Il Sindaco di conflitti che non sa unire

Pubblicato il 10 ottobre 2016, da Realtà padovana

Non so quale sarà l’esito della grave crisi che sta paralizzando il Comune di Padova. Se la maggioranza troverà il modo di ricomporsi, magari a seguito di interventi nazionali, perdendo un po’ la faccia, sindaco ed esponenti di Forza Italia, dopo gli insulti e le accuse scagliatesi quotidianamente, oppure se la crisi deflagrerà precipitando verso il voto anticipato. Oppure ancora se si vivacchierà senza un chiarimento politico ma lasciando di fatto la città senza un governo attivo. Per il momento il Sindaco ha minacciato sfracelli (vi mando tutti a casa), ma poi ci ha ripensato dicendo che ha bisogno almeno di un altro anno. Confermando implicitamente che fin qui pressochè nulla è stato fatto. In attesa di vedere ciò che succederà c’è da chiedersi: come ha fatto il Sindaco in così poco tempo a dilapidare l’ampia maggioranza consiliare con cui era uscito dalle elezioni? Margine modesto tra gli elettori ma con il premio di maggioranza ampio nel consiglio.

Le ragioni sono molte ma la principale sta nel taglio padronale che il Sindaco ha voluto assumere e nella continua alimentazione di ogni tipo di conflitto.

Quando il Sindaco afferma che lui è come un generale, il Comune una caserma e tutti gli altri debbono obbedire ai suoi comandi dimentica un fatto fondamentale. Che anche il Consiglio Comunale è eletto dai cittadini e che ha meno poteri del Sindaco ma eguale dignità. E se oggi si può entrare in Consiglio Comunale con qualche decine di voti di preferenza questo vale anche per il Sindaco, che sostanzialmente è eletto da una minoranza dei potenziali elettori.

Conflitti con tutti. Con i consiglieri di opposizione naturalmente, a cui si oppongono, invece che argomenti, querele i cui costi sono sopportati non dalle tasche personali del sindaco ma da tutti i cittadini. Conflitti con le altre istituzioni: Camera di Commercio sulla Fiera, Provincia su pressochè tutto, Prefetto sui profughi. Conflitti con i cittadini che non sono d’accordo e che se manifestano il proprio pensiero vedono l’intervento di vigili, chiamati a svolgere il poco onorevole compito di guardie pretoriane del Sindaco. Conflitti con gli operatori economici soggetti ad ordinanze arbitrarie ed illogiche, tutte perdenti di fronte al Tar, ma con costi a carico della collettività. Conflitti con associazioni di ogni genere a cui si tagliano i contributi per le attività che svolgono se non sono ossequienti con l’Amministrazione. L’elenco potrebbe continuare.

Festa al Portello 1989

Festa al Portello 1989

Ora conflitti anche con la sua maggioranza. O silente o niente. Si è fatto fuori tre assessori, ha perso per strada consiglieri colpevoli di voler dire la loro e di vedere qualche carta. Ha svuotato la lista Saia, essenziale per la vittoria, togliendogli dignità politica, pensava di trattare Forza Italia come uscieri del suo Gabinetto, finché qualcheduno ha pensato che la dignità viene prima della convenienza politica. Ricomposizione o non ricomposizione l’autorevolezza del sindaco in Consiglio non c’è più. Perchè altri consiglieri comunali confessano non tanto a mezza voce di aver perso stima del soggetto, anche se non si sentono di far cadere tutto e per chi non ha una propria professione lo stipendio di assessore può far comodo…

Il compito del Sindaco dovrebbe essere sempre quello di riunificare la città con una visione del futuro. Le elezioni dividono, ma l’azione amministrativa dovrebbe offrire le ragioni di un incontro sulle grandi questioni di fondo. Oggi amministra una maggioranza, domani un’altra ma c’è una continuità della comunità cittadina. Lo vediamo in altre città, anche quando c’è una rottura amministrativa poi la città deve continuare la sua vita ed il passato conta, non si può rimuoverlo. E’ così per Pizzarotti a Parma, per Appendino a Torino, direi anche per la Raggi, evidentemente condizionata dagli interessi pregressi del circuito nero romano.

Devo all’amico Enrico Beda consigliere comunale a Padova la foto che qui pubblico di un mio intervento alla festa del Portello nel 1989. Ero parecchio più giovane…Una bella festa che veniva organizzata dai “tosi” del patronato, che si trovavano allora per la 29° volta, a ricordo degli anni in cui il rione era abitato da tante famiglie in miseria e i ragazzi trovavano solo nel patronato il modo di essere tolti dalla strada, di trovare lo spazio per i giochi, per un po’ di istruzione e se del caso anche un piatto di minestra. Il giornaletto che facevano uscire si chiamava “L’Arca di Noè”, era scritto in padovano e così riporta un brano del mio discorsetto: “Anca el sindaco dott. Paolo Giaretta se ga complimentà col Grupo e dopo el ga dito poco parchè el gaveva un altro impegno, ma quel poco era come che el vegnisse scolpito drentro de nialtri: “Una città è fatta di tante cose. Certamente dobbiamo guardare al futuro, dobbiamo costruire per il domani nostro e dei nostri figli, ma non credo che possiamo costruire il futuro se non sappiamo essere coscienti delle nostre radici, se non sappiamo da dove veniamo perché questa è la grande forza di una città” el ga dito anca tante altre bele robe che purtropo qua no ghe sta”.

Appunto, un Sindaco deve saper unire il passato al futuro e riunire la città attorno ad un progetto. Il Sindaco delle risse non fa bene alla comunità cittadina.

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