Onestà, onestà. Benissimo, e poi?

Pubblicato il 5 settembre 2016, da Politica Italiana

Mi è capitato qualche volta di postare su Facebook un rilievo critico su qualche fatterello riguardante M5S. Come è giusto che avvenga su uno spazio pubblico ho ricevuto delle critiche dai sostenitori pentastellati. In genere di tre ordini: il primo da parte di quelli che credono ancora alle scie chimiche, per cui i fatti riportati non sono veri, sono figli dei complotti dei poteri forti e del PD. Transeat. Altri due più ragionevoli si limitano a dire che il PD non ha titolo di parlare perché ne ha combinate troppe o che si tratta di cose senza importanza, lasciateli lavorare.

Ora in alcuni casi anche il PD può aver fatto degli errori, ma questo non è un motivo per giustificare i propri, anzi, è peggio perché se altri hanno fatto errori se ne sono visti anche gli effetti negativi ed è un motivo in più per non ripeterli.

Neppure è un argomento dire che magari si tratta di problemi di poco momento. Dipende. Dipende dai motivi per cui hai preso i voti, dipende dalle promesse che hai fatto. Tantissimi cittadini hanno votato il M5s sull’impegno di essere radicalmente diversi. Onestà e trasparenza.

Premetto che ho sempre ritenuto che l’allargamento della base di governo sia un fatto positivo che rafforza la democrazia di un paese. E’ stato un bene che nel 1947 la Costituzione sia stata votata da tutte le maggiori forze politiche, è stato bene che Moro e Berlinguer, di fronte agli attacchi terroristici, varassero la stagione del compromesso storico, pensando poi che passata l’emergenza si tornasse ad una alternanza tra i due maggiori partiti, DC e PCI, ma poi la storia è andata da un’altra parte. Nel mio piccolo quando nel 1992 feci la prima giunta capoluogo DC/PDS, imponendomi ad un partito riluttante, pensavo che di fronte ai primi sintomi di una grave crisi del sistema democratico, fosse utile allargare la base di governo della città.raggi

Perciò ben venga anche l’esperienza di governo locale dei grillini, che poi come si sta vedendo non è eguale dappertutto. Pizzarotti governa dignitosamente Parma, anche contro i vertici nazionali del Movimento ma con il consenso di quelli locali, la Appendino a Torino non sta facendo le figuracce di Roma, ecc.

Però appunto quando si dice di essere radicalmente diversi bisogna dimostrarlo da subito e tutti i giorni. Cosa che a Roma non sta succedendo per niente.

Ricordate l’apologia dello streaming sempre e comunque? L’arroganza con cui si umiliò Bersani, che non aveva ben capito la natura dei pentastellati, quando chiese con loro un incontro? Ora ci sono crisi del tutto opache. 5 pedine essenziali della squadra di governo, liberamente scelta dal Sindaco, se ne vanno in un colpo solo. Chiarezza nelle motivazioni? Gli interessati dicono e non dicono, forse diranno. Ma il Sindaco a parte notturni cinguettii, non dà nessuna autentica e trasparente spiegazione. Spiegazioni francamente ridicole: tutti ci attaccano, abbiamo tutti contro, non ci faranno cadere. Per la verità hanno fatto tutto da soli: le nomine e poi le dimissioni. Le indecisioni su progetti strategici come le Olimpiadi, non si sa dire né no né sì. Con litigi tra la sorella di, il moroso di, il parente di Tizio, il portaborse di Caio. Con assessori indagati che da un mesetto promettono “racconterò tutto” e non raccontano niente. Anche qui trasparenza cercasi.

Molto è piaciuta dei 5 Stelle la promessa di essere radicali per i costi della politica. Che tanto per governare basta il buon senso dei cittadini, uno vale uno, con un clic si decide tutto. Poi c’è la realtà. Non so se sia poco o tanto lo stipendio che aveva il capo di gabinetto già liquidato. Comunque superiore di molto a stipendi in posizioni analoghe in altri grandi comuni. Certo i 190.000 euro di Carla Mineri corrispondevano al suo stipendio di magistrato. Anche se sono state un po’ supponenti le sue parole “Non faccio beneficenza, ho pieno diritto a quei soldi”. A proposito di caste e di privilegi. Peggio naturalmente è il caso se ci si fa un cerchio di fedelissimi, facendo fare salti stipendiali inauditi agli amici, senza concorsi e senza selezioni pubbliche.

Ma le scelte che ha fatto il Sindaco, giuste o sbagliate che siano, dimostrano che per governare ci vogliono esperienze e competenze. E queste esperienze occorre pagarle. Ed è davvero singolare immaginare che invece la politica sia puro volontariato da farsi a tempo perso con un po’ di buon senso, vero o presunto, anche quando si assumono ruoli istituzionali e si deve rispondere per i soldi amministrati, per le decisioni prese. E occorre impegnare, tempo, studio, informazione approfondita. Cioè: dilettanti della politica in mano a tecnici profumatamente pagati e comunque sottoposti non ad un giudizio di competenza e di risultati ma alla dittature dal click. Il vecchio (86 anni) Vittorio Emanuele Orlando parlando all’Assemblea Costituente nel 1946 faceva questa osservazione: “Dateci dei tecnici al governo, ecco l’invocazione imperativa dell’uomo della strada. Ora signori io ho sempre pensato e penso che in queste affermazioni ci sia un contenuto di errore o meglio di equivoco che non si vuol comprendere: che il tecnico della politica è l’uomo politico”. Aveva ragione.

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1 commento

  1. Amedeo
    6 settembre 2016

    Il tempo che passa deforma i ricordi.


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