Abbagliare o illuminare?

Pubblicato il 8 gennaio 2018, da Politica Italiana

Le campagne elettorali non sono mai stati momenti in cui verità e sincerità risplendano. Mi sembra però che ci stiamo avviando ad una campagna elettorale in cui la separazione tra promessa e realtà venga accettata come un dato di fatto inevitabile. Direi senza alcun pudore.

Ad un elettorato sfiduciato si propinano ricette fantasiose, contando sulla smemoratezza e la mancanza di strumenti di verifica.

Di Maio parla con leggerezza di aumentare il debito pubblico di 100 miliardi all’anno per tre anni. Poi miracolosamente una crescita impetuosa consentirebbe di sostenere l’onore. Facendo finta di ignorare che sta finendo l’intervento della Banca Europea e che un paese già sotto osservazione che si comportasse così vedrebbe crescere vertiginosamente il costo del debito, a parte provvedimenti punitivi della Commissione Europea, previsti dai trattati in vigore Aboliremo la Fornero, popolare programma certamente, ma bisogna dire dove si trovano i soldi, 16 miliardi a regime. Nessun problema, dice Di Maio, basta tagliare le pensioni d’oro. Peccato che per sostenere questo onere un calcolo semplice dimostra che bisognerebbe tagliare del 40% tutte le pensioni superiori a 2370 euro mensili. Bertolt Brecht diceva che chi non conosce la verità è uno sciocco ma chi conoscendola usa la bugia è un delinquente…

Berlusconi sta rispolverando il vecchio repertorio di un quarto di secolo fa, tra gradite abolizioni delle tasse, aumenti delle pensioni e quant’altro possa apparire piacevole, sempre svicolando sul tema di dove trovare i soldi.

Non manca neppure Grasso: aboliamo le tasse universitarie, per tutti, anche chi se le può abbondantemente permettere. Giusto. Popolare. Basterebbe capire chi e come pagherà il mancato introito.

Anche Renzi non si sottrae al gioco. Aboliamo il canone televisivo, i cittadini hanno diritto di vedere gratis la TV pubblica. Bene, e i soldi dove li troviamo? A regime levando il tetto pubblicitario alla RAI. Certamente facendo un dispetto al Cav. Ma anche mettendo in condizione i cittadini di raddoppiare il tempo di visione di un film imbottito di pubblicità. Questo a regime, nel frattempo per tre anni lo stato deve dare alla RAI un miliardo e mezzo all’anno. Anche qui non c’è problema sostiene l’ineffabile Anzaldi. Basta tagliare gli sprechi. Dimenticandosi che abbiamo cacciato il Commissario alla spesa Cottarelli perché di tagli di spesa pubblica indolori e popolari ce ne sono pochi. Su questo aspetto concordo pienamente con il Ministro Calenda: “La campagna elettorale sarà per molte forze politiche un enorme Truman Show di promesse insostenibili. Ma il Pd non può restare dentro questo brutto spettacolo fatto solo di annunci ad effetto. Deve uscirne immediatamente. Altrimenti non solo non guadagnerà nuovi voti, ma perderà anche l’elettorato di centrosinistra”.

C’è però una certa differenza. l’ipotesi di Berlusconi di abolire il bollo auto costa 6 miliardi; la proposta Di Maio di abolire in 5 anni la legge sulle pensioni Fornero (costo 16 mld l’anno, 360 miliardi di qui al 2060); la proposta di flat tax di Salvini e dello stesso Berlusconi (a seconda dell’aliquota scelta, da 30 a 40 miliardi in meno, sempre l’anno). Ma del futuro chi si interessa. Giusto quel vecchio babbione di De Gasperi: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione”.

Melchiorre Cesarotti

Mi è capitato sotto le mani in questi giorni un testo di Melchiorre Cesarotti. Un intellettuale padovano vissuto nel secolo dei Lumi, in contatto con i circoli culturali di tutta Europa. Fu il Segretario dal 1799 della Accademia Patavina di Scienze lettere ed Arti, l’attuale Accademia Galileiana. A Selvazzano c’è ancora la villa che ha abitato.

Melchiorre Cesarotti traccia delle linee di comportamento per i soci dell’Accademia. E scrive tra l’altro: “Avvertasi sopra tutto che contro la verità puossi peccar doppiamente, o per errore o per scelta e che il primo peccato può talora e forse deve trovar grazia, il secondo è indegno assolutamente di scusa. Lungi da noi adunque la vana idea di brillar per un paradosso, d’abbagliare in luogo di illuminare, di sedurre in cambio di convincere, di far pompa d’ingegno a spese della verità…di sostener con eguale indifferenza ambedue le parti, imitando quei ciarlatori forensi pronti di due cause contrarie di abbracciar questa o quella, secondo che più li invita non il chiaror della verità ma il baglior dell’oro”.

Potremmo applicarli egualmente alla attualità politica. Invece del bagliore dell’oro ci sarà il bagliore dei voti, ma è proprio così: la tentazione di abbagliare l’opinione pubblica, invece di illuminarla, di sedurre emotivamente invece di condurre alla chiarezza del ragionamento, di sacrificare la verità alla battuta del momento. Non è che sia una novità assoluta. Solo che se in campo resta solo questo la democrazia deperisce. La scommessa che il PD può fare è questa: che ci sia una ampia fascia di elettorato che non desidera farsi prendere in giro, ha voglia di farsi convincere più che sedurre e su questa può e deve puntare il PD. Nell’ interesse proprio e in quello del Paese. L’elevato consenso attribuito a Gentiloni dimostra che questo elettorato c’è e ad esso si deve dare rappresentanza

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