Pistole Democratiche

Pubblicato il 13 ottobre 2016, da Pd e dintorni

Essendo pensionato, sia pur attivo, ho del tempo. Così mi sono sciroppato la diretta della Direzione Nazionale del PD di lunedì scorso. Ho potuto farlo perché il PD è l’unico partito che lo permette. Chi vuole può conoscere dal vivo il dibattito interno. Mentre i sacerdoti delle streaming pentestallato si sono accontentati di farne uno con Bersani, per poterlo umiliare “Bersani, devi metterti in ginocchio”, poi lo hanno messo sotto il tappeto e se le danno di santa ragione nelle riunioni a cui non possono partecipare neppure i giornalisti. Trasparenza e onestà?

Mi ha colpito il fatto che all’esordio il presidente Orfini abbia raccomandato di essere stringati perché poi tanta gente deve andare via. E’ il segno dei tempi: una direzione decisiva per la sopravvivenza del PD (di questo si trattava) deve concludersi in un paio d’ore…

Forse si sarebbe potuti partire da una data impegnativa, perché il 14 ottobre del 2007, nove anni fa, 3.554.169 cittadini decidevano con le elezioni primarie di far nascere il PD e di credere al suo progetto. Ci avevano creduto perché volevano un cambiamento nella politica italiana e volevano vedere insieme i riformisti del paese. Avendo presente quella data e quell’impegnativo mandato si potevano usare parole diverse e si poteva in quella sede approfondire meglio le questioni politiche. Ad esempio Bersani avrebbe avuto il dovere di parlare. Perché se Renzi non ha mai valorizzato molto un autentico dibattito negli organi anche le minoranza si sono più caratterizzate per silenzi accigliati che per partecipazione attiva.

Chi ha avuto la pazienza di seguirmi su queste pagine sa che in tempi non sospetti, quando il renzismo d’attacco aveva tutto il vento a favore, ho scritto su tutti i rischi di una semplificazione, di una riduzione del dibattito al “abbiamo vinto il Congresso, preparatevi per il prossimo”, ad una idea di una politica che non ha più bisogno di un partito – comunità, ecc. e che Renzi avrebbe rischiato di pagare queste semplificazioni.giannelli2016.10.12

Ma il PD non è di Renzi ma non è neppure di Bersani o Cuperlo o Speranza, o dell’ANPI o della CGIL. E’ di quei tre milioni e mezzo di italiani che lo hanno fatto nascere (e chissà quanti di quelli hanno abbandonato il progetto dopo tante delusioni…).

Comunque Renzi ha fatto una offerta vera. Lavorare per trovare il consenso su una nuova legge elettorale di cui avviare l’iter dopo il 4 dicembre. Troppo poco? Cos’altro si potrebbe fare? Presentare una proposta del PD fondata sul nulla, cioè senza sapere l’esito del referendum, che in caso di vittoria del No porterebbe alla necessità di costruire la nuova legge elettorale per il Senato e senza sapere la decisione della Corte Costituzionale sull’Italicum, sugli eventuali punti di anticostituzionalità?

Cuperlo con la consueta onestà intellettuale ha riconosciuto che è una apertura da utilizzare, ed infatti la commissione si insedierà con la presenza della minoranza. Ma sono le argomentazioni usate in direzione, i silenzi, la diserzione dal voto finale che fa capire che la minoranza ha deciso di lavorare per il No. Con una argomentazione, quella del “combinato disposto” tra legge elettorale e Costituzione che come ha osservato Fabrizio Barca (certo non sospetto di renzismo) non regge, perché l’ordinamento costituzionale “è scelto come il precedente per convivere con ogni legge elettorale “per sé” e dobbiamo giudicare se sia migliore/peggiore/eguale al precedente indipendentemente dalle leggi elettorali con cui potrà essere combinato”. E del resto quando Bersani va da Floris nello scorso maggio a sostenere le ragioni del Sì ( https://www.youtube.com/watch?v=iE417SdIfa0 ) erano già approvate legge elettorale e riforma costituzionale. Ambedue profondamente modificati anche per accogliere proposte della minoranza

Cosa è cambiato?. E’ cambiata la prospettiva politica. L’idea (che io penso sia nefasta per l’Italia prima che per il PD) di abbattere Renzi usando il referendum. E poi? Pensiamo davvero che non succeda nulla? Succede una grave sconfitta del Governo e del Partito Democratico. E cosa penserà l’opinione pubblica: che grazie alla coraggiosa iniziativa della “vera” sinistra si è impedito un colpo di stato autoritario? Ci sarà anche chi la penserà così, ma sono certo che la più grande parte dell’opinione pubblica penserà che i vincitori siano Grillo e Salvini e che come al solito del PD e dei suoi precedenti non ci si può fidare. Se gli italiani ci danno la fiducia ci pensiamo noi a distruggerla: è successo con Prodi, con Veltroni, ora succederebbe con Renzi. Partito inaffidabile, in Italia e all’estero. Bella soddisfazione. Come spesso è successo il dentro prevale sul fuori, il campo ristretto del partito a quello vasto di una società da riconquistare. Se c’è un’altra prospettiva per dopo un No spiegatemela. L’unica che vedo è quella di una sinistra “dura e pura” all’opposizione. Infischiandosene dell’Italia. Ma il PD non è nato per questo.

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5 commenti

  1. Tostato Francesco
    13 ottobre 2016

    Belle parole Paolo ,speriamo vinca il Si e andremo avanti, in caso contrario avremo dilapidato il patrimonio delle primarie costitutive del Pd sotto scritto da più di 3 mln di cittadini.


  2. Carlo De Domeneghi
    13 ottobre 2016

    Sara’ la moda di fare “contro” a far vincere il no, purtroppo. E poi elezioni anticipate. Grillo comndante d’Italia e le casse ….. tempi duri per tutti. Soffia un vento di Grecia…..Speriamo che gli italiani sappiano distinguere la marmellata dalla muffa e capiscano che Renzi e’ insostituibile in questo momento.-


  3. Maria-Beatrice Coltelli
    13 ottobre 2016

    Io sono una fondatrice, anzi una mamma del PD. Lo slancio del 2007 non è ancora bastato per darci un’Italia migliore anche se siamo già riusciti a dare una spallata al berlusconismo, che tanto ci ha mortificato, ed a far cambiare il vento. Se vince il SI significa che stiamo andando ancora nella giusta direzione.


  4. Paolo
    17 ottobre 2016

    Sì bisogna lavorare per far vincere il Sì. Non solo perchè sono giuste le modifiche che si fanno nella parte seconda della Costituzione ma perchè il No sarebbe il ripresentarsi di una eterna Italia che non vuole guardare in faccia il futuro


  5. Paolo
    17 ottobre 2016

    Abbiamo visto anche il Inghilterra che i no si sommano. Quelli di merito, quelli che votano contro il Governo, quelli che usano il voto a dispetto di tutto. Però c’è uno spazio per far vincere il sì se ci diamo tutti da fare…


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