Fiamma olimpica senza Raggi

Pubblicato il 23 settembre 2016, da Politica Italiana

Credo che non ci sia da meravigliarsi del No del Sindaco Raggi alle Olimpiadi. Era uno dei punti più evidenziati del programma elettorale. Molti romani l’hanno votata. Se non si sono accorti che nel programma c’era il No alle Olimpiadi o se hanno votato a dispetto peggio per loro, perché c’è anche il dovere dei cittadini di informarsi quando votano.

Preferirei invece di polemizzare riflettere su un tema più generale per la vita democratica. Quale è l’equilibrio giusto tra la necessaria continuità nella vita delle istituzioni, (che non sono di proprietà del Sindaco pro tempore ma che sono temporaneamente a loro affidate) e la discontinuità che può essere introdotta a seguito del voto?

E’ questione appunto di equilibrio e di valutazione della situazione concreta. Perchè bisogna evitare che la volontà di cambiare, in sé legittima, si traduca in un danno per tutti i cittadini. Ad esempio è chiaro che se il No fosse venuto a Olimpiade già assegnata da parte del CIO ci sarebbero state gravissime responsabilità non solo politiche ma anche pecuniarie e magari si sarebbe pure giustificato un intervento sostitutivo del Governo. In questa fase credo che sia più difficile dimostrare come è stato ventilato di far valere i danni di fronte alla Corte dei Conti. Le spese fatte erano comunque spese a rischio perché nessuno aveva la certezza della aggiudicazione.

Il problema è che per decidere, magari anche discostandosi dal proprio programma elettorale bisogna avere forza e reputazione. Ad esempio a Parma evidentemente Pizzarotti aveva l’una e l’altra, ed il consenso dei militanti M5S, quando decise di proseguire con la realizzazione dell’inceneritore, contrariamente a quando promesso in campagna elettorale. Valutò che l’interruzione del rapporto con la ditta aggiudicatrice avrebbe creato un contenzioso costosissimo, con danni gravi per la collettività. Lo spiegò, lo motivò e non ci furono conseguenze con i cittadini elettori. Così fece Zanonato a Padova quando si trovò a gestire l’eredità di un cantiere del tram lasciato dal centrodestra pieno di problemi. I problemi di Pizzarotti sono stati con il Direttorio (nome che nella storia evoca non felici esperienze democratiche), che mal sopportava un Sindaco autonomo che non eseguiva ordini superiori ma valutava gli interessi della sua comunità.

Nel caso di Raggi, sindaco debole e contestato anche nel suo mondo, la strada era obbligata. E comunque per lei ha deciso Grillo: o così o pomì. Diciamo Roma-2024-logo-300x225però che pur nella debolezza c’è anche un metodo che può dare autorevolezza. Ad esempio rifiutarsi di ricevere il presidente del CONI, che rappresenta anche il Movimento olimpico internazionale, è segno di maleducazione che nasconde mancanza di argomentazioni. Sarà stata una provocazione quella di Malagò di chiedere l’incontro in streaming, ma sarebbe stato interessante ed in linea con le promesse dei pentastellati, presto dimenticate. E sarebbe stato un gesto di coraggio anche dare la parola al popolo con un referendum che del resto era stato promesso in campagna elettorale. Invece il sindaco se l’è cavata con la battuta generica e superficiale “non vogliamo debiti, lobby, cemento”.

Avrebbe potuto accettare la sfida (e sarebbe potuta passare alla storia) di una Olimpiade radicalmente diversa. Perchè debiti lobby e cemento non sono i compagni necessari dell’attività amministrativa. Come del resto ha ricordato il suo assessore all’Urbanistica che era favorevole alla sfida (altro assessore in uscita?). Il programma di Roma 2024 era già orientato alla leggerezza ed alla sostenibilità, potevano essere rafforzati gli elementi innovativi, chiedere un decentramento delle strutture, coinvolgere altre città. Ho già scritto che a me non piace molto l’idea di interventi di trasformazione urbana legati ad eventi straordinari. Il più delle volte in effetti lasciano debiti, uso di procedure straordinarie che possono nascondere malaffare. Però forze politiche nuove potrebbero anche dimostrare di essere creativi e fare di un evento, comunque di forza planetaria, un messaggio alternativo nel metodo e nei contenuti. E’ una sfida però che richiederebbe personalità, forza politica, competenza, carisma. Mi sembra che in questo momento a Roma sono qualità che mancano. Intanto quello che è certo è che Roma perde 1,7 miliardi del Comitato Olimpico Internazionale che avrebbe potuto ricevere in caso di assegnazione.

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