Ancora Berlusconi?!

Pubblicato il 24 novembre 2017, da Politica Italiana

Mi ha colpito molto il fatto che Repubblica (per tanti anni l’house organ dell’antiberlusconismo militante) abbia scelto l’immagine di Berlusconi per la copertina del numero inaugurale con la nuova grafica, sia pur attenuata con la domanda “passato o futuro?”.

Questo è il menu che si sta preparando (magari con il colpo di cannone dell’assoluzione in sede europea): lo scontro vero in campo elettorale sarà se le cose non cambiano tra M5S e Destra. Con Berlusconi ancora attrattivo (il meno peggio della destra!). Nonostante tutte le ammaccature. Come è successo in Sicilia e altrove. Il PD (e la sinistra) fuori dalla scena che conta.

Sembra nel campo politico che mi interessa non esservi reazione. Né consapevolezza di cosa si stia preparando. Non sono mai mancate qui le critiche al renzismo trionfante, alla leggerezza con cui si è irriso a tradizioni e sentimenti di tanti elettori della sinistra storica, alla indifferenza per l’abbandono di tanti fino ad una vera e propria scissione, di cui si sono sottovalutate le conseguenze.

Però questo è il passato. Si vuole guardare al futuro? Renzi gli errori li ha pagati duramente, con la grave sconfitta al referendum ed una pesante perdita di appeal nel paese. Ma non è che sia nato qualcosa di significativo al suo posto. Si pensa davvero tra gli ex compagni di viaggio del PD che ciò che si prepara sia solo la sconfitta di Renzi, del “suo” PD, e non la sconfitta storica di tutta la sinistra?

Si va con leggerezza verso una sconfitta, accecati dal risentimento (anche giustificato) verso Renzi, senza riuscire come si è visto in Sicilia, come continuano a confermare i sondaggi, a costituire una credibile e significativa alternativa. Unico progetto pratico la sconfitta del PD. Poi si vedrà. Sottraendosi ad ogni appello di personalità ancora autorevoli nel paese, dividendo invece di unire.

Con argomentazioni indifendibili. Esiste il problema del lavoro? Certo che esiste: il problema della sua scarsità, del suo deprezzamento monetario e valoriale, della perdita di dignità, della precarietà. E questo sarebbe davvero un tema su cui esercitare le capacità di una sinistra creativa Ma come si possa pensare che questo problema epocale si risolva rimettendo in campo l’art. 18, pensato nel 1970, e addirittura estendendolo alle imprese con più di 5 addetti? In quale Italia vivono i proponenti? Con un mercato del lavoro globalizzato, con centinaia di forme diverse di lavoro, con cicli produttivi tutti differenti, con una trasformazione radicale fatta di robotica, informatica, ecc. il fragile argine di una legge fuori dal tempo darebbe più posti di lavoro e più tutele? O non porterebbe alla fuga del poco lavoro che c’è, alla trasformazione di altri dipendenti in false partite IVA, alla crescita del lavoro nero, ecc.

Sono espedienti per dire di no, per sottrarsi ad una responsabilità, invece occuparsi davvero delle condizioni di lavoro di milioni di lavoratori, giovani e meno giovani, che le tutele dell’art. 18 nemmeno sanno cosa siano. E poi ci meravigliamo che ci sia un calo drammatico della militanza sindacale?

Ho avuto la fortuna di lavorare fianco a fianco con Pierluigi Bersani, da sottosegretario al suo ministero. Mi ricordo bene come la pensava. E non posso credere che abbia davvero cambiato idea sul punto. Pierluigi è stato il ministro delle liberalizzazioni. Che poi la lezione venga data dall’attuale capogruppo di MDP al Senato Cecilia Guerra ha un po’ del grottesco. Cecilia Guerra è stata sottosegretaria al lavoro e alle Politiche Sociali nel governo Monti. Il suo ministro era Elsa Fornero. Senza obiezioni. Non ho memoria (al Senato allora c’ero) di sue iniziative nel senso ora sostenuto con tanta fermezza.

Si vedrà dopo le elezioni, si dice. Non so cosa si vedrà. Con probabilità la vittoria della destra, favorita dalla indisponibilità ad un accordo nel fronte progressista. O si pensa che possa stare in piedi un governo M5S con l’appoggio esterno di MDP ammesso che ci fossero i numeri? O un nulla di fatto, una ingovernabilità che sempre ha premiato la destra in caso di successive elezioni. Non è vero che non c’è più tempo. Il tempo ci sarebbe tutto, se si avessero veramente a cuore le sorti del paese, se si avesse quella generosità che grandi leader del passato hanno dimostrato di possedere, andando oltre le convenienze, il già visto e risaputo. Rischiando. Può darsi che io incontri solo persone particolari, ma quelli che incontro, anche quelli critici con Renzi, anche quelli che hanno militato una vita a sinistra, senza sconti, vorrebbero che prevalesse l’incontro. Bisognerebbe essere magnanimi. Come dice il Treccani “Grandezza, nobiltà d’animo, generosità disinteressata”. Ecco.

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