Sto con la polizia, ma servono politiche

Pubblicato il 26 agosto 2017, da Politica Italiana

Un poliziotto ha usato una espressione sbagliata, ma nessun braccio è stato rotto. In compenso tanti altri poliziotti hanno cercato di agire con umanità. Fare il proprio dovere, ed è un dovere difficile, senza smarrire l’umanità. Anche queste sono notizie. E comunque se piovono bombole da 50 chili dal primo piano non siamo in presenza di resistenza passiva.

La scelta degli sgomberi di immobili occupati è sempre una scelta difficile, ma in certe condizioni diventano necessarie. Sono capitate anche nella Milano della giunta arancione di Pisapia. Sono per me fuori luogo le parole di Civati su una “operazione poliziesca, non solo ‘di polizia’, di Piazza Indipendenza a Roma, con gli idranti, i manganelli e il razzismo istituzionale”. Naturalmente con la ormai ovvia richiesta di dimissioni di Minniti.

Mi interessano poco le polemiche politiche, anche quelle contro il sindaco Raggi, comunque anche questa volte impreparata. Bisognerebbe misurarsi con questi drammi con meno opportunismo politico e più consapevolezza.

Emergono due problemi. Il primo ci riconduce ancora sulle politiche per i migranti. Il salvataggio in mare è un aspetto. Ma poi cosa succede? Una parte resta in grandi centri di accoglienza in condizioni molto difficili. Nessun albergo a 5 stelle, decine di euro in tasca, ecc. di cui vanno cianciando gli xenofobi. Condizioni difficili, senza lavoro, senza prospettiva, spesso accatastati in spazi angusti. Sopravvivenza. Una parte minore se la passa meglio, dove i comuni sensibili hanno aderito allo SPRAR: piccole comunità, un qualche tentativo di integrazione e lavoro. Poi c’è chi diventa fantasma, e va a gonfiare ghetti nelle città più grandi, in condizioni di vita subumane. Si fa finta di non vedere. Anche chi a sinistra a posteriori si indigna.

Facile criticare, ma non è che anche nelle città governate dalla sinistra (la Roma di Marino o la Milano di Pisapia) si sia riuscito ad aggredire questo problema. Più sensibilità certo, ma la piaga delle occupazioni abusive, dell’occupazione irregolare, della condizione di vita in topaie senza servizi di nessun tipo non sono state neppure scalfite.

Per questo un Ministro dell’Interno deve porsi il problema della sostenibilità degli arrivi. Perché poi c’è un seguito che ricade su tutta la filiera dell’accoglienza: forze dell’ordine, prefetture, questure, Croce rossa, fino ai comuni ed al volontariato. È una filiera allo stremo, o non ce ne accorgiamo? Che è sempre più difficile anche per i sindaci più aperti accogliere?

Per essere di sinistra non serve far finta di non vedere questi aspetti o non vedere neppure le bombole che piovono sui poliziotti, o che sia una soluzione far finta di non vedere in che condizioni vivono negli immobili occupati. Servirebbe una cosa che oramai nel nostro paese si è dimenticata: una seria politica per la casa. Siamo il paese europeo con la più alta percentuale di famiglie con case in proprietà, ma ciò non toglie che c’è una fascia crescente di popolazione che la casa non è in grado di farla, sul mercato privato non trova affitti sostenibili, oltre a chi è del tutto senza lavoro e senza reddito.

Negli anni riformatori del centrosinistra si sono fatte politiche coraggiose di edilizia pubblica, finanziando piani ambiziosi da parte dei comuni. Anche a Padova si è superata una grave emergenza abitativa con investimenti cospicui per il recupero del patrimonio abitativo e la realizzazione di nuovi quartieri. È ora di capire che questa è una delle vere emergenze sociali: tanto edificato invenduto, tante famiglie senza casa. Bisogna darsi da fare, questa è la vera sinistra.

P.S. Per sdrammatizzare un po’ racconto un aneddoto di quando ero sindaco. E dovetti gestire una prima emergenza migranti, con l’occupazione di uno stabile comunale non utilizzato da parte di un centinaio di nigeriani, dove non potevano in alcun modo stare: senza servizi di alcun tipo, senza allacciamenti, totalmente fuori norma. Riuscii a reperire una scuola non utilizzata nel quartiere Forcellini e con una cooperativa sociale avviammo una gestione dell’accoglienza. Con un impatto complicato ma gestito con tanti incontri con i confinanti. Dovetti andare a trovare una anziana signora che abitava nei dintorni che si lamentava del fatto che questi ragazzoni si facevano la doccia “tutti nudi” senza rispetto per i vicini. Facendo il sopraluogo dovetti constatare che dalla casa della signora al luogo delle docce intercorrevano più di cento metri e bisognava proprio guardare apposta per accorgersene! Spiegai alla signora come fosse un bene che si assicurasse igiene e pulizia, era tranquillizzante anche per gli abitanti…Ma erano altri tempi, la popolazione era meno stressata ed incattivita e bastava una buona parola. Oggi purtroppo non è più così.

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3 commenti

  1. Amedeo
    26 agosto 2017

    Caro Paolo, a parte i macro interventi, per le politiche individuali e di integrazione non si è voluto fare nulla. Anzi, lo strumento più valido per un inserimento graduale ma concreto dei migranti, cioè i voucher, è stato soppresso. Pochi imprenditori e quasi nessuna cooperativa o impresa sociale intende assorbire lavoratori spesso incapaci di svolgere il proprio lavoro, ma piu’ frequentemente accompagnati da tutelatori individuali sindacali o “centrosociali”, come a Roma. Una politica ordinata prende coscienza delle precarietà formative, delle precarietà educative e anche di molte competenze distintive che sussistono tra i migranti, e dispone una programmazione e una politica organica per casa, servizi, lavoro e trasporto. Occorre serietà e impegno. Non pareri liberi su facebook.


  2. Amedeo
    26 agosto 2017

  3. Paolo
    26 agosto 2017

    c’è molta poca voglia di leggere, studiare, approfondire, tentare e sperimentare soluzioni. Un bel tweet e siamo a posto…


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