Rettori nel futuro, Serracchiani nel passato

Pubblicato il 21 ottobre 2016, da Veneto e Nordest

Forse è un po’ troppo duro. Ma pensare che il vicesegretario nazionale del PD e Presidente della regione FVG usi il proprio potere per sostenere vecchissime pratiche di localismo asfittico non mi sta bene. Il PD è nato per la modernità non per viaggiare con gli specchietti retrovisori. E viene d’attualità il tema delle incompatibilità. Sono due mestieri diversi che possono essere in conflitto. E certamente il PD avrebbe bisogno di avere anche il secondo vicesegretario che lavora sul serio e a tempo pieno per il partito

Venezie Post 21 ottobre 2016

Uno tenderebbe a non crederci, ma bisogna arrendersi all’evidenza, leggendo le parole di Serracchiani: “Il Friuli Venezia Giulia e le Province autonome di Trento e Bolzano dimostrano di avere tutte le caratteristiche per trasformare le proprie risorse di formazione, alta formazione e le competenze scientifiche e tecnologiche in un centro di competenza di Industria 4.0”. Ci si sente trasportati in una sorta di macchina del tempo che ci riporta tra gli anni ’60 e ’70 in cui si rivendicava per il proprio territorio contro altri territori. Localismi almeno allora supportati da un elevato consenso politico. Oggi non c’è più quello ma resta l’idea asfittica di un localismo senza senso. Sorprende che queste parole vengano da una giovane dirigente politica, che è diventata qualcuna all’insegna della rottamazione, ma che si dimostra portatrice di un pensiero davvero vetusto. Interprete di una “specialità” che di per sé sarebbe fuori dalla storia ma che avrebbe significato se venisse considerata come risorsa comune, in cui due piccole regioni speciali possono fare massa critica con una regione grande per popolazione e forza economica. Cosa evidente ai rettori ed al sistema economico.

Non dico nulla di originale osservando che sono stati i localismi incapaci di far rete a limitare le potenzialità del Nord Est. Con danni modesti finché il Nord Est costruiva le ragioni di un nuovo miracolo economico in una economia globale in forte espansione, con danni pesanti quando si è accentuata la competizione sistemica tra i territori.laboratori2

Non dovrebbe essere difficile comprendere in questo quadro che la competizione non viene dal Veneto, ma semmai dall’unica vera città metropolitana italiana di livello europeo che è Milano. Che torna a concentrare funzioni di rango elevato, flussi finanziari, visioni di futuro. E con tutto il rispetto per le eccellenze che pure ci sono nel FVG non esiste la dimensione per competere solitariamente in questo quadro. Se non dentro il recinto di una economia assistita che è evidente che non potrà durare a lungo. Mentre potrebbe essere competitivo un sistema Nord Est che mette appunto le proprie eccellenze in rete. D’altra parte Serracchiani non è nuova a queste uscite, se si pensa alla battaglia (per il momento perdente) che ha fatto contro il terminale off shore del Porto di Venezia. Anche qui non per motivi di merito, ma per sostenere una primazia di Trieste, quando invece ci sarebbe bisogno di un sistema portuale integrato dell’Alto Adriatico per competere con i porti del Nord e con quelli dell’altra sponda dell’Adriatico

Nella parole del Presidente del FVG emerge anche non troppo nascostamente una sorta di messaggio ricattatorio con una duplice morsa: da un lato contribuisco al funzionamento del sistema universitario regionale, i soldi li do io e dovete fare come dico io. E poi: io conto nel sistema politico, ho gli appoggi giusti a Roma, sono vice segretaria nazionale del PD perciò vi dico io quello che si deve fare. Qui potrei anche dire una parola come elettore del PD. Se vuole davvero contare come vice segretario si dedichi ad una migliore costruzione del partito piuttosto che ad usare il potere della carica in modo distorto.

I rettori hanno capito benissimo che bisogna uscire dallo schema vecchio delle specificità territoriali. Che conta quello che si può produrre in termini di ricerca. Non importerà molto dove sarà fisicamente collocato il competence center ma quello che sarà capace di offrire al sistema produttivo del paese. Anche perché in realtà nulla è stato deciso. Il Ministro ha dovuto prendere atto della iniziativa tempestiva e forte del mondo della ricerca e dell’impresa del Veneto. Ma non penso male se penso che non gli dispiacerebbe troppo che il Nord Est si dividesse per avere l’alibi di poter dire che non ci sono le condizioni per collocarvi un competence center.

La politica avrebbe una ottima occasione per sostenere un processo positivo, coraggioso, davvero innovatore. Invece andiamo dal sostanziale disinteresse della Regione Veneto all’opposizione del Friuli Venezia Giulia, opposizione figlia di una idea sorpassata ed autoreferenziale della politica. Che vuole comandare anche dove non ha titolo per farlo. Per fortuna il mondo è più grande e c’è da sperare che i rettori continuino sulla strada che hanno aperto. Quando la strada è giusta non bisogna abbandonarla. Chi non capisce adesso capirà più avanti.

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , ,

1 commento

  1. Paolo Batt
    22 ottobre 2016

    Mi sono convinto del modesto spessore politico della suddetta, in particolare dopo averle contestato di persona la estrema fragilità del PD in periferia, senza ricevere nessun commento od idea.
    Quanto al localismo (che evidentemente non è solo di destra) , se il processo di riforma istituzionale procederà, non sarebbe male riformare anche l’attuale suddivisione territoriale delle Regioni (anche il termine NORD EST lo suggerirebbe).


Scrivi un commento