Chi troppo vuole nulla stringe

Pubblicato il 9 giugno 2017, da Politica Italiana

Chi troppo vuole nulla stringe potrebbe essere l’insegnamento delle elezioni in UK. Prima la convocazione di un referendum da parte di Cameron pensando furbescamente di sconfiggere Brexit, poi l’illusione di May di cavalcarlo per rafforzarsi. L’uso strumentale del voto punito dagli elettori.

Ahimè mi ricorda qualcosa dalle nostre parti. Il referendum costituzionale anche per stabilizzare il paese e rafforzare una leadership. L’intesa su una legge elettorale che sembrava granitica, al punto di sbeffeggiare volgarmente il dissidente Alfano, e che dura poche ore.

Cosa c’è dietro la reazione davvero isterica del nostro capogruppo Rosato? A me è capitato più volte di fare il relatore di leggi di una certa importanza e incidenti d’aula non sono mai mancati. Il governo va sotto nel voto segreto. Si rimedia, magari contando sulla rilettura dell’altra camera. Qui nulla. Perché evidentemente ci si è improvvisamente resi conto di quanto fragile fosse l’intesa. Tutta giocata su una approvazione a passo di marcia alla Camera per imporre il risultato a scatola chiusa al Senato con maggioranza molto più precaria.

Perché in casa del PD si può stravincere un congresso ma poi se non c’è la costruzione di una prospettiva chiara e condivisa non si è vinto nulla. Non puoi pensare che il dissenso di personalità importanti nella storia della sinistra non contino proprio nulla. Parlano Prodi, Veltroni, in modo durissimo Napolitano. Hai contro i due maggiori quotidiani…E pure il mite Gentiloni deve averne le scatole piene.

Il grillismo soprattutto. Una frattura profonda, di prospettiva. Tra chi accetta di parlamentizzarsi (quel parlamento che si doveva aprire come una scatoletta di tonno) accettando accordi e costruendo alleanze per governare e chi vuole conservare la purezza originaria (o meglio usa questo argomento per una durissima lotta di potere). Di fronte a questa realtà Grillo ritorna a fare il comico, sbeffeggiando gli interlocutori e conferma naturalmente che l’uno vale uno, i referendum convocati a proprio piacimento sono espedienti retorici. I risultati dei referendum telematici possono essere tranquillamente rovesciati.

Bisognerà capire che questa maledetta idea della velocità come unica dimensione della politica non basta. La velocità decisionale può essere una virtù se si accompagna alla profondità ed alla visione. Da sola porta a gravi sconfitte ed inefficienze del sistema politico. Altre delusioni. Oggi Renzi parla di impossibilità di fare la legge elettorale. Rinuncia alla idea di elezioni anticipate.
Non rinuncia però al consueto populismo dall’alto per nascondere le difficoltà politiche: ” questo Parlamento è pieno di parlamentari che pur di non andare alle elezioni affonderebbero qualsiasi riforma».Parla di una coalizione con Pisapia. Ma Pisapia non è uno che sta alla porta. Ci vogliono enormi fatiche politiche per ricostruire un rapporto. Dalla certezza dell’accordo per la legge elettorale a passo di marcia al suo contrario.

Mah. Un’altra grave sconfitta politica accompagnata da lacerazioni interne. “Sentir e meditar” diceva un verso famoso di Alessandro Manzoni. Sarà il caso di meditare un po’. Anche sulla effettiva capacità di produrre una leadership efficiente e costruttiva. Basta macerie.

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2 commenti

  1. pierluigi petrini
    9 giugno 2017

    Caro Paolo, sottoscrivo in toto la tua analisi ma faccio un passo ulteriore: è il momento di domandarsi se Renzi possa essere davvero un leader. D’accordo, è dialetticamente esuberante, pronto nella risposta, salace nella battuta, immaginifico nelle descrizioni, efficace nei giochi di parole. Un polemista di grande valore, ma queste qualità sono anche il suo limite. Sa piacere al suo pubblico, ma si attira l’irreversibile avversione di chi non si assoggetta al suo fascino. Il potere va esercitato con passo felpato, senza eccessi, senza incoraggiare il culto della propria personalità, senza continue sfide e motteggiamenti. Soprattutto va fondato su analisi approfondite e su progetti definiti da perseguirsi con attente e pazienti strategie politiche. Quante sono ormai le sconfitte incassate? Le strategie fallaci? I cambi di rotta? Le scommesse avventate? E’ questo un vero leader?


  2. Paolo
    11 giugno 2017

    Caro Pierluigi questo è proprio il punto. dal grande successo alle Europee è stato un susseguirsi di sconfitte politiche. Grandi vittorie dentro il partito ma progressivo indebolimento nel paese. Penso che abbia sbagliato e molto dopo il referendum. Aveva due alternative secondo me. Lasciare il partito (perchè la sconfitta era politica) ma mantenere l’impegno assunto come capo del governo, perchè l’agenda di governo era giusta e il progetto poteva essere completato. Ritirarsi sul serio dall’agone politico immediato, ricostruendo una proposta in profondità, facendo tesoro degli errori commessi e correggendoli. Sufficientemente giovane per farlo e per costruire solide fondamenta per un nuovo inizio. La via di mezzo trovata (abbandonare il governo e mantenere saldissima la presa sul partito) si è dimostrata infelice


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