Eppur si muove

Pubblicato il 17 agosto 2017, da Politica Italiana

Un dibattito pubblico serio ed informato sarebbe la base del buon funzionamento della democrazia. La ricerca del consenso, che pure è uno degli aspetti del processo democratico, dovrebbe basarsi su una pubblica discussione capace di incorporare, pur nell’asprezza del dibattito, uno spirito di tolleranza, di amore per il confronto, di uso appropriato delle argomentazioni, di trasmissione di informazione al cittadino. Lo pensava anche Gramsci, nelle ristrettezze del dibattito politico del suo tempo, quando affermava che la ricerca del consenso dovrebbe consistere nella: “capacità di espansione e persuasione delle opinioni di pochi che viene prima della numerazione dei voti”.

La democrazia è in crisi anche per questi aspetti, e lo descrive molto bene un bel libro del prof. Giuseppe Antonelli “Volgare eloquenza, come le parole hanno paralizzato la politica”, di come l’assenza di un vero dibattito pubblico si traduca anche in un impoverimento e banalizzazione della lingua, sempre più volgare e semplificata.

Ne è una riprova il dibattito, si fa per dire, aperto sui dati presentati dall’ISTAT che registrano un positivo incremento della crescita rispetto alle previsioni formulate all’inizio dell’anno dallo stesso Governo, dalla Commissione Europea e dai più accreditati istituti di ricerca. La stima della crescita del Pil registra un incremento nel secondo trimestre dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e su base annua un incremento dell’1,5%. L’Italia ha ripreso a crescere in termini sensibili, anche se altri paesi corrono di più: per gli Usa si stima un 2,1%, per la Francia un 1,8% e per il Regno Unito un 1,7. Ma la crescita è superiore di parecchio a quella attesa, che era stimata in febbraio dalla Commissione Europea allo 0,9 e dal Governo all’1,0. Un incremento non da poco, che significa anche la possibilità di impostare una legge di stabilità maggiormente espansiva.

Si dovrebbe essere tutti contenti e discutere un po’ di più sul merito. Invece resta troppo spesso nel dominio della politica una discussione da Bar Sport. Tra lodatori e minimizzatori. Ora è evidente che in un sistema economico globalizzato i risultati, nel bene e nel male, solo in parte sono attribuibili alle singole politiche economiche nazionali.

Conta il clima congiunturale globale che ha lasciato alle spalle gli anni della crisi più drammatica, conta la capacità del sistema produttivo italiano, nel settore industriale e nel turismo, in particolare, di inserirsi nei flussi economici globali (perché l’agricoltura ha sofferto per le avverse condizioni atmosferiche, ma il made in Italy agricolo è una componente importante per l’export italiano). Contano anche, certamente, le scelte del Governo, che sono state scelte giuste, ottenendo, anche grazie alle riforme effettuate, la massima flessibilità possibile dalla Commissione Europea, mantenendo politiche fiscali orientate al sostegno della crescita. E molto hanno contato per l’Europa le scelte coraggiose di un italiano che si sta facendo onore nel mondo, Mario Draghi.

L’opposizione preferisce minimizzare, ma minimizzare non è serio, se la crescita è stata quasi il doppio di quella prevista dalla Commissione Europea. Vuol dire che non si è sbagliato e chi minimizza finisce per minimizzare lo sforzo fatto dal mondo dell’impresa e dai lavoratori per sostenere questo processo di crescita. Poi c’è il folklore, come la spiegazione da parte del M5S per cui il merito è del caldo!

Naturalmente anche la maggioranza deve avere il senso del limite. Giusto festeggiare, auspicando che la crescita si consolidi e porti a fine anno ad un risultato ancora migliore e soprattutto che la crescita si trasferisca positivamente sul miglioramento del mercato del lavoro. E non sta bene che membri del governo esagerino con la retorica dei mille giorni, visto che fanno parte di un altro governo che comunque sta governando da otto mesi e certamente una parte del merito va anche al governo Gentiloni, che si è conquistato la stima di tanti italiani. In ogni caso è il risultato migliore da sei anni a questa parte anche se, a testimonianza della gravità della crisi che abbiamo attraversato, il Pil è ancora sotto del 6% rispetto a quello del 2008, l’ultimo periodo pre crisi

È il sistema paese che ha reagito. La sua parte migliore, nonostante che le cronache ci presentino troppo spesso anche vicende di ladri, imbroglioni, evasori di ogni regola. E c’è purtroppo chi pensa ad acquisire consenso anche in questi ambienti (vedi le strizzatine d’occhio dei pentastellati siciliani in difesa degli abusi edilizi).

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