L’Italia che include cresce
Segnalo questo editoriale di Gigi Copiello comparso sul dorso veneto del Corriere della Sera. perchè fa una lettura interessante e mette bene in luce che mentre noi ci preoccupiamo dell’autonomia del nulla, del “prima i veneti” e siamo protagonisti di scandali bancari che hanno gravemente impoverito il territorio da altre parti ci si occupa di più dei concreti fattori di sviluppo.
Testuale: «Milano è in controtendenza rispetto all’Italia. Nell’ultimo biennio i giovani tra i 15 e i 34 anni sono aumentati del 4,8%». Ha ragione Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda: Milano è in controtendenza. «Non è un Paese per giovani» si dice dell’Italia, Milano invece lo è. A Milano, da alcuni anni, i giovani arrivano a decine di migliaia, da ogni parte dell’Italia e del mondo. Ci vengono per studiare, lavorare, intraprendere. E si fermano a Milano. Dove anche la popolazione totale è tornata a crescere. Non so a voi, ma a me la notizia comunica fiducia, speranza. Anche allegria: com’è naturale, parlando di ragazzi e di giovani. E lascia qualche pena. «Milano ha puntato sull’inclusione… E così ha messo la freccia», spiega Rocca. Mentre invece nel Veneto dell’ultimo biennio la parola più usata ed urlata è stata «invasione». E così, da noi, la freccia ha preso tutta un’altra direzione. Il Veneto e tutti i capoluoghi hanno perso popolazione, alla faccia dell’invasione. Il saldo migratorio, tra arrivi e partenze, è pari a zero, zerotre per la precisione e alla faccia dell’invasione. E i ragazzi son sempre meno: 4.000 studenti in meno, nel giro di tre anni, nella sola provincia di Vicenza. In meno, più vecchi, più soli: questa è la direzione del Veneto. Opposta e contraria a quella di Milano. «Prima i Veneti», adesso si dice. Ma la prima direzione che prendono tanti veneti del lavoro, delle professioni e dell’impresa è proprio Milano.
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19 aprile 2017
Si prima i veneti negli ospedali e nelle case di riposo:il veneto futuro pieno di vecchi malati