Padroni o amministratori pro tempore?

Pubblicato il 11 agosto 2016, da Realtà padovana

tram

Penso che faccia molto bene il Pd padovano a segnalare alla Corte dei Conti il possibile danno erariale che può essere stato provocato alla comunità padovana dalla decisione del sindaco Bitonci, immotivata e senza alcun confronto con la città, di fermare la realizzazione della rete tranviaria.

Non si tratta solo degli aspetti tecnici ben evidenziati anche sulla stampa: una grave svalutazione patrimoniale dell’azienda derivante dalla perdita di valore dei progetti delle linee, il dimensionamento delle officine e del terminal, ecc., oltre naturalmente al grave danno derivato dalla perdita del contributo statale già definito.

Tanto meno si tratta del gusto di polemizzare per partito preso, contestando ogni decisione dell’amministrazione, che anzi ci piacerebbe molto poter discutere ed anche convenire, se possibile, sulle linee di un piano strategico per la mobilità, se mai l’amministrazione avesse la voglia di presentarlo, invece di procedere per sperimenti scriteriati e per annunci simbolici.

Il fatto è che la decisione del sindaco tocca un aspetto molto importante della vita democratica. Ha un Sindaco il potere di fare quello che vuole, senza curarsi delle conseguenze delle proprie decisioni, o ha i vincoli che derivano dall’atteggiamento del “buon padre di famiglia”, come prescrive il principio di buon governo?

Troppo comodo pensare che una investitura elettorale (tra l’altro modesta, sia rispetto all’avversario sia per la bassa partecipazione al voto) dia il potere di far quel che si vuole come se stesse amministrando denari suoi. Sia perciò possibile inventarsi un nuovo stadio quando quello che c’è avrà qualche problema ma è più che idoneo per disputare le partite, purtroppo di una squadra di modesta caratura o abbandonare il progetto di un mezzo di trasporto che funziona bene?

Il buon sindaco è quello che accetta le condizioni date e gestisce al meglio l’eredità ricevuta. Nel bene ed eventualmente anche nel presunto male. Sapendo che la storia nè inizia nè finisce con lui ed anche lui dovrà rendere conto. Ripeto ancora la bella espressione di Santa Caterina da Siena nelle lettere ai potenti del suo tempo: amministrare la cosa pubblica “come cosa prestata e non cosa sua”. Una espressione semplice che dice tutto. L’arroganza con cui con un pregiudizio ideologico si distrugge ricchezza che non è propria ma è della comunità va certamente censurata. Politicamente ma anche usando i mezzi che l’ordinamento mette a disposizione dei cittadini.

 

 

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