Sindaci, visione ed opere

Pubblicato il 20 settembre 2017, da Realtà padovana

Più di qualche amico è stato incuriosito dall’incontro che il Sindaco Giordani ha convocato con tutti i suoi predecessori (quelli in vita!) e mi ha chiesto cosa mai ci siamo detti.

In questi incontri è certamente prevalente l’aspetto simbolico, e il messaggio che Giordani voleva dare – che condivido totalmente – era evidentemente quello di ricreare nella città un clima di dialogo e di confronto al posto del clima rissoso che era la costante del suo predecessore (che forse per questo non è venuto). E anche di ribadire che la storia della comunità cittadina ha una sua continuità e ogni sindaco ne porta sulle spalle un pezzetto, ricevendo una eredità ed a sua volta trasmettendola ai successori. Dovrebbe sempre valere il bel giuramento a cui erano tenuti gli amministratori ateniesi: “prometto di restituirvi Atene migliore di come me l’avete consegnata”. Riuscirci poi è un’altra cosa, ma almeno bisogna provarci.

Devo dire che nessuno degli intervenuti si è permesso di dare qualche suggerimento al sindaco in materia di priorità programmatiche o di opere. Per questo, a parte il programma dell’amministrazione, c’è il Consiglio Comunale.

Piuttosto abbiamo insistito su alcune questioni di metodo. Perché cambiano le istituzioni, cambia la struttura demografica della città Quando ho iniziato a fare il Sindaco trent’anni fa la città aveva 230.000 abitanti (oggi ne ha solo 210.000 nonostante l’apporto di 35.000 stranieri), si vedevano ancora gli effetti del baby boom piuttosto che l’invecchiamento della popolazione come oggi, la questione immigrati pressoché non esisteva.

Però nel lavoro del Sindaco ci sono delle costanti. Ad esempio vi è il paradosso che il Sindaco raramente è solo, perché è sempre contornato da collaboratori, cittadini, rappresentanti di qualcosa ecc. ma certamente soffre della solitudine dei numeri primi, perché come diceva il suo predecessore Crescente al suo successore Bentsik “Ascolti pure tutti quelli che crede, senta tutti quelli che desiderano parlarle, ma quando deve decidere lo faccia da solo perché nessuno vorrà poi coprire le scelte che ha fatto”.

Nel campo della politica e dell’amministrazione non c’è altro lavoro che sia più vicino alle domande dei cittadini e sia perciò legato all’urgenza del quotidiano. Ma d’altra parte guai se il Sindaco ne diventa prigioniero, perché solo avendo una visione ambiziosa sul futuro della città si possono risolvere anche i problemi quotidiani. Se la città è un organismo vitale, proiettato nel futuro, dentro i grandi flussi dell’economia, consapevole delle proprie opportunità può guardare con ottimismo al futuro. E non basta che queste convinzioni le abbiano gli amministratori, occorre che sia una visione condivisa con la città.

Vale particolarmente in questo nostro tempo e per la nostra città. Che anch’essa ha sofferto delle conseguenze della grande crisi globale e ha perso per strada un po’ delle sue specificità: c’era una grande Fiera e ora non c’è più, l’Università resta un grande asset ma altre città sono cresciute anche in questo campo, il grande motore della Zona Industriale si è appannato, ecc.

Soprattutto c’è bisogno di ricostruire il senso di una concordia civica, di un destino consapevolmente condiviso. La città delle inimicizie coltivata da Bitonci è una città che non sa guardare con ottimismo, tenacia e consapevolezza al proprio futuro.

Ecco, ci sono opere da fare, e l’Amministrazione nuova ha incominciato a muoversi, rimettendo i ferri in acqua per il sistema della tramvia, il risanamento delle periferie, la cultura musicale riprendendo il progetto di un nuovo auditorium, vedrem

La sala di giunta del Comune di Padova

il tema dell’ospedale, ecc.

Ma il Sindaco non è solo un appaltatore di opere pubbliche. Come lo ho definito altre volte è un imprenditore del bene comune. E dopo i rancori bitonciani, che sono stati sconfitti nelle elezioni ma continuano a circolare, serve lavorare per ricostruire il senso di una cittadinanza, che ha bisogno di valori, di significati, di concordia e di spinta coraggiosa verso il futuro. È uno spirito della città da ricostruire. Poi vengono anche le opere.

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1 commento

  1. Alessandro Gargnani
    21 settembre 2017

    Ottimo e pienamente condivisibile articolo.Da padovano emigrato a Milano da oltre 50 anni, ad ogni mio ritorno trovo Padova pulita, ben tenuta e accogliente.


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