Dopo Bratislava, in Italia

Pubblicato il 26 settembre 2016, da Politica Italiana

Quello che è certo è che Renzi continua a battere come un fabbro sui ritardi dell’Unione Europea. Fa bene a fare così? La via diplomatica e dei convenevoli non ha prodotto molto. Eppure Renzi si è dato molto da fare su questo piano: incontri bilaterali con Merkel e Hollande, vertice a Ventotene, incontro con i socialisti ad Atene, ecc. Molti sorrisi, molte belle parole ma al dunque poco si è stretto. Bratislava doveva essere un punto di svolta, poco o nulla è stato deciso, facendo venire alla mente quella battuta che circola tra i diplomatici che il compito più importante di un vertice è fissare la data del successivo.

Dunque ha ragione Renzi ad uscire dalle ipocrisie della diplomazia, perché l’Europa sta rischiando molto. Tempo non c’è. Se diventa un arnese che non serve a nulla, visto come una sovrastruttura burocratica, rappresentata da una retorica senza contenuti rischia di implodere. Nascondere la realtà non serve a nulla. Quali altri segnali servono ancora? Dappertutto crescono in modo impetuoso movimenti antieuropeisti. Dalla grande Germania al piccolo Canton Ticino, a Brexit. Poco importa argomentare che l’Europa non è la causa dei problemi e che potrebbe essere la soluzione. Se i fatti non si vedono con l’ampiezza di vedute e la velocità necessaria si cerca sempre un capro espiatorio. Nella storia del ‘900 tutte le grandi crisi democratiche si sono originate attorno ai drammi della mancanza di lavoro, di un eccesso di diseguaglianze, di mancanza di ragionevoli sicurezze per la propria vita. Se non c’è speranza per il futuro e fiducia non può esservi democrazia. I popoli cercano la scorciatoia dell’autoritarismo, dell’isolazionismo con venature xenofobe. Poi sono sempre i più deboli chiamati a pagare il prezzo.

Anche gli avversari di Renzi dovranno riconoscere che in questo momento è l’unico leader della sinistra che in Europa si batte per un cambiamento dell’agenda europea. Non lo fanno i socialdemocratici tedeschi, imprigionati nella necessità della grosse Koalition, non lo fanno i laburisti inglesi, incapaci di fare scelte strategiche di fondo su Brexit, non parliamo dei socialisti spagnoli, che non riescono a sfruttare la crisi istituzionale provocata dalla debolezza del PPE. Per non parlare della patetica figura di Hollande che si prepara a consegnare la Francia nella migliore delle ipotesi a Sarkozy nella peggiore a Le Pen.renzibratislava

Ed è singolare che la minoranza del PD, che vorrebbe un PD più a sinistra, o sulle posizioni tradizionali della sinistra, non riconosca la forza di questa iniziativa di Renzi, a cui potrebbero agganciarsi anche per costruire una iniziativa condivisa. Sembra prevalere la politica politicante, il rancore per Renzi come presunto espropriatore dei custodi della tradizione. Così ci si sofferma a criticare la scheda del referendum perché riporta il titolo della legge. Nel titolo ci sono cose che possono piacere o non piacere ma sono quelle, non ci piove. Fine del bicameralismo paritario, riduzione dei costi della politica (Senato senza compensi, tetto alle competenze dei consiglieri regionali, abolizione delle province), abolizione del CNEL, autentico carrozzone superfluo, modifiche al Titolo V. Cosa c’è che non sia vero?

Intanto il mondo corre, e corre forte. Ha ricordato in un convegno a Padova su Industria 4.0 Alberto Baban, il Presidente Nazionale della Piccola Industria, che nel 2025 in Olanda non sarà più possibile utilizzare mezzi di trasporto a motore endotermico. Apple ha comprato Mc Laren preludendo ad uno sbarco nel settore automobilistico all’insegna di una rivoluzione tecnologica. Perfino la Porsche è pronta al lancio di un’auto di alta gamma interamente elettrica,con una autonomia di 500 km e tempo di ricarica di 15 minuti. Nel giro di pochi anni uno dei pilastri della manifattura cambierà radicalmente. Sempre Baban ha osservato che il problema non sarà la tecnologia ma la sociologia e la politica: perché la tecnologia c’è e ci sarà, ma cambiare profondamente il modo di essere della fabbrica, la natura del lavoro richiede la capacità di produrre una società diversa.

In un mondo così per alcuni ciò che conta è abbattere Renzi. E poi? Quale prospettiva pensano di avere? Una alleanza con Berlusconi? Una con i 5 stelle, in cui il povero Grillo è costretto a tornare per l’incapacità del gruppo dirigente di non litigare?

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