Il nuovo che diventa vecchio

Pubblicato il 8 settembre 2016, da Politica Italiana

La reazione sui social, anche su questo sito, di una parte dei militanti ed elettori grillini è davvero istruttiva. Non ci si vuole misurare con i fatti. Del resto è una militanza in gran parte di tipo fideistico, al cui confronto i compagni che negli anni ’50 credevano che Stalin fosse un benefattore dei popoli appaiono militanti dubbiosi.

Così succede che si pensi di essere il nuovo e si assomigli magari inconsapevolmente al vecchio. Essendo stato un politico della prima Repubblica ne conosco bene i vizi (insieme ai meriti che non dimentico). Magari qualcheduno lo ho anche praticato. Dunque li riconosco bene. Ne parlo qui ancora perché bisognerà che anche i grillini si rendano conto che quando si assume il potere, delle funzioni pubbliche, tutti hanno diritto di giudicare. Non solo i Direttori a porte chiuse. E non è un argomento rifugiarsi nella elencazione degli errori di chi ci ha preceduto. Perchè quando il cittadino cambia è perché vuole una musica diversa.grillo

Dunque faccio un piccolo elenco dei vecchi vizi che hanno tolto reputazione alla politica e che a Roma i grillini stanno praticando con generosità. E che una parte dei sostenitori si ostina a negare, pensando di cavarsela con qualche insulto.

Negare l’evidenza. Come i mariti delle vecchie barzellette di fronte alla scoperta di una tresca amorosa “Negare sempre”. Assessore indagato? E’ diverso da un avviso di garanzia. Dimissioni di cinque neo nominati? Non conta.

Raccontare bugie. Sapevo che c’erano indagini in corso ma dico che non è vero. Oppure: non sono proprio indagini. Del resto Nixon si difese dalle accuse di aver mentito sul caso Whatergate dicendo “non ho raccontato delle bugie, ho solo detto delle cose che poi non si sono rivelate vere”.

Minimizzare: formidabile leggere la dichiarazione di Grillo su Roma: “Non c’è nulla di rilevante, stiamo andando benissimo, pensiamo ai problemi dei cittadini di Roma.”. Quello che ha inventato il vaffa che ha cambiato la politica italiana, come la renziana rottamazione, ridotto come un vecchio doroteo delle prima Repubblica. Al confronto il prudente e felpato Mariano Rumor anni ’60 appare un temerario.

Negare le proprie responsabilità. E’ una congiura dei poteri forti. Magari si desse un nome ed un cognome a questi poteri. E’ un attacco dei media. Che dovrebbero evidentemente stare zitti e non raccontare la realtà. Scrivere sotto dettatura. Di Maio, quello che legge distrattamente le mail che informano riservatamente dell’esistenza di una indagine sull’assessore, denuncia vibratamente: “”il sistema dei partiti e dell’informazione legata ad essi ha montato un caso incredibile”.

L’attaccamento al potere. A prescindere dalle reali responsabilità che saranno accertate dalla magistratura cosa porta un assessore come la Muraro, indagata, oggetto di una forte critica da una parte di elettori, militanti, dirigenti dei grillini romani e non solo, a restare pervicacemente attaccata alla sedia? Incapace di un gesto di minima nobiltà d’animo, lasciare in attesa che emerga la verità. O il neo assessore De Dominicis, quello che riteneva che le sue indagini sullo sprid avevano fermato la speculazione internazionale, a prendere atto che non è gradito ad una parte della maggioranza che dovrebbe sostenerlo? Un tecnico che si mette in mezzo ad una tempesta senza bussola e senza una ciurma unita.

Il doppiopesismo. Onestà, onestà, trasparenza, trasparenza. Per gli altri. Quando tocca a noi si cambia. Ed allora chi invadeva i social di indignatissime parole nei confronti del politico indagato, pretendeva le dimissioni a tamburo battente di Marino, di Alfano, di Errani, di chiunque fosse indagato coprendolo di insulti e contumelie, improvvisamente si ritrova principe dei garantisti: cosa sarà mai una indagine per reati ambientali ed abuso d’ufficio. “Quisquilie e pinzillacchere” avrebbe detto il pricipe Antonio De Curtis, in arte Totò.

Sull’onestà non dico niente. Non ho elementi per giudicare. E poi certamente purtroppo i partiti tradizionali in questa materia hanno tante di quelle pecche da non essere in grado di ergersi a giudici. Soprattutto ho sempre pensato che l’onestà è una virtù individuale e la disonestà un vizio che non può essere attribuito a tutto un partito. E che non è il tribunale dei social che decide sull’onestà di una persona. Il tifoso del pollice verso ha poco a che fare con le regole della democrazia e dello stato di diritto. Vedremo. Per il momento anche nei pochi comuni amministrati dai grillini guai giudiziari non mancano. Ma il mio garantismo non è a corrente alternata.

L’onesto Bersani ci credeva e per il bene del paese si era sottoposto alla gogna mediatica dello streaming con libertà di insultare ed umiliare. Preferisco l’onesto Bersani a questi personaggi che nel nome del nuovo stanno rapidamente rintanandosi nelle cattive abitudini. Naturalmente l’idea formidabile dello streaming per ogni decisione è andata nel dimenticatoio. Per fare politica meglio gli incontri segreti.

 

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , ,

2 commenti

  1. paolo c
    8 settembre 2016

    Chi è senza peccato scagli la prima pietra…mi sa che nessuno dei partiti è in grado di poterlo fare tanto meno qualcuno che dichiara ”che dimostrino di saper governare” non sono un militante di nessun partito ma sentir parlare personaggi che hanno ridotto l’Italia in questo modo mi pare altrettanto vergognoso. Perchè non si sono rimboccati le maniche prima visto che il loro unico modo di operare sono le ciaccole e il loro tornaconto. Perché nessuno a mai pensato a darsi un taglio ai propri stipendi vergognosi almeno qualcuno ha dimostrato di volerlo fare e allora tutti solidali contro perchè si tocca il loro portafoglio ma qualcuno ci pensa al portafoglio degli italiani che è sempre + vuoto. Stanno provando a fare qualcosa sicuramente di errori ne faranno tanti ma sono il nulla a tutti quelli perpetuati dai signori della politica al governo del nulla.


  2. Amedeo
    13 giugno 2017

    L’opposto di vizi non è meriti ma virtù


Scrivi un commento