Ferragosto, e poi?

Pubblicato il 16 agosto 2016, da Politica Italiana

È passato anche Ferragosto. Anche se sono cambiati anche i Ferragosti. Quelli di quando tutta l’Italia chiudeva. Anche la politica. A Roma restava solo il ministro degli interni ed i media al massimo si occupavano dei luoghi delle vacanze dei leader politici.

Nel tempo veloce e liquido della contemporaneità non si ferma nulla. Così è proseguito il dibattito politico, tra discussioni sul futuro di Forza Italia, consuete polemiche nel Pd e la difficoltà di M5s a tenere il passo con le promesse di comportamento: a Roma un bel duecentomila euro per il capo di gabinetto ed una infornata di nomine amicali.

Con una novità: Renzi, cosa molto rara, ha riconosciuto di aver commesso un errore. Nel personalizzare troppo il Referendum. Bene, peccato che ne abbia commesso subito un altro. Nello sventolare che i presunti 500 milioni di euro risparmiati sarebbero andati ai poveri. La povertà è un tema serio, da non risolvere con battute. 500 milioni di risparmio ci sarebbero solo se venissero licenziati tutti i dipendenti delle province e se non si erogassero più i relativi servizi, se no il risparmio è di qualche decina di milioni di euro. Poi accreditare questa immagine della politica che toglierebbe soldi ai poveri, fatta di persone inutili non è che giovi al paese. Chi pensa di sconfiggere l’anti politica cavalcandola ne avrà una delusione. Se i politici sono inutili e si accredita questa idea saranno sempre troppi e troppo pagati.Dichiarazione programmatica Presidente del Consiglio Matteo Renzi

Peccato perché invece ci sono ottimi argomenti a favore del Sì, bisogna avere più fiducia nel buon senso del popolo italiano. Coltivando i sentimenti positivi, la fiducia nelle istituzioni, invece che paure e disprezzi.

Non so se questi siano i consigli di questo Jim Messina asserito consulente della seconda campagna di Obama e di quella perdente contro Brexit. A parte il cognome che evoca, ma non è colpa sua, la saga dei capomafia italo americani, tra Vito Corleone e Lucky Luciano. Si fa filtrare sui media che partecipa a segretissime riunioni con il giglio magico piuttosto che con gli organi del partito e ci sarebbe da chiedersi chi lo paga e quanto costa…perché non vorrei che facessimo la stessa fine del Veneto, quando l’aver affidato tutta la campagna elettorale all’esperto inviato da Renzi ha portato ai risultati che sappiamo.

Ripeto: ci sono ottimi argomenti per il Sì, mentre quelli per il No spesso rappresentano una realtà che non è presente nel testo della riforma costituzionale. Non occorrono populismi, non occorrono forzature, ma un dialogo fitto con il paese, con buoni argomenti. Puntando sulla serenità di una proposta per il futuro.

Anche perché la vittoria del referendum non è come una vittoria alle Olimpiadi,dove ciò che conta è la conquista della medaglia, comunque avvenga. Alle elezioni conta anche come si vince, perché la vittoria sia duratura e da essa si sviluppino buoni frutti per il paese. E conta anche ricostruire le ragioni della convivenza nel Pd. È possibile farlo affrontando il tema delle modalità di elezione dei consiglieri regionali, e d’altra parte anche la minoranza ha un sentiero stretto: sostenere il no dopo aver votato in parlamento ed aver contributo a modificare e migliorare il testo non è molto credibile. Conviene investire sui sentimenti positivi dell’elettorato, è un bene per il paese ed anche per il Pd.

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