Lingottiamoci?

Pubblicato il 14 marzo 2017, da Pd e dintorni

Il giovanotto di Rignano è un tipo sveglio, come si sa. Giovanotto per modo di dire. 42 anni, comparabili con i 46 di Fanfani quando fece come lui Segretario del partito e Presidente del Consiglio. O Aldo Moro che a 43 divenne Segretario nazionale della DC, con i partiti che erano cose tremendamente serie, quando fu eletto Moro la DC aveva 1.600.000 iscritti con 10.000 sezioni. O Enrico Berlinguer che divenne Segretario nazionale del PCI a 39 anni.

Il convegno del Lingotto è stato un grande successo, a dispetto dei suoi detrattori. Non era mica facile. Perché appunto il giovanotto non ha più il tocco magico, era reduce da una pesante sconfitta referendaria e da una scissione che poteva essere pesante emotivamente.

Un successo perché?

Caratterialmente l’autocritica gli deve essere difficile. Però il passaggio dall’io al noi c’è stato. Quanto sincero lo vedremo nei prossimi mesi. Come si tradurrà anche nei territori evitando la scelta dei fedeli con poca qualità. Uscendo dal giglio magico che più di qualche problema gli ha dato. Ma certo l’impostazione è stata diversa dal passato. Anche scegliendo testimoni (da Berlinguer a Vacca) capaci di raccontare una storia che ha le sue radici nel passato. Sottolineando il valore della comunità. “Il PD non è la casa dei reduci ma degli eredi. Più o meno il concetto della famosa espressione di Mahler che ho già ricordato: “La tradizione è salvaguardia del fuoco, non custodia delle ceneri”. E’ la prima volta che c’è questa sottolineatura della continuità di una storia politica. Solo parole? Non credo, perché questa scelta corrisponde ad un sentimento di chi nel PD ha scelto di restare.

Un successo di popolo. Poteva anche andare diversamente. Un popolo deluso che se ne sta a casa. Invece la gente era tanta con la voglia di esserci, testimoniando appunto il desiderio di continuare una storia. Il clima conta in politica ed il clima era buono.

Non si è ancora presentata la mozione congressuale. Ma nei due discorsi tenuti da Renzi si intuisce che lo sforzo sarà di presentare una mozione non banale, in cui i contenuti programmatici potranno essere robusti. E’ ciò che serve perché la ripartenza abbia fondamenta solide.renziling

Ci sarà tempo di approfondire. Per intanto mi fermo qui non trascurando però i dati che emergono da un sondaggio IPSOS sulle primarie. Che possono far riflettere anche sul lungo dibattito che c’è stato a Padova sulle primarie per le amministrative. Il clima cambia e la politica deve saper cogliere questi cambiamenti. Le primarie non sono ovviamente al centro dell’interesse degli italiani: solo il 2,9% degli elettori dichiara che andrà certamente a votare, il 3,8 forse ed il 93,3% certamente no. E anche agli elettori del PD interessa relativamente, il 73% non andrà a votare. I votanti potrebbero perciò essere tra 1,4 e 1,8 milioni di votanti. Pochini anche rispetto ai 2,8 delle precedenti primarie, comunque una enormità rispetto alle pseudo consultazioni telematiche del mondo pentastellato.

Tra chi dice di voler votare il 66% degli elettori PD è certo di scegliere Renzi. Poi i risultati potranno essere diversi, sono convinto che Orlando crescerà anche come antidoto per chi percepisce i rischi di un plebiscito su Renzi. Potrebbe anche scattare un meccanismo di voto massiccio di elettori non PD antirenziani ma comunque resta il fatto che Renzi è il leader riconosciuto del PD. La personalità più forte che c’è in campo.

Non si può dire che i fuoriusciti stiano sollevando ondate di entusiasmo. Possono intercettare più che voti del PD, voti di persone che non andavano più a votare. Anche questo è un bel compito, però richiederebbe una linea politica coerente. Che non c’è perchè quando per motivi di propaganda si solleva il problema del ritiro delle deleghe a Lotti si fa esattamente il contrario di quello che si è detto: si crea una grande difficoltà a Gentiloni.

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2 commenti

  1. Pierpaolo Battistini
    14 marzo 2017

    Spero che Renzi vinca decisamente il congresso ma senza plebisciti, che spesso rischiano di attenuare il senso autocritico di chi ne gode. Quanto ai fuoriusciti dal PD, devo confessare (pur essendo stato un vecchio militante del PCI) che preferisco abbiano fatto tale scelta, piuttosto che assistere ad una continua guerriglia (perfino vietnamita !) interna.
    Sinceramente mi auguro che recuperino al voto e ad un progetto politico quel “popolo” che ha bisogno del mito, piuttosto che del quotidiano confronto con la realtà, spesso dura e cruda.


  2. Diego Bianchi
    15 marzo 2017

    Da sempre elettore e talvolta militante di pc ds pd , ma libero professionista. Immaginate quante volte sono stato guardato con sospetto è sufficienza da chi aveva per slogan “operai contro padroni”. Finalmente qualcuno che riconosce che anche altri lavorano, è magari anche più intensamente. Quello di andarsene , la vecchia guardia , è il miglior regalo che potessero farmi. Questo dal punto di vista viscerale e personale Per il partito, senza la continua e logorante guerra intestina, sarà più facile concentrarsi sui risultati , e magari non ripetere gli errori fatti, che sicuramente ci sono.


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