Un nuovo partito dei Sindaci?

Pubblicato il 27 gennaio 2017, da Veneto e Nordest

Venezie Post, 26 gennaio 2017

Si prepara nel Veneto una tornata amministrativa di rilievo. Quando si voterà? In maggio? In giugno? Insieme alle politiche? Non si sa al momento. Quello che si può dire che in Veneto vanno al voto tre capoluoghi (Padova, Verona e Belluno) e parecchi altri comuni importanti. E che siamo in una fase creativa. A Venezia è già insediato da tempo un Sindaco civico come Brugnaro. Se ne vedrà la resa amministrativa nel tempo, ma certo ha sparigliato gli schieramenti tradizionali. A Verona l’eredità tosiana fa prevedere anche lì contese tra candidati non tutti riconducibili a schieramenti nazionali. A proposito: M5s hanno fatto le primarie on line, il vincente ha preso 85 voti su 226 votanti. Poi i cittadini magari voteranno lo stesso, ma è azzardato dire che “uno conta uno” e che la partecipazione sia sul serio un asset del Movimento. A Belluno si candiderà il sindaco uscente, che vinse con un movimento civico.

A Padova ha deciso di scendere in campo Sergio Giordani, imprenditore ben presente anche nel mondo sportivo e dell’associazionismo. Rivolgendosi ad un ampio campo politico, da liste di centro, al PD, alla Coalizione civica attorno a cui si sta organizzando la sinistra cittadina fuori dal PD. Per battere Bitonci. Accettando anche lo strumento delle primarie pur di riunificare questo campo politico. In cui probabilmente il contendente sarà il prof. Arturo Lorenzoni, anch’esso vergine di appartenenze partitiche o di precedenti esperienze amministrative.palazzo-ragione-padova-e1475148111496-1170x660

Sta succedendo una cosa non banale. Perché la tradizione di organizzare liste civiche e trasversali tra i partiti tradizionali era molto diffusa nei centri minori, dove il sistema maggioritario incentivava aggregazioni ampie non riferibili sempre a schieramenti coerenti a quelli nazionali. Oggi questa tendenza si traferisce a livello più elevato. Facciamo finta che anche nei tre capoluoghi che vanno al voto possano vincere Giordani a Padova, un tosiano a Verona, Massaro a Belluno. Succederebbe che in quattro capoluoghi su sette i sindaci farebbero fatica ad essere classificati per le appartenenze ai partiti tradizionali. Senza tener conto che a Vicenza Variati è certamente un leader PD ma vince con liste molto trasversali e lo stesso si può dire di Manildo a Treviso, mentre a Rovigo la maggioranza di centro destra è in crisi da tempo.

Questa evoluzione sarebbe molto piaciuta a Giorgio Lago, perché indica due cose. Da un lato certamente una crisi dei partiti politici che fanno molta fatica a produrre nuovo personale politico credibile e però anche riconoscono di avere bisogno di un civismo oltre i partiti. Dall’altro anche un processo di riorganizzazione politica dal basso, a cui i partiti si associano, in particolare nel campo riformatore, che potrebbe cambiare la contesa politica a livello regionale, quando si andrà a votare. In cui sarebbe più difficile per Zaia o per il suo successore continuare a vivere di rendita con vecchie parole d’ordine. Riceverà un forte consenso con l’inutile referendum sull’autonomia, che non sposterà di una virgola il contenuto della necessaria trattativa con lo stato, l’unica vera iniziativa politica che produrrebbe risultati concreti per i veneti.

Tuttavia Zaia ha prosperato nel vuoto di una vera alternativa. Sindaci civici, forti ed autorevoli potrebbero essere i protagonisti di una sfida vera, tra il neocentralismo regionale a trazione leghista (scomparsa ormai Forza Italia) ed un civismo robusto e riformatore. Chi vivrà vedrà, ma sarebbe una cosa molto utile per il Veneto.

 

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