La carta Gentiloni

Pubblicato il 21 febbraio 2018, da Politica Italiana

Gli ultimi sondaggi pubblicati prima del silenzio preelettorale confermano una tendenza piuttosto anomala.

Purtroppo per noi una costante erosione dei consensi per il PD, mentre è in aumento il già considerevole consenso per il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che del PD è pure rappresentante.

Ai nostri confini vediamo da un lato che non sfonda per nulla la proposta di Leu, ferma ad un irrilevante 6%, mentre la lista +Europa piace, è in crescita oltre la barriera del 3%: piace la Bonino ed appare una alternativa ad elettori PD a cui non piace Renzi.

Sappiamo come i sondaggi siano largamente inattendibili, con elettori che non manifestano il proprio pensiero e che decidono negli ultimi giorni se votare e come votare. C’è un 50% di elettori per cui il mercato elettorale è ancora aperto.

In che cosa consiste l’anomalia? Che è un fatto inedito che il Governo (Gentiloni) veda crescere il proprio gradimento tra i cittadini, mentre il leader del suo partito (Renzi), libero dal peso quotidiano del Governo veda erodere il proprio consenso, nonostante un buon programma ed una buona campagna elettorale. Che una figura pacata (potremmo dire perfino incolore per la comunicazione politica odierna) riesca meglio a conquistare l’opinione pubblica di una personalità forte e determinata.

Se posso trarre una conclusione dai limitati rapporti che possa avere con elettori incerti, che hanno votato PD e che sono incerti se farlo ancora, avverto che il problema è la rottura di un rapporto di fiducia con Renzi. Non lo ritengono più credibile ed affidabile. Uno che non mantiene la parola.  La credibilità una volta persa è molto difficile conquistarla. Ha a che fare più con il sentimento che con la razionalità.

È un bel problema. Da un largo innamoramento ad un sentimento di sfiducia che intacca una parte del mercato elettorale del PD. Una erosione che non si spiega solo con i modesti effetti elettorali della scissione. Non è il momento ed il luogo per ragionare sul perché. Più che altro bisognerebbe capire cosa si può fare nei prossimi quindici giorni per recuperare almeno una parte di questo elettorato e convincerlo a votare per il PD. Sono molti questi elettori, e possono essere decisivi.

Penso che vi sia una sola mossa. In un mercato affollato di promesse più o meno verosimili difficile colpire l’opinione pubblica con nuove proposte. La carta che abbiamo da sfruttare è quello del gradimento così alto per Paolo Gentiloni., a cui si accompagna eguale gradimento per ministri, da Calenda, a Minniti, a Del Rio.

Perciò: dichiarare che se toccasse al PD il nome che faremmo al Presidente della repubblica è quello di Paolo Gentiloni. La freddezza con sui Renzi ha accolto l’endorsement di Prodi non mi rende ottimista sul fatto che questo accada e del resto è forse già tardi. Lo dicono in tanti, tra i commentatori e gli osservatori sui media. Resta secondo me un gesto che sarebbe capace di spostare parecchi voti tra gli elettori incerti. Quelli che non credono all’alternativa grillina o all’eterno ritorno del cavaliere mummificato, ma che appunto diffidano di un PD ad immagine renziana. Ripeto: sono molti e potrebbero essere decisivi.

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1 commento

  1. Elio
    21 febbraio 2018

    Lo vado sostenendo da parecchi mesi ma ho quasi perso le speranze


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