Commercio, paure e opportunità

Pubblicato il 12 febbraio 2018, da Politica Italiana,Realtà padovana

La reazione di fronte a ciò che è nuovo spesso è quella di cercare di impedire la novità. Che è il modo più certo in genere per essere sconfitti e prendersi il peggio del nuovo senza acquisire il positivo. Già Galileo invece aveva scritto: “Dietro ogni problema c’è una opportunità”

Lotta ai centri commerciali. Che per la verità sono in crisi anche loro, sotto l’innovazione del commercio elettronico. Non si deve fare l’intervento a Due Carrare, martirizzando il Sindaco, anche se è un rilevante investimento che immagina una struttura fortemente innovativa ed è ad un chilometro dal Catajo, in un’area degradata di suo. La Sovrintendenza solleva problemi per l’insediamento in corso Australia al “nuovo” Foro Boario di Leroy Merlin ed altre strutture che migliorerebbero l’offerta culturale della città. Si tratta di una struttura di pregio architettonico. Vero, ma il modo di tutelarla è di darle una funzione, altrimenti si assisterà all’ulteriore degrado, perché il pubblico non ce la fa ad intervenire.

Il Mercato ortofrutticolo di Padova prospetta una collaborazione con Amazon, che intende entrare nella distribuzione alimentare. Levata di scudi delle. bancarelle delle piazze (ormai pochi italiani ai banchi e molti cingalesi). Di Amazon giustamente si criticano le condizioni di lavoro dei dipendenti, e però se si fosse un po’ attenti si dovrebbe anche sapere quali sono le condizioni di lavoro di commesse e commessi in esercizi al dettaglio, bar e ristoranti, ecc. Sulle bancarelle delle piazze. C’è di tutto quanto a sfruttamento.

I problemi negativi sono evidenti: condizioni di lavoro appunto, concentrazione verticali, strutture di grandi acquisti che impongono ai fornitori i prezzi (ma anche opportunità, ad esempio per i fornitori di mobili del triveneto Ikea è un importante acquirente), rischio desertificazione delle città, ecc.

Bisogna partire però da un altro punto di vista se si vogliono trovare alternative solide. Il punto di vista è quello del consumatore. Se il consumatore trova (ormai più in rete che presso la grande distribuzione) maggiore assortimento, prezzi migliori, rapidità di consegna è una battaglia persa.

Il piccolo commercio allora è destinato a scomparire di fronte al gigantismo globale? Non è vero, se invece di combattere battaglie inutili si concentrasse sulle possibili innovazioni nel proprio campo. Cercando di offrire ciò che il gigantismo non può offrire.

Faccio qualche esempio. Ho recentemente comprato in rete un articolo di modellismo. Lo produceva una piccola azienda artigianale dell’estremo ovest della Spagna. In due giorni lo ho avuto a casa mia. Una piccola struttura che ha saputo affrontare la sfida del commercio elettronico, anche per i piccoli vi sono opportunità, la possibilità di accedere ad un mercato globale che con i mezzi tradizionali mai avrebbero potuto raggiungere: un sito internet ben congegnato e diffuso, una organizzazione efficiente, un corriere che assicura rapidità di consegna.

Pensiamo al settore librario. Padova città universitaria e fornitissima di librerie. Eppure anche in megastore come Feltrinelli e Mondadori non si trova tutto, e se lasci l’ordine ci vuole magari più di una settimana per avere il libro. Su Amazon il più delle volte il giorno dopo hai il libro a casa tua a prezzo scontato, a prescindere poi dall’editoria elettronica. Se non reggono le grandi librerie figurarsi le piccole. Eppure anche qui ci sono imprenditori coraggiosi che cercano di affrontare la sfida: piccole librerie che diventano luoghi di intrattenimento, in cui bere un the o un aperitivo, incontrarsi, fare esperienze di relazioni umane.

Pensiamo alla fasca crescente di popolazione anziana: si può integrare il servizio commerciale con servizi sociali: non solo portare a casa la spesa ma organizzarsi per piccoli servizi ed interventi assistenziali. Anche solo un sorriso ed una premura per l’anziano solo può essere un argomento convincente per non andare al centro commerciale e pagare anche qualcosina di più in cambio di una relazione umana.

Ecco, questo può essere il segreto. Un recente convegno della Comunità di Sant’Egidio di Padova aveva per tema “la città del noi” in cui Mons. Paglia e Luigi Zoja hanno parlato sulla “Scomparsa del prossimo”, libro di Zoja, e “Il crollo del noi” libro di Paglia. C’è nella società contemporanea l’indebolirsi di relazioni umane, di un concetto di prossimità, in cui le amicizie virtuali della rete non sono sufficienti, anzi diventano espressione di lontananza dal mondo reale, di assenza di relazioni fortificanti.

C’è uno spazio per innervare le comunità urbane anche attraverso luoghi in cui si coltivi la prossimità. Lo sono stati per molto tempo i piccoli esercizi commerciali, possono esserlo anche nel presente offrendo una merce che il commercio elettronico non può offrire: relazioni, prossimità, calore umano.

Attenzione però. La grande distribuzione sotto la pressione del commercio elettronico sta investendo proprio su questo concetto, il contestato progetto a Due Carrare su questo terreno si muove: non solo luogo del comprare, ma anche luogo per vivere esperienze multiple. Lo può fare bene e meglio anche il piccolo commercio, però anche qui nulla è regalato.

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