione si fa sempre più aspra. Anche un certo ruolo della finanza che per un periodo Padova ha svolto si è esaurito. L’eccellenza fieristica è del tutto scomparsa.specolamagazine2

 

Per questo occorre sviluppare nuove eccellenze e vocazioni , attuali e potenziali che Padova possiede. Ed occorre un lavoro unitario e concorde dei gruppi dirigenti per individuarle, valorizzarle, organizzarle a sistema, di più, renderle patrimonio comune dei cittadini, per orientarne le scelte, stimolare le iniziative imprenditoriali, comunicare una immagine della propria città.

Ora c’è dubbio che Padova abbia tutte le potenzialità per svolgere un ruolo di primo piano in particolare per il turismo legato alla fruizione culturale, che è poi quello più ricco per attrazione di turisti colti, disponibili a spendere, curioso anche di aspetti minori sul piano generale ma attrattivi per gli appassionati della materia.

 

C’è una indubbia centralità geografica ed accessibilità eccellente. Non è da poco essere al centro di una regione che realizza un quarto del turismo estero in Italia. Le due eccellenze tradizionali del turismo cittadino, il Santo per il turismo religioso e la Cappella degli Scrovegni per il turismo d’arte sono un potente fattore di richiamo, ma hanno finito anche per soffocare tanti altri motivi di attrazione.

Ci sono state iniziative private di grande successo che hanno portato a Padova un turismo colto, che ben orientato potrebbe allungare il soggiorno in città, se ci fosse una offerta adeguata ed una sua efficiente organizzazione. Le grandi mostre organizzate da Palazzo Zabarella hanno fatto conoscere Padova nella circuitazione internazionale, con una programmazione colta e di alto livello, uscendo dal facile ed usurato circuito dell’impressionismo, offrendo la possibilità di vedere opere di altissima qualità (penso alle ultime mostre su Fattori, De Nittis, il Simbolismo) che raramente è possibile vedere tutte insieme anche nella rassegne organizzate da grandi musei. Scrovegni, il Museo, il sistema delle Piazze, gli affreschi di Giusto dei Menabuoi, L’Università con Cortile Antico, Teatro anatomico, ecc. offrono un itinerario unico per il turista colto, che merita ben più di una visita mordi e fuggi.

Nel campo della musica pop, e non solo, Zed con Palageox, come possiamo vedere dal contributo su questo numero, ha creato dal nulla una vocazione padovana come centro di eccellenza per tutta una vasta area che va ben oltre i confini del Nord est, con una attrattività anche europea.

 

Per la musica classica poche sono le città che possono vantare due complessi di eccellenza come L’Orchestra di Padova e del Veneto ed i Solisti veneti, un Conservatorio che è la “fabbrica” dei musicisti del domani e della diffusione di una cultura musicale. Si è perso per il momento l’occasione di un Auditorium per la Musica, forse non comprendendo fino in fondo le potenzialità di Padova in una circuitazione musicale internazionale di alto livello e le sue ricadute sull’economia della città.

 

Ci sono poi settori di turismo specializzato a cui Padova può fornire una offerta di alto livello. Pensiamo alla riconversione in senso salutista e di benessere e bellezza del corpo del bacino termale euganeo, che supera necessariamente il vecchio modello degli alberghi come mondi isolati dal contesto per aprirsi ad una clientela più giovane. Ad esempio il cicloturismo non è più un settore povero ma viene praticato da persone che usano mezzi da migliaia di euro, che desiderano qualità della ricettività e della ristorazione. Un settore che ha attivato una filiera molto importante dal punto di vista della creazione di ricchezza: agenzie di viaggio specializzate, ricettività, editoria dedicata, abbigliamento, ecc. Padova incomincia ad avere una offerta importante di percorsi cicloturistici (anello dei Colli Euganei, percorso del Santo, Ostiglia, Ville Venete, ciclabile dei Berici, ecc.) ed ha tutte le caratteristiche per sviluppare una specializzazione in questo campo. Del resto è ormai frequente vedere gruppi di ciclisti con guida, provenienti di Abano, dedicarsi alla visita del centro storico padovano.

 

I contributi di questo numero indicano alcune potenzialità del turismo culturale padovano: Gianpaolo Pinton con la convegnistica, Daniela Goldin Folena per la musica, Vincenzo Milanesi per la cultura scientifica, Filiberto Zovico sul ruolo dei festival culturali. I contributi di Andrea Colasio e di Sergio Frigo mettono in luce come le moderne tecniche social permettano di aprire nuovi campi per la fruizione turistica, che vanno oltre la tradizionale visita ai monumenti.

Cosa manca per presentare in modo adeguato in questo campo il “prodotto Padova”, in un mercato comunque affollato, in cui il marketing urbano si fa sempre più aggressivo? Ce lo dicono con chiarezza i contributi di Stefan Marchioro e Gianernesto Zanin.

 

Padova nel mondo globalizzato è una città medio piccola. Bisogna considerare che con i voli low coast il mondo si è fatto più piccolo: più opportunità di attrarre flussi turistici ma anche più concorrenza. Anche i più grandi Musei non si accontentano più di attendere il pubblico: aprono seconde sedi in altri paesi, puntano su esperienze più complete, di carattere multisensoriale. Perciò le eccellenze di Padova devono necessariamente diventare sistemiche, integrate ed intrecciate per riuscire ad emergere nel mercato globale. Facciamo una proposta per una eccellenza padovana nel campo del turismo culturale. Come ci ha ricordato Vincenzo Milanesi nel suo intervento un grande storico della scienza ha sottolineato che la genesi del metodo scientifico dell’età moderna si ha a Padova: “si ebbero in questa università sviluppi tali da giustificare la concezione secondo la quale –ammesso che l’onore di essere stata la sede della rivoluzione scientifica possa appartenere a un singolo luogo- tale onore dovrebbe essere riconosciuto a Padova”.

 

Veramente potremmo vendere nel mondo il “Prodotto Padova” come capitale della rivoluzione scientifica. Ne abbiamo i fondamenti storici, ma soprattutto abbiamo luoghi e messaggi capaci di far vivere appunto importanti esperienze multisensoriali. I luoghi: da quelli galileiani, dalla cattedra alla Specola (al di là del fondamento storico luogo simbolico), allo sviluppo della scienza medica, dal teatro anatomico al Musme, il Museo della Medicina già largamente basato sull’interattività, l’Orto Botanico, con la sua parte storica che già aveva affascinato Goethe e la espansione moderna in un luogo splendido. Eventi che già si stanno consolidando, dal premio Galileo sulla divulgazione scientifica al Galileo Festival che ha raggiunto un lusinghiero successo. Si tratta di organizzare queste evidenti risorse in un progetto integrato, con un marketing condiviso, con eventi stagionali: ci può essere una parte culinaria, visto che di Galileo possediamo perfino gli appunti di cucina, produzioni musicali ad hoc, ecc. Non da ultimo la produzione di app che guidino ed attirino la scoperta dei tesori scientifici padovani.

E’ solo un esempio. Ma se non vogliamo assistere ad un lento declino della città dobbiamo essere più consapevoli dei molti talenti nascosti del nostro territorio che attendono di essere sviluppati. “Gaude, felix Padua, quae thesaurum possides” recita la bolla di canonizzazione di Sant’Antonio, che è stato indubbiamente per Padova un tesoro, per il lascito di spiritualità, di carità, di produzione artistica ed anche di attrazione nel mondo. Ma possediamo altri tesori che abbiamo il dovere di far fruttare perché Padova resta all’altezza della sua vocazione.

 

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