Il rottamatore rottamato

Pubblicato il 5 marzo 2018, da Politica Italiana

Un primo commento a caldo. Sul PD perché è il mio partito. Dell’Italia avremo tempo di parlare. Forse ci sarà un governo attorno all’asse M%S – Lega. I molti punti di contatto nel discorso pubblico potrebbero contare. In fondo in Grecia c’è una maggioranza tra la sinistra di Tsipras e l’estrema destra di Anel  e non c’è dubbio che siamo più vicini alla Grecia che alla Germania.

La sinistra terza forza nel paese. Seguendo il declino della socialdemocrazia in Europa. Ma l’Italia era una anomalia felice, ora non più. Il PD appaiato alla Lega a livello nazionale!

La marginalità della sinistra ha tanti motivi, di tipo strutturale. C’è stata una modificazione antropologica del paese. I segnali sono stati molti e sottovalutati. Un paese spaventato che si è affidato in massa a promesse miracolistiche ed assistenzialistiche. Nel Sud M5S in molte aree supera il 50%. A questo si è aggiunto il frutto di due presunzioni: quella di Renzi e quella di Leu. Ragionando con una logica molto vecchia: che divisi si potesse parlare meglio ad un elettorato più ampio. Forse una volta era così, oggi con un elettorato disorientato si aggiunge solo disorientamento.

La presunzione di Renzi: pensare di farcela da solo, anche dopo la sconfitta referendaria. Con una gestione sciagurata delle liste. Forse la sua scommessa era che il declino di Berlusconi liberasse un grande spazio elettorale al centro, e che la scissione facilitasse questo disegno. Che fosse possibile competere con i grillini sul piano del populismo. Le ha provate tutte, dai vitalizi, alle banche, all’Europa con cui occorre battere i pugni. Come al solito se si validano certi temi l’elettore ricorre all’originale. Se giovanilismo doveva essere Di Maio era più giovane, sotto tutti i profili…L’errore più grande è stato di non lasciare dopo il referendum. Di cercare subito una rivincita nel chiuso del partito, senza tener conto del messaggio chiarissimo degli elettori. Trascinando con sé il PD. Prima all’esaltante successo delle Europee al 40%, poi dimezzandone i voti. A forza di rottamare si sono rottamati anche gli elettori

Si è affiancata la presunzione di Leu, con un risultato mortificante. La presunzione di Grasso e Boldrini di essere dei leader politici, dopo essere stati scelti senza particolari meriti ad essere seconda e terza carica dello Stato e la presunzione di D’Alema e Bersani di poter costruire una alternativa a Renzi, dopo essere stati a lungo al Governo, ed al Governo avendo esercitato tutti i compromessi necessari ad una sinistra di Governo. E’ sconfortante vedere un D’Alema, che in nome della ragion di Stato mandò i nostri aerei in Serbia, piegarsi al populismo dei No Tap in Puglia. Per prendere il 3,9% nel suo collegio.

Sono inevitabili le dimissioni di Renzi. Ma queste oggi non risolvono nulla. Nel frattempo il territorio è stato desertificato, si è indebolita ogni possibile leadership locale. Senza la copertura di Renzi ci sono parlamentari sconosciuti al territorio. Occorrerà una profonda riflessione. Sì, riflessione, cosa che non si è mai voluta fare in questi anni e particolarmente dopo la sconfitta referendaria, perché con gli slogan superficiali non si possono affrontare i problemi strutturali che abbiamo davanti. Vi è però il dovere di affrontarli. Anche per rispetto ai milioni di elettori che ci hanno votato e alle migliaia di militanti che la campagna elettorale la hanno sostenuta.

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3 commenti

  1. Gastone Magnabosco
    5 marzo 2018

    A mio parere si deve partire da zero guidati da Prodi e Veltroni e cercando di capire anche le ragioni della minoranza,io sono veneto,di Vicenza negli ultimi dieci anni ho votato PD è mai una volta ho condiviso i candidati calati dall’alto a cominciare da Callearo è quello era voluto da Veltroni,non è possibile in Veneto fare le primarie e vedere se la base può dare qualche idea;peggio di adesso certo non andrà.


  2. Rodolfo Bettiol
    5 marzo 2018

    Occorre rifletere su tutto anche sul demenziale statuto che affida ai non iscritti la nomina del segretario del partito


  3. Franco Rebesan
    5 marzo 2018

    Condivido e sottoscrivo tutto, anche punti e virgole. Non ho nulla da aggiungere se non una domanda: non pensi che quel 40 percento di SÌ al Referendum abbia purtroppo, alimentato e risvegliato “autostima e narcisismo” che gli hanno fatto pensare (grave dilettantismo politico) che ci sarebbero stati anche alle elezioni politiche?


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